L’Epatite Infantile di origine misteriosa è l’hashtag del momento. Naturalmente, preso d’assalto dai complottisti di mezzo mondo.
Partiamo però da quello che sappiamo: nessuno dei bambini colpiti è stato sottoposto alla profilassi antiCOVID. La maggior parte di loro, peraltro, rientra in catgorie per le quali è disponibile un vaccino.
Parimenti improbabile è ogni legame di causa ed effetto coi vaccini basati su adenovirus: per definizione il vaccino è composto da virus o parti virali inattivate e incapaci di replicarsi.
Uno dei possibili sospetti è sulle infezioni da adenovirus “sul campo”. Si evidenzia possibili sospetti, dato che siamo ancora ai dati preliminari.
Dati preliminari che peraltro non riportano uno scostamento nei numeri dei trapianti così evidente come sembrerebbe dalle reazioni stampa e social.
L’OMS ha comunque riscontrato la presenza di infezione da Adenovirus in almeno 74 casi, SARS-CoV-2 in 20 e 19 con un’infezione concorrente.
Elementi che potrebbero guidare le indagini verso lo studio delle infezioni da adenovirus.
Al momento sull’epatite infantile ci sono solo ipotesi: una delle ipotesi vede che un aumento dei test per l’adenovirus, creando quindi un aumento delle situazioni correlabili note.
Altre ipotesi comprendono fattori clinici e ambientali sconosciuti, la presenza di una variante dell’adenovirus che presenti una maggior incidenza di epatiti, il Long Covid e tutto un insieme di fattori da esaminare.
Fattori che escludono, per ragione di età e coorte coinvolta, le vaccinazioni.
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