False credenze

No, non è vero che i pistoleri nel West si sfidavano col Sole a mezzogiorno

Esiste un mito duro a morire, propagandato da centinaia di show ambientati nel selvaggio West: il duello col Sole a Mezzogiorno. Parliamo dell’immagine tradizionale che tutti ricorderete.

Due pistoleri, solitamente facilmente riconoscibili perché il buono indossava un cappello candido o comunque di pelle chiara e il cattivone un cappello nero si incontrano in campo neutro. Il cattivo fa una scorrettezza, il buono, solitamente uno sceriffo, un cacciatore di taglie o un “cittadino integerrimo” lo ferma. Incrocio di sguardi e parte lo scambio di battute

“Ti sfido a duello”
“Ci vediamo in piazza, col sole a mezzogiorno”
“Ci sto”

I due si allontanano, quando il sole è alto nel cielo e non prima compaiono in piazza o nella strada principale del paese (anche se a chilometri di distanza appaiono grazie alla magia della regia), si scrutano per cinque o dieci minuti con una musica di tensione e poi con un numero variabile di colpi da uno a sei, quasi mai superiore al numero di pallottole contenute nel tamburo della fida Colt, il duello si conclude col buono vittorioso e il cattivo riverso nella polvere.

No, non è vero che i pistoleri nel West si sfidavano col Sole a mezzogiorno (Trilogia del Dollaro)

Ci sono molti motivi attribuiti a tale scena e descritti ancora oggi come storici: in realtà la storia per cui i pistoleri nel West si sfidavano col Sole a mezzogiorno è una vera e propria falsa credenza.

No, non è vero che i pistoleri nel West si sfidavano col Sole a mezzogiorno

Riflettiamoci: la spiegazione più in voga dichiara che nel momento in cui il sole è alto nel cielo, quindi non il mezzogiorno orario (ore 12), ma il mezzogiorno astrale è il momento in cui due pistoleri possono sfidarsi col massimo della sportività.

Il Sole è esattamente allo zenith, sopra le loro teste. Non ci sono ombre strane, nessuno dei due pistoleri ha la luce negli occhi se si orientano da est ad ovest.

Se orientati da nord a sud, nessuno di due ha la luce di taglio che ne abbacina l’occhio dominante: il duello diventa quindi una sfida in un campo perfettamente neutro legata alla loro abilità personale ed alla loro capacità di prendersi cura della fida Colt.

Ma siamo di fronte ad un problema: tutto questo postula che il fuorilegge tipico fosse uno sportivo nel cuore, pronto a vincolare la sua stessa vita ad un codice cavalleresco ed etico fino a concedere al suo avversario una chance di farlo fuori.

Ma ammettiamolo, un uomo così onesto ed integerrimo probabilmente non andrebbe ad ammazzare gente e compiere reati. Anzi, non lo faceva.

Da dove nasce il mito del duello?

Buona parte del Western contemporaneo, da Clint Eastwood in poi, affonda le sue radici nei remake in salsa western delle saghe epiche di Akira Kurosawa. Anche se, come vedremo, il “Duello a mezzogiorno” era già presente nel cinema prima di Eastwood e dopo divenne il popolare momento atteso dagli spettatori di tutto il mondo.

Storie di nobili samurai (anche essi in realtà figure tutt’altro che nobili di cuore, ancorché elevati in posizione sociale e vincolati ad un rigido codice morale) che sfidavano il loro nemico in una battaglia campale.

I film di Kurosawa prendevano molta della loro estetica dai Kamishibai, le storie per bambini simili al nostro “teatro dei pupi”, estetica poi diffusa a prodotti contemporanei come il “Tokusatsu”, il telefilm con gli eroi in costume che combattono il mostro cattivo e i “Super Sentai”, i “Power Rangers”.

Ovvero, dovendo emozionare il pubblico a casa come un esperto “Puparo” siciliano fa coi suoi spettatori, presentavano sempre la scena in cui l’Eroe sfidava a duello con grande coraggio il Cattivone, entrambi raffigurati con tratti riconoscibili ed entrambi vincolati da un codice etico che rendeva la sfida gradevole a vedersi e non un carnaio.

Nella Trilogia del Dollaro di Sergio Leone, remake “postumo” (i diritti arrivarono dopo, per vie di tribunale) di Yojimbo appare quindi l’estetica del duello con la celeberrima scena madre in cui Joe affronta lo sleale bandito Ramòn con una rudimentale placca sotto la giacca e dopo aver ricevuto sette colpi di fucile gli urla

“Al cuore, Ramòn, al cuore! Se vuoi uccidere un uomo, devi colpirlo al cuore, sono parole tue, no? Al cuore, Ramòn, al cuore altrimenti non riuscirai a fermarmi!”

Convincendolo quindi a trasformare lo sleale massacro in un epico duello a colpi di Colt al termine del quale Joe prevale sul bandito.

