Non digeriamo in Italia gli elogi del New York Times ai Maneskin: “Pure il NYT vuole il ddl Zan”
Siamo destinati ad imbatterci in una polemica, ogni volta che qualcuno si azzarda a nominare i Maneskin, come del resto stiamo constatando tramite il New York Times. Lo strano trend che si è venuto a creare in questi mesi, qui in Italia, vede emergere continui elogi per il gruppo che ha vinto Eurovision, soprattutto all’esterno, mentre nel nostro Paese la situazione paradossalmente si complica per la band. Non solo per questioni prettamente artistiche, come abbiamo avuto modo di percepire pochi giorni fa sul nostro sito, a proposito di un approfondimento su Victoria.
Cosa è successo dopo gli elogi del New York Times ai Maneskin
Nello specifico, di recente il New York Time ha pubblicato un articolo, tramite il quale sono state messe in risalto le principali qualità dei Maneskin. La notizia è stata ripresa in Italia dalle principali testate, che ovviamente hanno condiviso sui rispettivi canali social il tutto. Ci si aspetterebbe una serie di commenti positivi, se non altro perché una band italiana sulla carta è motivo di orgoglio per il nostro Paese. Invece no, come emerge ad esempio nella pagina Facebook di TPI:
“Che lusso non vedere la tv, mi evito certi personaggi. La musica che fanno non mi fa impazzire ok sono una boomer ma suono e canto qualcosa ne capisco”;
“Il New York Times farebbe bene ad interessarsi di tematiche serie. Cosi come TPI , ma la vedo dura”;
“Non c’hanno proprio niente da fa’ al New York Times”;
“Se il NYT elogia i Maneskin per la ostentazione di androginia e ossequio alla dilagante tendenza gender, vuol dire che è tutto orchestrato”;
“Pure il NYT vuole il ddl Zan”.
Inutile dire che, per questioni di buon gusto e buon senso, le offese e gli insulti ai Maneskin dopo gli elogi pervenuti dal New York Times, abbiamo deciso di risparmiarveli. Il trend che si è venuto a creare è molto singolare.
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