Ci segnalano i nostri contatti un video su TikTok in cui viene intervistata una personalità che dichiara che i vaccini COVID19 sono un progetto militare, legata alla teoria del “biolab di Wuhan”. Una premessa è essenziale: l’esame di una teoria non è un giudizio di valore su singole persone, e spesso la controinformazione si nutre dell'”ipse dixit” aristotelico.
Anche una persona estremamente competente nel suo campo può sbagliare in altri: l’esempio cardine nella scienza è relativo al medico e ricercatore Peter Duesberg, contemporaneamente pioniere nella ricerca dei retrovirus e degli oncogeni e fautore di teorie alternative sull’AIDS che negano l’esistenza dell’HIV.
In questo caso quindi ci si permetta di sollevare il dubbio che facendo ripetere le stesse cose ad un medico come il dottor Tritto, riportato nel video, esse non diventino automaticamente veritiere.
La teoria parte dal presupposto, invero fallace, che i “vaccini siano di derivazione militare e americana” e che “DARPA abbia creato Moderna” che poi abbia “passato i brevetti” a Pfizer.
In realtà la storia dei vaccini a mRNA comincia da molto lontano, almeno dal 1998, con un prologo almeno un decennio prima,
Il grande pubblico li ha scoperti durante la Pandemia per l’enorme spinta che hanno dato al passaggio dalla fase emergenziale-pandemica all’attuale fase endemica e di convivenza col virus.
Ma la storia comincia dal 1985, dalla dottoressa Katalin Karikó costretta a spostarsi di laboratorio in laboratorio, di università in università, alla ricerca di fondi per una ricerca in cui nessuno credeva, quella sull’mRNA.
Arrivata all’Università della Pennsylvania, per puro caso si imbatte nell’immunologo Drew Weissman, interessato a migliorare la tecnologia dei vaccini. Il vaccino a patogeni attenuati o inattivati infatti richiede anni di sviluppo, e comunque non risolve i problemi di un soggetto le cui difese immunitarie sono fortemente indebolite.
Dopo anni di rifiuti, Weissman decide di collaborare con Karikò, nella ricerca di un vaccino più efficiente, rapido da produrre e che fosse basato non su patogeni indeboliti, ma sulla possibilità di produrre mediante mRNA “pezzi di virus” in grado di addestrare il sistema immunitario senza cagionare la malattia.
Ci vollero sette anni di continui esperimenti per avere un risultato, che arrivò nel 2005.
Nel 2006 il duo aprì una propria compagnia per sviluppare una tecnologia che ritenevano rivoluzionaria, ma dovettero chiudere i battenti un anno dopo per mancanza di interesse.
Interesse che arrivò nel 2011 quando Moderna e BioNTech si dimostrarono interessate agli studi del duo, e nel 2019 quando l’apparizione di COVID19 rese necessario lo sviluppo nel più rapido tempo possibile di nuovi vaccini, rendendo così nota al grande pubblico una “nuova tecnologia” che tanto nuova non era.
Anche perché nelle parole di Weissman, la novità di un vaccino a mRNA è che adattare il vaccino alle nuove varianti richiede ora “poche settimane” e non mesi o anni.
I due scienziati ricevettero il Nobel per la medicina nel 2023.
Torniamo quindi al testo.
In realtà come abbiamo visto, sono stati studi paralleli, anche con qualche mugugno e strascico giudiziario di troppo, con Moderna che ha portato Pfizer in tribunale e quest’ultima che si è difesa ottenendo proprio quest’anno una vittoria giudiziale.
Abbiamo comunque in passato detto perché, anche parlando di cose assai importanti e preziose come i vaccini, arrivare ad una “liberalizzazione dei brevetti” è cosa assai difficile e perché, riassumendo l’articolo che vi preghiamo di rileggere, rendere pubblici e disponibili i brevetti di un vaccino durante una pandemia non renderà pubblico e disponibile il processo produttivo, non farà apparire ditte coi mezzi e le tecnologie in grado di produrre e distribuire un vaccino e non risolverà gli enormi problemi logistici di una diffusione immediata di un nuovo farmaco.
Quello che potrà risolverli è avere il maggior numero di aziende in grado di produrli motivate alla produzione.
