No, non esiste alcuna campagna pubblicitaria omofoba di Esselunga
Premessa, non esiste alcuna campagna pubblicitaria omofoba di Esselunga in corso.
Esistono una serie di Tweet sulla Rete. Un fotoritocco basato su una vecchia campagna promozionale dedicata al mondo delle fiabe, usata nell’anno 2001.
Una campagna pubblicitaria assolutamente innocente, dove “Finocchio”, da intendersi come un “Pinocchio vegetale” e non come l’insulto omofobo, compariva assieme a “Mapoleone”, “Vincent Van Coc” e “L’Avocado” al fianco di una serie di “personaggi” ottenuti truccando delle verdure.
Degli Arcimboldi semplificati, divertenti giochi di parole.
La storia sarebbe finita qui, se non fosse che la rete difficilmente dimentica e consuma e distrugge ogni materiale che trova per crare trolling e burle.
Un “Profilo Parodia”, ottenuto modificando il nome del Professor Francesco Campagna e usando una foto modificata (una metà foto viene “specchiata” creando l’illusione di una simmetria deformata) ha estrapolato dalla campagna originale la foto del “Finocchio” per spiattellarla, con un Photoshop invero malriuscito, su una bustina di zucchero.
Di qui è partita la stura del Popolo della Rete, account iperattivi sul social in testa, per cavalcare un collettivo “effetto Mandela” e mandare in tendenza Esselunga.
Ovviamente, se qualcosa appare sulla Rete, diventa “vero”. Nessuno controlla, nessuno pensa prima di cliccare, un “esperimento sociale” e una burla diventano rapidamente “altro”.
Gli autori della campagna del 2001 sono stati costretti a intervenire, il proprietario del profilo “originale” costretto ad allontanarsi dai social dal caos generato.
Ok, va bene, jocandi causa e tutto, gli scherzi fanno ridere eccetera.
Ma il gioco è bello quando dura poco, no?
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