Ci segnalano i nostri contatti un post Facebook in lingua inglese secondo cui Scooby Doo è diventato uno spettacolo woke che propone l’Agenda 2030. Ovvero un mezzo dei Poteri Forti, le presunte elite mondialiste che dominano il mondo, per plagiare i giovani convincendoli a vivere in miseria lasciando i loro averi alle stesse
Secondo tale teoria del complotto lo scopo finale dei c.d. “Poteri Forti” sarebbe abolire la proprietà e l’impresa privata, costringendo le generazioni future a “non avere niente ed essere felici”, e secondo un corollario i “Poteri Forti” amerebbero “spoilerare” i loro piani mediante l’intrattenimento mondiale.
Di quanto questa teoria del complotto sia assurda ne abbiamo parlato, quanto sia assurdo rendere Norville Rogers, per gli amici “Shaggy” il portavoce dell’Agenda Mondialista è ancora peggio.
Vi anticipiamo qui: lo spezzone usato nel post è un inner joke, una battuta metatestuale relativa ai primi anni dello show.
Quando l’ossessione complottistica per il woke ancora non esisteva.
Lo spezzone è tratto dal film del 2021 Scooby Doo alla Corte di Re Artù, nel quale Shaggy scopre suo malgrado di essere (tra l’altro, i parenti di Shaggy nella cultura popolare e nell’immaginario sono ormai numerosi) ultimo discendente di uno degli eroici Cavalieri della Tavola Rotonda, il precedentemente sconosciuto Sir Norville, e quindi erede di Camelot.
Dopo un viaggio nel tempo in cui, accidentalmente, Shaggy diventa contemporaneamente Sir Norville e spodesta accidentalmente Re Artù estraendo Excalibur, nel presente viene accostato dalla Fata Morgana in persona (storica nemica di Re Artù) pronta a combattere per strappargli il titolo.
Shaggy, senza scomporsi, le risponde di non volere diventare proprietario di proprietà immobiliari perché ha visto in prima persona cosa sono disposte a fare le persone per un po’ di terra.
E il riferimento non è all’Agenda 2030, e neppure alle origini di Shaggy come parodia degli hippy e dei beatnik, ma alle origini formulaiche dello show.
La gag in Scooby Doo alla Corte di Re Artù è infatti un esempio di metatestualità, ovvero quel momento in cui un medium narrativo riflette su se stesso strizzando l’occhio a chi l’ha seguito.
In questo caso ai millennials che hanno seguito lo show da Scooby-Doo! Dove sei tu? del 1969.
Mentre le storie recenti hanno introdotto veri elementi paranormali, lo spettacolo originale ne era quasi completamente privo. Seguiva una serie di episodi autoconclusivi e formulaici basati sulla medesima struttura narrativa:
Nel film del 2021 c’è una doppia sovversione della formula: la creatura sovrannaturale non è una imbrogliona che finge di essere uno sprito, ma la Fata Morgana in persona che, arrivata nel tempo presente, finge di essere una normale donna umana per estorcere a Shaggy la proprietà delle terre che furono di Camelot, e Shaggy con un colpo di teatro metatestuale conferma di ricordare tutte le avventure passate dichiarando quindi di sapere cosa sarebbe pronta a fargli la presunta “Mrs. Wentworth, la bibliotecaria” (che rimane sbigottita per qualche minuto, mancando della metatestualità di Shaggy) se rifiutasse e che per lui non ne vale la pena.
Anche perché, come visto, vittime preferiite dei vari colpevoli erano proprio Dafne in quanto damsel in distress e Shaggy in quanto codardo, e nelle storie più recenti della serie Dafne ha guadagnato un ruolo più attivo lasciando la metatestualità proprio a Shaggy.
Non vi è quindi nessun insegnamento morale relativo all’Agenda 2030, ma una strizzata d’occhio agli stilemi della serie dalle sue origini.
Del resto, ci sono leggende metropolitane anche sui Puffi, accusati di promuovere il comunismo e il peccato e non parliamo dei Simpsons.
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