No, non è vero che il senso dell’olfatto umano è inferiore agli altri animali
Un mito perdurante nella storia è la superiorità dell’apparato sensorio animale: l’animale ha un olfatto sviluppatissimo e l’Uomo no. L’animale percepisce odori lontanissimi, l’Uomo no. L’animale può raccogliere una lunga serie di informazioni dall’ambiente col solo olfatto, l’Uomo ha perso tale facoltà in modo irreversibile favorendo la vista e l’udito, sensi dai quali passa la comunicazione orale e verbale.
In realtà, come in molte cose, si tratta di un falso mito ottocentesco che nessuno si è preso la briga di correggere. E parliamo di un falso di autore, rilanciato da molti autori e tutti illustri, provando ulteriormente che nella scienza non esiste l’ipse dixit: anche i famosi sbagliano eccome.
No, non è vero che il senso dell’olfatto umano è inferiore agli altri animali
L’errore nasce da Paul Broca, lo scienziato famoso per lo studio del linguaggio umano e delle aree del cervello ad esso deputate. Broca sostanzialmente osservò che l’area del cervello adibita all’elaborazione degli odori nell’essere umano è inferiore a quella di diversi animali. Sommando questo al fatto che ad esempio per i cani seguire le tracce odorose è una importante parte della loro vita ed etologia e per l’essere umano ciò passa in subordine, decise a tavolino che sostanzialmente l’olfatto umano è atrofizzato e inferiore.
Si unì al coro il famoso decano della psicologia Siegmund Freud che, ritenendo l’opinione di Broca insindacabile, aggiunse che per quanto lo riguardava non solo Broca aveva ragione e l’olfatto umano è inferiore, ma la perdita dell’olfatto ha cagionato nell’essere umano medio una maggiore suscettibilità a depressione e malattie mentali.
Del resto, Freud non aveva mai avuto modo di psicanalizzare un cane, altrimenti si sarebbe reso conto di aver proferito diversi ordini di bestialità.
In realtà anche i cani e altri animali di affezione possono soffrire di condizioni depressive al pari degli esseri umani e la perdita dell’olfatto non è collegata alla depressione ed alla malattia mentale perché l’essere umano non ha mai perso l’olfatto.
Studi scientifici dimostrano che l’area deputata all’analisi degli odori è perfettamente nella norma, e la rivista Science ci riporta un esperimento in cui alcuni volontari sono stati in grado di annusare una traccia di cioccolato lungo un tratto erboso con un vigore tale da superare degli abili segugi.
In realtà il fatto che usiamo l’olfatto in modo diverso non significa che non lo abbiamo: non usiamo l’olfatto per trasmettere informazioni, non in modo conscio almeno (inconsciamente studi empirici dimostrano che siamo in grado di percepire il gusto e l’olfatto del nostro partner con ogni bacio, e questo influenza la nostra percezione dello stesso), ma siamo perfettamente in grado di riconoscere una bottiglia di latte scaduta da una fresca, evitare di ammazzarci con del cibo andato a male e riconoscere gli ingredienti di un buon piatto dal suo profumino.
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