Da fonte ACI sappiamo che le cinture di sicurezza proteggono dal rischio di morte negli incidenti al 50%, eppure consideriamo le cinture di sicurezza un successo tale da renderle obbligatorie.
Da Dicembre 2020 a Gennaio 2024 nella sola Unione Europea, dove, ricordiamo, la maggior parte dei vaccini somministrati sono stati proprio quelli a mRNA, uno studio OMS dimostra che oltre un milione e quattrocento vite sono state salvate dalla vaccinazione, con una percentuale di circa il 57%.
Senza, avremmo avuto almeno quattro milioni di vite perse anziché 2.5 milioni, questo escludendo i costi sociali derivati dalla possibilità di superare in tempi più rapidi le misure di distanziamento e isolamento sociale.
Uno studio del 2022 parla di una forbice tra i 14 e i 20 milioni di vite salvati nel mondo dall’introduzione della vaccinazione, con l’enorme ostacolo della diffusione nelle economie emergenti e dove non vi è adeguato accesso alla sanità.
Sostanzialmente, focalizzandosi sulle vite salvate otteniamo un dato eccedente quello di diverse misure di sicurezza che consideriamo abbastanza adeguate.
Quanto agli “effetti avversi”, ricordiamo che VAERS e EudraVigilance non riportano gli effetti avversi accertati, ma gli effetti avversi denunciati, insiemi del tutto diversi e non coincidenti, spesso riportanti mere contiguità temporali.
E come mai?
Dal 1985 al 1998 si è passati dall’assoluta mancanza di fiducia in una nuova tecnologia all’inizio di studi seri. Dal 1998 al 2005 si passati dalla completa mancanza di apprezzabiili risultati ai primi risultati positivi registrati.
Dal 2005 al 2020 si è passati da studi pubblicati con profitto all’uso pubblico di vaccini basati su mRNA con 14-20 milioni di vite salvate e un Nobel per la Medicina ai due inventori della tecnologia non più ignorata.
Immaginate dove potremo arrivare continuando con la ricerca, e se volessimo davvero metterla sull’ipse dixit, chiedendoci perché dovremmo imporre una moratoria su qualcosa così efficace da dare ai suoi scopritori un Premio Nobel e un posto nella storia della Medicina.
Qui la storia diventa un po’ la trama della serie di videogiochi e telefilm “Fallout” e il biolaboratorio di Wuhan diventa un incrocio tra un Vault, un laboratorio segreto di ricerca, e la West-Tek creatrice del FEV, “Forced Evolution Virus”.
Come abbiamo avuto modo di vedere, la teoria del “biolab di Wuhan che crea armi biologiche” è stata più volte sconfessata, con teorie mai provate e prove scientifiche delle origini naturali del SARS-CoV-2.
La domanda se esistesse prima il vaccino o il virus diventa a questo punto capziosa: SARS-CoV-2 è stato sequenziato tra Dicembre 2019 e Gennaio 2020.
Per fortuna, la dottoressa Karikò stava lavorando all’uso dell’mRNA nei vaccini almeno dagli anni ’80.
Il che non significa che vedesse nel futuro, ma che semplicemente avevamo una tecnologia che ha avuto decenni per essere “rodata e collaudata” (Weissman e Karikò hanno lavorato incessantemente dal 1998 al 2005 prima di ottenere risultati apprezzabili) che è stata con successo applicata ad una crisi mondiale.
E questo è quanto.
Una nota teoria del complotto collega Pfizer, Bill Gates e Wuhan. Tale teoria è stata sconfessata già nei primi mesi della Pandemia, con una lunga serie di fake news esaminate nei periodi successivi.
Quello che sappiamo è che, ovviamente, le origini delle ricerche sull’mRNA non nascono “dal Pentagono” ma da Weissman e Karikò, e quindi possiamo escludere che a Wuhan si stesse studiando un’arma biologica assieme ad un vaccino rivoluzionario che ripetiamo era già studiato all’Università della Pennsylvania.
Ovviamente, il Ministero della Difesa ha poi investito nei vaccini, se non altro perché a pandemia in corso fondi da tutto il mondo sono arrivati per porvi rimedio.
DARPA non ha quindi creato i vaccini, ma ha investito in Moderna, come molti altri enti pubblici e stati nel mondo, allo scopo di avere dosi di vaccino per civili e militari.
Ovviamente, nessuno ha interesse ad un esercito di malati.
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