No Stream Day: la protesta corre su Twitch
Oggi su Twitch c’è stato il “No Stream Day”. Un autentico sciopero, o meglio sarebbe dire serrata virtuale degli streamers della popolare piattaforma.
Twitch è una popolare piattaforma di Streaming: certo, anche YouTube offre all’apparenza le stesse potenzialità, ma il modello più aggressivo e improntato allo streaming di Twitch lo rende meta popolare tra i gamer e altre community.
Se il modello YouTube è, nella media, basato su video rimontati e ripuliti, Twitch fa dello streaming il suo cavallo di battaglia. Personaggi a metà tra il narratore, il commentatore e lo showman che parlano di temi, intrattengono il pubblico, creano momenti di aggregazione tra le community.
Per questo per molti la professione di “Content Creator”, “Creatore di Contenuti” è diventato un lavoro a tempo pieno. Che impatta con una realtà che ben conosciamo: i social bannano.
No Stream Day: la protesta corre su Twitch
Proprio da un ban nasce tutta la vicenda.
Un “Content Creator” organizza un format, una roulette online dove si raccontano storielle e frasi buffe sul concetto di “rosso e nero”.
Ad un certo punto, come riportato nella storia, gli sfugge una battuta un po’ infelice. Anzi, decisamente infelice, da lui stessa descritta così
Un ragazzo aveva donato 20€ in live e disse: compro 20 neri. Quello che io dissi fu: “ragazzi, mi dissocio completamente da questa donazione, i neri non sono in vendita. Il nero deve morire”. Tutto era creato comunque dall’ambiguità. In buona sostanza c’è di divertente che era tutta una storiella finta sui colori. Il fatto che si crei questa ambiguità a me fa ridere personalmente, e in più ho creato questo rinforzo negativo, che consiste nel dissociarsi da una sorta di male minore per crearne uno peggiore. Detto questo non volevo una giustificazione, mi sono preso tutte le conseguenze e me le merito. Inutile dirvi che subito dopo aver fatto questa cosa mi sono dissociato, ho detto ovviamente che è una cosa goliardica, ma non ha funzionato.
Lui non cerca giustificazioni, noi non ne cercheremo, non è nel nostro interesse farlo. Basta andare al resto della storia: lo streamer viene bannato per sei mesi, al termine dei quali anziché la rimozione del ban consegue il ban permanente con cancellazione del canale.
Questo evento, unito ad un clima di polemiche sulla moderazione del social (ad esempio, è recente la sollevazione contro la rimozione del tag “Blind Run”, “Gioco alla cieca” per definire il format in cui un giocatore gioca per la prima volta un gioco ignoto poiché poteva causare offesa contro i non vedenti) ha portato al No Stream Day.
Un’iniziativa, va premesso non contro il ban in se stesso, che magari era anche plausibile, previsto e prevedibile, ma per invocare una sorta di “normativa”, o quantomeno una gestione unitaria ed unificata degli stessi.
Un po’ come in ogni club privato dove comunque soggiaci alle regole del proprietario, essendo un club privato, ma stilato un regolamento vi sono dei “probiviri” che si assicurano che sia rispettato e concedono al sanzionato un’occasione per spiegare anche le sue ragioni.
No Stream Day: il manifesto
Esiste quindi un manifesto per l’odierna serrata, che potrete leggere per intero sul sito nostreamday.com, e scaricare in estratto.
I punti principali sono chiarezza di regole, il fissare una univoca “banlist” di argomenti, frasi e parole da evitare in anticipo, parità di trattamento e un limite ai permaban che tenga conto di almeno due questioni:
- il fatto che per molti streamer ormai “Creator Content” è un vero e proprio lavoro
- il fatto che molti “Creator Content” mantengano rapporti di lavoro reciproci che portano a collaborazioni, e avere un “collega” bannato potrebbe avere conseguenze
Ci riporta Fanpage che qualcosa comincia a muoversi
Intanto la piattaforma viola, che ricordiamo essere gestita da Amazon, si è già pronunciata a riguardo, affermando che già da aprile scorso è al lavoro per rendere meno problematico il processo di segnalazione e ban.
Sulla questione è anche intervenuto David Dall’Aglio, CEO di eVox.gg, l’azienda italiana di management di streamer, atleti e artisti attivi su Twitch, che ci ha dichiarato: “Questo è un turning point, nel quale centinaia di persone che dedicano la loro vita alla creazione di contenuti dal vivo, rivendicano che il loro è un lavoro. Ci sono tante regole che giustamente vanno seguite, è giusto che ci siano anche dei diritti chiari e non interpretabili. Speriamo che questa giornata sia uno spunto di riflessione per aprire un dialogo sano nell’interesse di tutti”.
Sono senz’altro momenti interessanti, che avranno in futuro ripercussioni sul concetto stesso di lavoro, diritto e creazione di contenuti nel XXImo secolo.
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