Ci segnalano i nostri contatti una serie di video e testi sui “Campi isolamento COVID in Australia” con variante della didascalia “Sta accadendo davvero!” e “I giornali non ce lo dicono!”
Prima legge delle informazioni non verificate: se qualcuno vi dice sta accadendo davvero, non celodikono sicuramente si tratta di una fake news.
E se i giornali non ne parlano è perché ovviamente il concetto di notizia implica il descrivere un fenomeno che esiste, non un fenomeno che non esiste.
In questo caso, i campi COVID in Australia dove, secondo una fake news ricorrente, i malati sarebbero deportati dai Poteri Forti per motivi misteriosi.
Cosa che è l’ennesima fake news, come accertato con un forte aiuto dei nostri colleghi di AAP Fact Check per un’evoluzione storica della fake news.
La fake si basa su una serie di notizie concatenate. Al principio i presunti campi COVID prigionia in Australia sono stati identificati nei luoghi di quarantena per chi ritornava dai paesi a rischio, trasfigurati in campi di concentramento.
La Fake News è stata quindi superata, nonostante eterni ritorni fino a Ottobre, affrontati da Politifact.
Ultimamente col ritorno ai lockdown duri a causa della quarta ondata si è diffusa la fake news che si stanno aprendo campi di concentramento per gli aborigeni.
La motivazione è la stessa per cui da noi i novax nostrani amano invocare l’Olocausto: il trattamento della popolazione Aborigena è ancora una ferita aperta nella storia Australiana, e invocarla ha lo stesso effetto di invocare la Shoah da noi, ovvero creare discussioni.
Per citare le parole di un locale coinvolto nei lockdown, si tratta di un “disgustoso tentativo di usarci come oggetti di scena per capitalizzare sul razzismo sistemico”.
Succede chesiamo sotto uno dei lockdown più duri della storia Australiana.
Se vivi in città, in qualche modo puoi fare. Ma nelle comunità aborigene?
Ci sono comunità dove la combinazione di bassissimo accesso ai vaccini e condizioni di vita affollate e malagevoli hanno creato cluster di COVID19, la cui risposta è stata il Lockdown e la creazione di case di cura e quarantena.
I soldati sono sì arrivati ma, in ruolo di Guardia Nazionale, per portare cibo e risorse e aiutare nella campagna vaccinale.
Fortunatamente, il reportage di Luke Ellis fa chiarezza sulla questione
Unitamente alla comunità aborigena, scontenta di essere usata come mezzo di propaganda e pronta a dichiarare che chi parla di Campi di Concentramento non parla in loro nome.
Ovviamente, nessun lockdown è facile, ma difficilmente abbiamo sentito parlare di Campi di Concentramento dove si è in contatto costante con tutti i propri cari, si ricevono cibo e cure per tutto il periodo di quarantena e guarigione.
Il problema delle fake news è molto sentito da quelle parti: anche da loro capita che persone “disconnesse dalle comunità” parlino in nome e per conto dei gruppi etnici sensibili creando caos e confusione.
Sostenzialmente si tenta di riapplicare l’ormai decennale bufala dei “Campi FEMA“, riciclata poi come “Campi di Trudeau” e di “Macron”.
La curiosa logica novax e negazionista COVID per cui COVID19 non esiste, se esiste è “solo un’influenza” (fake, ovviamente) e lo scopo finale è deportare tutti gli abitanti della Terra che si oppongono al “Nuovo Ordine Mondiale” per creare una dittatura mondiale globale.
Ovviamente i preponenti di questa bizzarra teoria hanno un mezzo per evitarla: creare una loro dittatura mondiale dove tutti coloro accusati di far parte del Nuovo Ordine Mondiale, ovvero le persone che non gli hanno dato retta, medici, giornalisti, fact checker, oppositori politici o anche solo chi ha votato un partito che non li assecondava, saranno deportati e uccisi in campi di concentramento però costruiti da loro.
Quindi “buoni”.
Intanto non ci sono “campi isolamento COVID in Australia”.
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