“Pfizer rintraccia le persone a distanza”, è l’allarme che periodicamente ritorna. Specialmente tra quelle persone così attente alla loro privacy da vendere i propri documenti al primo sconosciuto che dichiara di essere in contatto con gli Hacker Russi.
Ma in realtà, anche in questo caso la bufala per cui Pfizer rintraccia le persone a distanza è un caso di bias di conferma. Il tentativo, arrampicandosi sugli specchi unti della logica, di resuscitare testi precedenti.
In questo caso la bufala per cui i vaccinati vengono identificati dai dispositivi bluetooth e la bufala del grafene nei vaccini sensible al 5G.
La struttura è la stessa: si cerca un “gancio” nella realtà a cui attaccare le fake news.
Il gancio è il brevetto di un avvocato Americano, depositato in Agosto e slegato da Pfizer che riguarda sostanzialmente l’idea di una app che dovrebbe essere, per spiegarlo ai profani, un “Immuni 2.0”.
O una sorta di “Super-Immuni”, un “Immuni sotto steroidi”.
Il brevetto suggerisce che che lo stesso sistema a token anonimi che consente ad Immuni di identificare quando si è a contatto con persone certificate come positive ad un test antigenico possa essere usato anche per indicare al proprietario quando si è avuto una pluralità di contatti col pubblico in aree di rischio e creare un “punteggio” legato alle soglie.
A quel punto l’app non solo, come accade ora, segnalerebbe all’utente di mettersi in quarantena se entrato in contatto con positivi, ma gli suggerirebbe di vaccinarsi ripetutamente se il suo stile di vita prevede contatti con vasto numero di persone, indicando ai medici degli hub vaccinali un “punteggio” che raccomanda la vaccinazione del soggetto.
Il tutto con l’astratta possibilità, nei luoghi dove non sia chiesto il Green Pass, di chiedere quantomeno l’esibizione del “fattore di rischio” così calcolato.
A prescindere dalle questioni di applicabilità, funzionalità e utilità di una simile app per cellulare, possiamo già evincere almeno un elemento fondamentale.
Se lo scopo dell’app è indicare alle persone di vaccinarsi il più presto possibile, ovviamente non può essere un’app che richiede una forma di connessione al “grafene dei vaccini”.
In quel caso saresti già vaccinato e non avresti bisogno di una app che ti dica di vaccinarti.
I requisiti dell’ipotetica app contenuti nel brevetto sono infatti gli stessi di Immuni: cellulari con dispositivi atti a calcolare la loro posizione relativa l’uno rispetto all’altro e la possibilità di accedere ad un “log”, un insieme storico di contatti.
Niente 5G, niente grafene, niente campi quantici: praticamente basta il classico Bluetooth delle classiche App di Contac Tracing, immaginate essere più invasive, iperprotettive e “rompiscatole”.
L’autore ha avuto modo inoltre di precisare di non essere mai stato contattato da Pfizer, né di aver ricevuto alcuna manifestazione di interesse per la sua peculiare creazione.
Mettetevi l’anima in pace: non è vero che Pfizer rintraccia le persone a distanza col grafene e altro.
Anche perché abbiamo già avuto modo di dimostrare che non c’è grafene nei vaccini, non ci sono parassiti alieni fatti di grafene e non ci sono sistemi di comunicazione col mondo esterno nei vaccini.
Sostanzialmente, si tratta di una fake news.
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