Riceviamo e leggiamo assieme questa lettera aperta, firmata William Beccaro
https://estremeconseguenze.it/2019/06/05/i-vostri-proiettili-la-nostra-verita/?fbclid=IwAR0Cw9z_J6_eVuLBDd9bwNCAdgFKhPKPWIvdVigqtO5i79yCj2C4O2eFC9U
Riassunto delle puntate precenti: William Beccaro è il direttore di Estreme Conseguenze, testata giornalistica regolarmente registrata.
Noi non lo siamo, ma possiamo capire come ci si senta. Non lo siamo per scelta: esiste il giornalismo ed esiste il fact checking.
Per lo stesso motivo per cui esistono scrittori ed editori, ed esistono i bibliotecari. Il Fact Checker è il bibliotecario della biblioteca più grande del mondo, e nessun bibliotecario è felice di vedere i libri diminuire.
Quindi, nessun fact checker potrà mai gioire se una testata chiude, se un giornalista viene minacciato, o potrà mai condonare un inqualificabile marrano che viene sulle sue pagine social a dire cose come “Spero che questi giornalai pennivendoli chiudano tuttihh!”
Se dovesse mai piegarsi ad una simile barbarie, non sarebbe degno di chiamarsi fact checker e dovrebbe avere il pudore di ritirarsi per sempre dal mondo di Internet, facendo ammenda per aver fallito la sua missione.
Quindi, non possiamo che rilanciare questa lettera aperta.
Ci rendiamo conto scrivendo che il villano medio della rete odia la stampa, odia i giornalisti e se gli avanza un po’ d’odio lo riversa pure contro di noi.
William Beccaro, giornalista di razza, di prestigio, di pregio, ha lavorato la Rai, la Repubblica, l’Unità, Diario, Avvenimenti, RCS, il gruppo Sole24Ore. Nel 2009 era direttore del circuito radiofonico CNR, dalle cui frequenze ha fatto scoppiare il “Caso Cucchi”.
Sono medaglie, ma scomode, che pesano ed incitano i picchiatelli a minacciare proiettili.
La rabbia del villano medio davanti al giornalismo è la stessa di Calibano che si vede riflesso nello specchio ed odia.
Chi vi scrive ha una volta deciso di scherzare e decrivere un “Teorema di Kubler-Ross-Shadow”, per dettagliare tutto quello che succede quando facciamo fact checking su un articolo particolarmente complesso.
Anche noi, abbiamo sempre il soggetto che viene sulla pagina a patteggiare, a chiedere modifiche.
Spesso, vere e proprie intimidazioni soft.
Siamo ancora lontani dalle pallottole, siamo più nel campo del frustato che manda messaggi Whatsapp al numero segnalazioni del nostro admin Claudio scrivendogli
Io so dove vivi stronzo e ti faccio questo e quello
Ma ci capita anche nei commenti il tizio che scrive frasette da rabbrividire come
Ma sai, questa è una bella pagina. Non dovreste scrivere cose contro [inserire personaggio politico amato dal tizio]. Sarebbe un gran peccato se poi la cosa si sapesse e si dicesse di non leggere più questa pagina, non fareste più tanti click, le pagine che fanno i click sono quelle che sanno stare al loro posto…
Problema: a noi non interessa dei click.
Ai giornalisti come Beccaro non interessa nascondersi, assecondare una folla villana e berciante che minaccia pallottole, che osa terrorizzare famiglie, che si credono ribelli e non sono altro che briganti e masnadieri, grassatori e ricattatori da operetta, poveracci nell’anima, miserabili il cui ricordo un giorno svanirà con le loro ossa.
A loro, interessa cercare la verità, ed a noi interessa contribuire ad aiutarli perché verità sia fatta.
Siamo bibliotecari che hanno interesse a distribuire i libri di pregio, e strappare libercoli e spam buttato a caso nella libreria più grande del mondo.
Siamo solidali coi giornalisti che lavorano ad ogni ora del giorno e della notte, perché anche noi lavoriamo ad ogni ora, sacrificando il nostro tempo libero.
Conosciamo quel genere di pubblico che si lamenta perché non ha avuto “l’antibuffala che ho letto la buffala!” dieci minuti dopo la richiesta, ma che si lamenterebbe anche se facessimo “l’antibuffala” in cinque di quei minuti perché magari dopo un’ora è uscito un elemento a lui favorevole e ci vorrebbe veggenti.
Conosciamo quel genere di persona che pensa di avere con la minaccia e la soperchieria quello che la realtà si ostina a non dargli.
E sappiamo, che se l’Italia è fanalino di coda nella qualità dell’informazione, non è perché i giornalisti manchino al loro dovere, ma perché ogni volta che i giornalisti fanno il loro dovere, qualcuno che li vorrebbe asserviti alla loro idea riempie una busta di proiettili e sentendosi grande gliela manda.
Ma resta, alla fine della fiera, un miserabile.
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