Approfondimento

“Non mi abituerò mai a questa disumanità”: lo scoramento di Faraone e le condizioni dei naufraghi

Ci segnalano i nostri contatti un tweet contente lo scoramento di Faraone, il suo “non mi abituerò mai a questa disumanità”.

Perché chiedercelo in queste ore, dipende probabilmente dalle nuove notizie uscite in questi giorni.

Perché quel viaggio è stato tutto tranne che una scampagnata. E se non credete a noi potrete credere al medico Katia Valeria di Natale ed all’infermiere Daniele Maestrino del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, ed al loro staff medico, che hanno descritto il ponte della Open Arms come se fosse la decima bolgia dell’Inferno

Lo staff dei medici del Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta (Cisom) ha stilato una relazione per dare conto della situazione sulla nave.

I medici hanno parlato di “spazi non idonei a ospitare un così ingente numero di persone. I naufraghi vivono ammassati gli uni sugli altri, non c’è possibilità di deambulare, sono presenti solo due bagni chimici e spesso i naufraghi sono costretti a espletare i loro bisogni fisiologici nello stesso spazio in cui dormono e mangiano”, hanno scritto nel documento, diffuso dall’Ansa e firmato dal medico Katia Valeria Di Natale e dall’infermiere Daniele Maestrini del Cisom. E ancora: “Non ci sono docce o lavabi, non c’è possibilità di provvedere all’igiene personale e degli indumenti, né di lavarsi se non con acqua di mare”. Il medico e l’infermiere hanno espresso preoccupazione anche per lo stato psicologico dei naufraghi: “Rileviamo condizioni di salute mentale precarie, lo stato d’animo a bordo è di profondo sconforto”.

Una sorta di loop infernale. Il malessere fisico potenziato dal malessere psicologico, entrambi fomentati dalle condizioni crescenti di mancanza di igiene dovute ad una permanenza in mare oltre ogni standard di navigazione per una simile imbarcazione.

In questo clima, all’ormai fortunatamente passata data del 12 Agosto, interviene il tweet che ci viene indicato

Il Tweet, lo scoramento di Faraone e le condizioni dei naufraghi

Una donna con un tumore al cervello, un uomo con la tubercolosi, un’altra donna con la polmonite. Tenuti 11 giorni a bordo della nave ong, Open Arms. Prima dello sbarco, Italia e Malta hanno aperto una trattativa per spartirsi i malati. Non mi abituerò mai a questa disumanità.

Un tweet che interviene in una situazione complessa

I malati

Effettivamente, il personale medico di bordo della Open Arms, perché un personale medico vi è (ed è stato il primo a lanciare l’allarme) ha riscontrato una serie di sintomatologie che hanno condotto alle citate diagnosi, con necessità dei dovuti interventi e deferimenti urgenti in strutture sanitarie.

Come vedete, il Tweet era piuttosto sobrio, ed al momento non precisava la gravità della diagnosi inizialmente formulata.

Gravità precisata da fonte ANSA e probabile fonte del tweet

La Open Arms, da dieci giorni in mare con 160 migranti a bordo, ha chiesto che siano fatte sbarcare tre persone: una donna di 32 anni con sospetto tumore al cervello, una di 28 che ha la polmonite e un ventenne che potrebbe essere affetto da tubercolosi.

La trattativa

Ne parla il Sole 24 Ore, tra gli altri, ricordando come

Tre migranti, più sei accompagnatori, hanno lasciando (sic!) l’Open Arms, l’imbarcazione della Ong spagnola che si trova in acque internazionali a circa 30 miglia da Lampedusa (Ag).

Dei nove migranti solo uno sbarcherà a Lampedusa. Al termine di una trattativa tra Italia e Malta si è infatti stabilito che due dei tre malati, con gli accompagnatori per un totale di otto persone, verranno trasferiti in elicottero a La Valletta mentre il terzo malato, un sospetto caso di Tbc, sarà portato a Lampedusa con una motovedetta della Guardia costiera italiana.

Il presente

Open Arms è sbarcata. I migranti, registrati nel porto sicuro più vicino come il Trattato di Dublino comanda sono in attesa di un trasporto spagnolo che si occuperà della loro distribuzione in Europa.

In futuro speriamo di avere ulteriori notizie dei malati, anche se questi potrebbero  avvalersi del riserbo che la legge garantisce al malato, sfuggendo alla curiosità del Popolo della Rete.

Restano vere le diagnosi, il periglioso trasferimento in ospedale che noi, “liberi cittadini”, tendiamo a dare per garantito, ed un profondo scoramento che speriamo in futuro non abbia più ragione di esservi.

Difatti proprio in queste ore il PM di Agrigento Luigi Patronaggio, a seguito del sequestro della nave resosi necessario anche in conseguenza dell’evidentissimo degrado psicofisico degli occupanti della stessa, allo scopo di esaminarlo con le indagini di rito, ha potuto pronunciarsi

«Un centinaio di persone le cui funzioni psichiche sono fortemente sollecitate da condizioni emozionali estreme in un clima di altissima espressione in cui la percezione di morte rispetto ad un eventuale rimpatrio e la speranza di vita anche affrontando a nuoto lo specchio di mare che li separava dall’isola non lascia più possibilità di valutazione del rischio individuale e collettivo, né da parte dell’equipaggio la possibilità di arginare e contenere un’ulteriore estensione di situazioni psicopatologiche di dissociazione nevrotica e psicotica».

Da una cursoria lettura del provvedimento (11 pagine) si conferma il già citato referto del CISOM, nonché

Il 17 agosto, l’ispezione condotta dai medici della Sanità marittima “dava atto che i migranti occupavano interamente il ponte della nave adagiati sul pavimento, avevano a disposizione due soli bagni alla turca (che utilizzavano anche come docce) e le persone apparivano provate fisicamente e psicologicamente, pur mostrandosi calme e collaboranti”. Un fascicolo fotografico – nota il magistrato – “restituiva nella sua immediata crudezza, più delle parole scritte, l’evidente sovraffollamento della nave e le pessime condizioni in cui si trovavano i migranti a bordo”.

Un compendio fotografico, medico e giuridico più evidente delle voci che si sono rincorse in questi giorni, e che dovrebbe suscitare in moto di vergogna in chi ha voluto, coscientemente, fermarsi alla superficie.

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