Recentemente, sono state diffuse alcune notizie riguardo alle presunte proprietà curative della nicotina, in particolare contro il morbo di Parkinson. Molti post fanno riferimento a un reel Facebook del dott. Bryan Ardis, in cui sostiene che i cerotti alla nicotina possano curare la malattia. Nel filmato, tratto da un’intervista di un’ora e ventidue minuti per il podcast Flyover Conservative, Ardis presenta la testimonianza di una persona che afferma di essere guarita dal Parkinson dopo aver utilizzato i cerotti per sette giorni.
Ardis non è un medico, ma un chiropratico noto per aver sostenuto una teoria del complotto secondo cui la COVID-19 sarebbe causata dal veleno di serpente, anziché dal SARS-CoV-2. Ovviamente, numerose agenzie internazionali di fact-checking hanno prontamente smentito questa tesi. In passato, ha anche promosso cerotti alla nicotina come rimedio per prevenire o curare varie condizioni mediche, tra cui la stessa COVID-19, demenza e tumori al cervello, nonostante la mancanza di prove scientifiche a sostegno di tali usi. Analogamente, è falso che i cerotti alla nicotina possano curare il morbo di Parkinson, una malattia neurologica cronica che attualmente non ha cura. Sebbene i cerotti alla nicotina siano stati studiati come potenziale strategia terapeutica per le persone con Parkinson, i risultati degli studi clinici non supportano il loro utilizzo per il trattamento della malattia. Di seguito spieghiamo meglio la questione.
Il morbo di Parkinson è una patologia neurologica che provoca sintomi motori quali tremori in stato di riposo, rigidità muscolare, rallentamento dei movimenti e instabilità posturale. Questi sintomi sono il risultato della graduale perdita di neuroni nella “substantia nigra” del cervello, processo che determina una diminuzione della dopamina, un neurotrasmettitore fondamentale, alterando così l’attività dei gangli della base. La carenza di dopamina è quindi responsabile dei disturbi motori caratteristici della malattia. Nonostante la causa esatta della “perdita neuronale” rimanga incerta, si ritiene che sia legata a una combinazione di elementi genetici e ambientali. Il Parkinson può anche intaccare neuroni che producono altri neurotrasmettitori, causando sintomi non motori come depressione, difficoltà mnemoniche, disturbi del sonno e costipazione. Man mano che la malattia avanza, i sintomi si aggravano, complicando le attività quotidiane. Esistono trattamenti farmacologici, chirurgici e terapie di supporto che possono offrire un sollievo temporaneo, con la levodopa come terapia più diffusa, che nel cervello si converte in dopamina. Tuttavia, al momento non esiste una cura in grado di fermare o rallentare l’evoluzione della patologia. Di conseguenza, qualsiasi prodotto che prometta di guarire il Parkinson, inclusa la nicotina, è privo di fondamento scientifico e configurabile come una vera e propria truffa.
Come spesso accade con la disinformazione, l’affermazione di Ardis contiene un fondo di verità. Alcuni studi epidemiologici hanno evidenziato che i fumatori di sigarette hanno meno probabilità di sviluppare il Parkinson rispetto ai non fumatori. La protezione aumenterebbe con la dose e gli anni di fumo, mentre le persone che smettono di fumare avrebbero un rischio maggiore rispetto ai fumatori attivi, sebbene inferiore a quello di chi non ha mai fumato. Altri studi suggeriscono che anche i fumatori passivi possano avere una riduzione del rischio, ma le evidenze sono contrastanti. In ogni caso, questa “ipotetica protezione” non deve incentivare al fumo di sigaretta, poiché i fumatori hanno un rischio significativamente maggiore di morire per tumori legati al fumo e altre malattie croniche.
Nel 2023, il più grande studio clinico sui cerotti alla nicotina e il Parkinson, pubblicato sul New England Journal of Medicine Evidence, ha coinvolto 163 individui negli Stati Uniti e in Germania nella fase iniziale della malattia, senza necessità di terapia sostitutiva con dopamina. I partecipanti hanno ricevuto 90 mg di nicotina al giorno per un anno, ma i ricercatori non hanno riscontrato alcun beneficio in termini di sintomi o progressione della malattia. Tali conclusioni indicano che i cerotti alla nicotina non sono un trattamento efficace, né tantomeno una cura, per il Parkinson.
Il Parkinson è una condizione neurologica cronica per la quale non esiste ancora una cura definitiva. Gli effetti neuroprotettivi della nicotina sono stati osservati solo in studi sperimentali su animali e potrebbero rappresentare una base per future ricerche. È quindi fuorviante sostenere che prodotti quali i cerotti alla nicotina possano curare il Parkinson, in assenza di solide prove scientifiche.
Ci segnalano i nostri contatti una foto presentata come di Kamala Harris con Puff Diddy, ovvero il rapper Sean Combs…
Si continua a parlare dei possibili scenari in casa Juventus per il mercato, in seguito al grave infortunio che ha…
Ci segnalano i nostri contatti un post X che contiene le risultanze di un "recente studio su Lancet" che dimostrerebbe…
Ci segnalano i nostri contatti un post X pubblicato da una "Spunta Blu" che dovrebbe contenere uno spot di Kamala…
La scatola nera nelle automobili è ormai una presenza fissa, incoraggiata da molte assicurazioni, da non confondersi col simile concetto…
Ci segnalano i nostri contatti un improbabile post social che vorrebbe Trudeau in galera per aver nascosto i nanobot nei…