Il vaiolo delle scimmie è una malattia omosessuale è quel genere di fake news che ci lascia la sensazione che il 2022 somigli anche troppo agli anni ’80.
Siamo improvvisamente tornati nella Guerra Fredda e tutto il carico di polarizzazione Occidente vs Oriente, Rossi contro Azzurri, e siamo tornati all’epoca più turpe del pregiudizio antiomosessuale.
Ricordate gli effetti delle campagne pubblicitarie contro l’AIDS? La falsa narrazione per cui l’AIDS “uccide solo chi se lo va a cercare”, l’HIV come una malattia che colpisce solo tossicodipendenti e omosessuali. Quella narrazione che ha creato danni di ogni tipo, a corto e lungo termine.
A corto termine, favorendo la diffusione della sieropositività tra coloro che non si sentivano “categoria a rischio” e quindi si davano al sesso eterosessuale non protetto perché tanto “Non mi drogo e non è sesso omosessuale”. Nel lungo termine aprendo la via alle “teorie alternative” per cui HIV non esiste ed AIDS è una sorta di allergia causata dal sesso omosessuale.
Siamo quindi ancora al 1990.
I colleghi di Reuters hanno già censito diversi profili con improbabili video e condivisioni che dichiarano che monkeypox, il vaiolo delle scimmie è una malattia omosessuale.
Anche in Italia cominciano ad apparire timori pruriginosi del genere, denunciati dalla stessa Rosaria Iardino, presidente della Fondazione The Bridge, che cominciò, da sieropositiva all’Aids, la sua battaglia contro le discriminazioni con il famoso bacio all’immunologo Ferdinando Aiuti.
La situazione è la stessa. Abbiamo una malattia che si contrae col contatto diretto. Per il vaiolo delle scimmie va detto è più facile, dato che si contrae mediante goccioline esalate, contatti stretti, lesioni infette e materiali contaminati mentre il vettore di HIV sono i fluidi corporei (sangue, contatto sessuale…).
Abbiamo quindi una situazione dove lo scambio di fluidi corporei avviene facilmente, ed è il sesso. Il vaiolo delle scimmie si contrae per contatto diretto sessuale e non sessuale: il sesso tende ad invitarti al contatto diretto per ovvie ragione, rendertelo piacevole per ovvie ragioni e abbassare le cautele ordinarie per ragioni altrettanto ovvie.
Ma come ricorda il dottor Boghuma K. Titanji dell’Università di Emory “Ai virus non importa il tipo di sesso che fai e il tuo orientamento sessuale”.
Teoria simile a quella espressa dalla Iardino equiparando le due “propagande”
“Quello che possiamo dire – continua – perché è scientificamente provato, che alcune pratiche sessuali sono più a rischio. Non sono le persone ad essere imputabili. L’orientamento sessuale non determina malattia, bisogna essere chiari. Anche in questo caso il preservativo è un importante strumento di protezione. Serve fare prevenzione in tutti quei luoghi dove c’è promiscuità”
Ne avevamo parlato: il fatto che alcuni casi registrati contengano omosessuali rischia di introdurre una fallacia di falsa causa. Esattamente come ai tempi della prima diffusione dell’AIDS la comunità omosessuale finì “marcata stretto”, spesso ghettizzata, sovente creando una falsa assoluzione del sesso eterosessuale come “sicuro” causa di problemi di diffusione della malattia, la storia rischia di ripetersi.
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