Ci segnalano i nostri contatti una serie di titoli di giornale che parlano del primo umano a sconfiggere Tetris, descrivendo come “un ragazzo ha risolto Tetris”. Ovviamente leggendo all’interno degli articoli a netto dei titoli invero un po’ clickbait possiamo scoprire che la realtà è un’altra.
Tetris, per definizione, è un gioco che non può essere risolto. Come molti giochi della seconda e terza generazione delle console domestiche (concetto di cui parleremo questo sabato, vi anticipo) va avanti all’infinito, o quantomeno fino alla resa del giocatore umano o al crush della console.
Tetris è il parto della mente di Aleksej Leonidovič Pažitnov, programmatore russo, ed ha origini affini a quelle di Zork, altro caposaldo del mondo videoludico di cui abbiamo parlato in passato.
Anche in questo caso Pažitnov, assieme ai colleghi Dmitrij Pavlovskij e Vadim Gerasimov, sostanzialmente si annoiava molto e decise di scrivere sul computer Electronika 60 (clone dei PDP-11 occidentali) a sua disposizione per lavoro un gioco basato sui “Tetramini”, figure geometriche composte da quadrati identici.
A causa dei forti limiti dell’Electronika 60 decise di abbandonare i Pentamini e usare i Tetramini, figure composte da quattro quadratini, e fare in modo che ogni riga completata svanisse per far durare il gioco più a lungo.
Nacque il gioco Genetičeskaja inženerija (“Ingegneria Genetica”, ironico data la diffidenza della scienza russa verso la genetica in era stalinista), completato nel 1984 e ricevette il nome definitivo di Tetris (“Tennis coi Tetramini”, sostanzialmente).
Il sedicenne Vadìm Geràsimov fu poi incaricato di crearne una versione per i più performanti PC IBM Compatibili, e visto il successo del gioco Pažitnov cercò di esportarlo in Occidente, riuscendovi dopo una serie di difficoltà economiche e commerciali (che ci riserviamo per un altro altro articolo).
Tetris conquistò l’Occidente, un vero e proprio primato per qualcosa creato in una Russia percepita come tecnologicamente arretrata e derivativa, specialmente in un ambito videoludico dominato da cloni delle console e dei computer occidentali.
Dopo essere arrivato sul Commodore, sull’Apple II e sui principali computer dell’epoca, Tetris arrivò sulle console Nintendo, ovvero il NES e il GameBoy, diventando uno di titoli di lancio della console portatile.
Questa breve premessa serve per capire una cosa: stiamo parlando della versione NES, una console di terza generazione con una CPU da poco meno di 2Mhz, 8 bit e ridotte capacità rispetto ad una console moderna.
Il che spiega cosa è accaduto.
La maggioranza dei giochi di seconda generazione (Atari 2600 per capirci) e buona parte di quelli di terza semplicemente non concepivano l’idea di un finale.
Pensate a Pac-Man o Centipede: vai avanti finché non perdi tutte le vite.
Ogni volta che superi il livello la console ne genera uno più difficile. Stessa con Tetris: i Tetramini scendono sempre più velocemente, più di quanto ragionevolmente una mano umana possa pilotare un controller, la musica in stile russo voluta dagli importatori diventa sempre più incalzante e la legge dei grandi numeri suggerisce che prima poi ti arriverà in mano la peggior combinazione di Tetramini possibile.
Il giovane Willis “Blue Scuti” Gibson, tredicenne, è riuscito a spingersi oltre il livello 157, ingaggiando una battaglia di nervi con la console domestica di casa Nintendo: rendere il livello più difficile significa infatti dover elaborare i tetramini più in fretta, anche troppo per le capacità della console.
Già nel 2010 operatori umani avevano sviluppato tecniche per muovere le mani umane alla velocità sovrannaturale richiesta dalla sfida alla macchina, tecniche chiamate “hypertapping” e “rolling”, sostanzialmente pigiando velocissimamente la croce direzionale impugnando lo scomodo pad del NES in modo che crampi e tremori aiutino tale inumano movimento, oppure picchiettando il pad dal lato posteriore.
“Blue Scuti” ha usato tutte le tecniche note per ingaggiare questa battaglia di volontà col NES: arrivato al livello 157, semplicemente il NES si è bloccato.
La riga di quadratini è sparita, la musichina si è paralizzata in un suono acuto e uno schermo fissoche ha costretto il tredicenne a scollegare il povero NES dalla corrente elettrica.
Non è un’occorrenza rara: Pac-Man, come anticipato, arrivato al quadro 256 comincia ad esempio a mostrare immagini distorte e corrotte, dato che neppure i cabinati arcade dell’epoca potevano “tenere il passo”.
Di fatto “Blue Scuti” ha semplicemente preso il NES per sfinimento, superando una salva di tetramini sparati a velocità vertiginose sul monitor.
Tetramini che peraltro ricordiamo, a dispetto di una nota leggenda metropolitana al riguardo non hanno un nome.
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