Studentessa non consegna il cellulare a scuola: il resto è una vicenda complicatissima riassunta dal portale Orizzonte Scuola. Cui non abbiamo niente da aggiungere, criticare o commentare. Il resoconto della vicenda cui vi rimandiamo è del tutto puntuale. Quello che possiamo integrare è la discussione sul tema che la pagina amica “La Legge per Tutti” regalò alla Rete in tempi ancora non sospetti.
Discussione che potrebbe esserci da faro per capire cosa sta accadendo.
Orizzonte Scuola ha fatto un lavoro eccellente nell’indicare gli eventi costitutivi della vicenda, i “cinque più uno”. Chi, Quando, Cosa, Come, Dove e Perché.
Siamo quindi a Latina, lo scorso venerdì, in un liceo dove per contrastare il cyberbullismo e il disturbo delle lezioni si impone la consegna del cellulare al professore in ingresso. Questo sarà pertanto riposto in una apposita scatola e consegnato a fine lezioni.
Risultano infatti segnalazioni di video di professori ripresi a loro insaputa e dileggiati, cosa va detto assai grave.
Gli studenti minacciano proteste, ma si prosegue col sequestro. Nel successivo lunedì, secondo le ricostruzioni, una studentessa rifiuta di consegnare il dispositivo, ritenendo di non aver avuto rassicurazioni al riguardo dell’integrità dello stesso.
Viene così sanzionata con una nota e mandata dalla vice preside, a cui reitera il rifiuto. Contatta i genitori e scoppia una accesissima discussione che presto degenera al punto di richiedere l’intervento delle autorità.
Il dirigente scolastico difende la sua scelta.
Partiamo da quello che sappiamo: la legge vieta non tanto la ripresa di qualcuno in pubblico o in situazioni non pertinenti al suo domicilio, quanto l’indebita diffusione della stessa.
Cosa avvenuta nel caso dei video citati dal dirigente, evidentemente: girare dei video per dileggiare studenti e professori è cosa assai diversa dall’uso noto alle generazioni passate di usare un registratore a cassette per avere una lezione da “sbobinare” e ricopiare sottoforma di appunti per integrare o verificare gli appunti presi a lezione.
Ciò è evidente, e ciò consta un grave illecito ed un atto indegno che va effettivamente fermato e sanzionato.
Infatti la scuola ha tutto il diritto di “regolare e inibire l’uso di smartphone” e tablet, come riportato dal vademecum del Garante Privacy
Nonché comminare ogni sanzione disciplinare interna a chi diffondesse voto, video e filmati con le più ampie riserve di procedere per l’accertamento di eventuali fattispecie di reato consumate.
La stessa citata registrazione delle lezioni per scopo personale viene normata dal Vademecum: è da considerarsi consentita finché la scuola non la vieti nel regime di Autonomia, ma in tal caso saranno fatti salvi i diritti degli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento che necessitato del “registrato da sbobinare” per fruire della lezione.
Sappiamo ora quindi, che oggettivamente è nel diritto della scuola normare, limitare e inibire l’uso del cellulare. Questo è indubbio e assodato.
Gli esperti legali de “La Legge per Tutti” dal 2014 ad oggi hanno invece elencato una serie di risposte che rendono la scuola aperta a contestazioni.
Un professore non può, sua sponte, imporre perquisizioni o sequestri personali se non in flagranza di reato o qualora vi sia rischio grave, evidente e concreto.
Né si potranno usare metodi coercitivi indiretti, ad esempio dichiarare che se non darà consenso alle operazioni precitate sarà punito con sanzioni disciplinari o deferito al dirigente scolastico per ulteriori provvedimenti.
Parimenti risulta non immune da criticità il sequestro del dispositivo, che potrebbe sfociare in una querela in caso di mancata restituzione o danneggiamento del dispositivo, e potrebbe astrattamente, ma con elevata possibilità, ingenerare il dubbio che la privacy dello studente venga violata.
Lo Smartphone, oggidì, è contemporaneamente diario e custode delle comunicazioni e dei pensieri più reconditi del giovane.
Quello che il professore può sicuramente fare è imporre il non uso del dispositivo, sanzionando con la doverosa severità chiunque adoperi lo smartphone, anche solo per creare distrazione, durante le lezioni, tempo destinato al solo apprendimento.
Ad esempio richiedendo di disattivare le chiamate mobili (modalità “aereoplano”) o, allo scopo di consentire emergenze, imporre di riporre il dispositivo cellulare e irrogare sanzioni non allo scopo di ottenerne accesso o sequestrarlo (cosa che potrebbe creare ulteriori problemi in caso di danneggiamento o attivazione del dispositivo), bensì allo scopo di imporre una sana gestione della lezione e bandire ogni fonte di distrazione, disturbo e disagio punendo lo studente a questo punto indicato come provocatore e disturbatore.
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