“Kamala Harris è una prostituta”, dichiara un post complottista, e ovviamente fake, che annuncia che l’attuale candidata dem era una prostituta abituata a frequentare i festini di un certo Sean Combs, rapper noto come “P Diddy”, descritto come l’Epstein della musica.
C’è di tutto in questa bufala: il gettare “nomi grossi grossi” a caso (come trasformare chiunque nell'”Epistein di qualcosa”) e l’idea per cui per gettare fango su una donna basti darle della prostituta a caso.
L’idea dietro i post vintage dove qualcuno immaginava e falsamente asseriva di aver riconosciuto Laura Boldrini tra le ballerine della trasmissione erotica “Colpo Grosso”.
Una sorta di proiezione del sessismo insito nella società per cui il modo migliore per “castigare” una donna è attribuirle una sessualità al di fuori del controllo maschile, insomma.
Problema: Kamala Harris non può esssere la prostituta descritta nel post.
Semplicemente le date non corrispondono.
Neppure il link allegato al post dimostra l’asssunto: il link spiega che il rapper Sean Combs è stato accusato a Marzo di organizzare festini a base di sesso e droga filmando gli ospiti.
Le foto a corredo non fanno parte dei festini: la prima è la foto di Kamala Harris non col rapper Sean Combs, ma col conduttore televisivo Montel Williams ad un evento di raccolta fondi contro la Sclerosi Multipla, equivalente quindi del nostro Telethon (trasmissione che, abbiamo avuto modo di vedere, è la più odiata dai complottisti).
La seconda è la foto di una raccolta di foto vintage anni ’80 raccolte dal fotografo Matt Weber negli anni in cui faceva il tassinaro a New York.
Solo ipotizzando strane anomalie nello spaziotempo e il dono della bilocazione possiamo ipotizzare che Kamala Harris nel 1989 fosse contemporaneamente intenta a prostituirsi a Times Square a New York e intenta a laurearsi all’Hastings College of Law in California, grossomodo dall’altra parte della nazione.
Ma ovviamente il punto delle bufale non è la verosimiglianza storica.
Basta guardare nei commenti e capire: tornano le accuse di “transessualismo a caso”, già usate per Michelle Obama, gli insulti a base sessuale, con Kamala apostrofata come “maiala” e il corteggio di accuse già visto.
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