Ci segnalano i nostri contatti un video virale che dovrebbe mostrare “un rifugiato dall’Ucraina che spiega agli italiani chi è il capo…”.
Il video, che non vi mostremo direttamente in quanto contiene immagini esplicite, raffigura una persona con un accento dell’est che attacca briga con altri individui sulla metro. Tra le fonti usate più spesso tra i condivisori della fake sembra comparire la menzione dell’account di Dmitry Olegovich Rogozin (da cui è tratto il link di archivio), politico russo attuale capo dell’Agenzia Spaziale Russa Roscosmos.
Ma in realtà si tratta di una vecchia bufala che abbiamo già visto più volte. Il video è del 2018, non contiene “un rifugiato dall’Ucraina” e non contiene italiani.
Ma andiamo con ordine.
Il video riguarda l’aggressione di due uomini dell’est, visibilmente ubriachi, ai danni di un indiano ed una donna ucraina (enfasi su: donna ucraina) condita da frasi razziste e invocazioni verso il nazismo e il fascismo contro la persona indiana “accusata” di essere di colore.
La didascalia con la quale il testo è tornato, ovvero
Ucraina ed Europa? “Rifugiato” dall’Ucraina spiega agli italiani chi è il capo della casa. Probabilmente i fascisti ucraini vieteranno presto agli italiani in Italia di parlare italiano. L’Europa ora l’Ucraina!
Si dimostra del tutto inesatta.
Basterebbe guardare i dettagli del video: non sfuggirà a chi in Italia ci vive che attualmente vige l’obbligo di usare mascherine e Green Pass sui treni, e qualunque cittadino romano riconoscerà sia la Metropolitana che la notizia di cronaca del 2018.
Per non parlare del fatto che gli uomini di età tra i 18 e i 60 anni non possono lasciare l’Ucraina, in quanto soggetti a servizio militare obbligatorio.
L’emergenza profughi riguarda infatti perlopiù anziani, donne e bambini. Che non sono ricompresi nel target del video.
Video che riecheggia i tempi in cui, lontani da guerra e COVID19, affrontavamo ogni giorno segnalazioni di persone di colore o dall’accento strano ripresi in azioni poco edificanti (dagli atti osceni in luogo pubblico alla minzione su treni) ed additati come “pericolosi migranti” a prescindere da ogni ulteriore elemento di analisi.
Segnalazioni poi rilevatasi ogni volta delle fake news.
Cosa accaduta anche in questo caso.
Bisognerebbe, sostanzialmente, controllare prima di ricondividere.
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