Ma se Kurosawa è stata una forte ispirazione che ha a sua volta lanciato il mito di Clint Eastwood, il “Duello a Mezzogiorno”  era già presente nell’immaginario americano almeno dal 1952, anno di uscita del film “Mezzogiorno di Fuoco”.

Ed anche in “Mezzogiorno di fuoco” il “mezzogiorno iconico” non è scelto tra le due parti per un vero duello epico, anzi.

A pensarci bene “Mezzogiorno di fuoco” è l'”antiduello” per eccellenza: l’eroico sceriffo Will Kane, dimissionario per matrimonio, viene a sapere che col treno di mezzogiorno (scelta quindi non dovuta ad un accordo epico o a condizioni di favore) arriverà un temibile fuorilegge, il crudele Frank Miller, intenzionato alla vendetta contro l’uomo che l’aveva arrestato con un manipolo di uomini.

“Mezzogiorno di fuoco” era di fatto la storia di un “antiduello”

Will Kane cerca di unire la popolazione contro Miller, creando una squadra che all’arrivo del treno lo ricaccerà indietro, ma i codardi abitanti della città si arrendono a Miller arrivando ad auspicare la morte di Kane e del suo successore per tornare all’anarchia dei banditi come Miller.

Miller, arrivato in città senza opposizione, rapisce la moglie di Kane per costringerlo a duellare: Kane uccide Miller e quando i codardi abitanti si riversano nelle strade festeggiando, rigetta il loro affetto e le loro scuse e getta nel fango e nella polvere la stella da sceriffo andando via da una città che considera ormai disonorata e senza orgoglio americano.

I Pupari siciliani, gli sceneggiatori americani, Kurosawa, tutti concordavano su una cosa: chi va al cinema a vedere una storia, vuole vedere un duello epico dove il Bene e il Male, chiaramente riconoscibili, si sfidano ad armi pari e il Bene dimostra la sua supremazia non solo morale, ma fisica, giocando secondo le regole.

Di lì in poi l’intera storia del cinema si riempì di duelli: il Western, ma lo stesso “Guerre Stellari”, dove per quanto ci siano armate di Ribelli e Stormtrooper armati di fucili, alla fine ci sarà sempre uno Jedi solo contro un Sith.

Ma in realtà?

Come detto prima, un fuorilegge è un fuorilegge. Se ci fosse stato un vero Ramòn nella storia, sfidato da Joe nello sparargli al cuore, al primo tentativo di Joe di rialzarsi per proporgli un duello con le Colt gli averebbe scaricato le due canne del fucile nel cranio per poi finirlo a colpi di ciocco di legno sulla testa ormai disfatta.

I “duelli” più famosi e venerati della storia americana sono avvenuti nel primo pomeriggio o di primo mattino, come il duello Hamilton-Burr del 1804, quello tra Andrew Jackson e Charles Dickinson nel 1806, tra Decatur e Barron nel 1820, tra Gilberte Denver 1852, tra Broderick e Terry nel 1859 di mattina, mentre il duello tra Cilley e Graves del 1838 fu combattuto alle due del pomeriggio, proprio perché sceriffi e cacciatori di taglie avevano una gran fretta di porre fine al duello.

O, come nel caso di “Mezzogiorno di Fuoco”, ironia, non accadevano a “mezzogiorno”: semplicemente un bandito in vena di risse cominciava a dare di matto e qualcuno gli sparava addosso per farlo fuori.

Nessuno sceriffo o cacciatore di taglie avrebbe rischiato la vita offrendo ad un fuorilegge tutti i vantaggi possibili: giocare sporco era ammesso, come tendere un agguato al fuorilegge di turno (magari distraendolo con l’offerta di una prostituta o cogliendolo in un momento in cui era impreparato) e scaricargli una doppietta nella schiena era considerato un modo facile e pulito di risolvere la pratica.

La stessa fine della leggendaria figura del “moderno Robin Hood” Billy the Kid si deve ad un colpo di pistola sparatogli in petto in una stanza buia durante una agguato.

L’idea del fuorilegge che chiede cortesemente allo sceriffo il beneficio di una sfida leale o dello sceriffo che invita il criminale in piazza è quindi solo una costruzione letteraria e cinematografica per creare pathos in una storia.

A parte il fatto che gli stessi duelli di pistola, sia pur diffusissimi in Occidente, raramente si chiudevano con un colpo al cuore. Mirare alle distanze viste nei film era un’impresa e la tecnica bellica non consentiva di creare oggetti precisi come quelli attuali.

Il più delle volte un singolo colpo non uccideva nessuno, e i famosi “duelli del west” erano più simili a sparatorie tra gang dove fumo, urla e suoni di guerriglia riempivano le strade lasciandosi dietro pile di bossoli, puzza di fumo, morti e feriti.

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