False credenze

No, Giona non visse tre giorni in una balena

Mito popolarizzato negli anni, nonché dal titolo del film sull’Olocausto “Jona che visse nella balena” è il mito per cui il personaggio Biblico di Giona trascorse tre giorni nel ventre di una balena, come parte delle difficoltà a cui viene sottoposto nella narrazione biblica durante la sua predicazione.

No, Giona non visse tre giorni in una balena

In realtà nel libro di Giona non viene usata in alcuna parte la parola Balena.

No, Giona non visse tre giorni in una balena

La “balena di Giona” è come il “frutto dell’Eden” che nella volgata popolare si trasforma in una mela ma in realtà era lasciato all’interpretazione, cosa di cui abbiamo parlato in un precedente articolo.

Nel libro di Giona infatti, redatto come parabola successivo all’apparizione di Giona nel libro dei Re e con incertezze storiche tali da giustificare una narrazione creata in età persiana o ellenistica, il noto profeta ebreo viene mandato nella “grande città di Ninive” per portare la parola di Dio in un regno lontano da Israele (introducendo un presunto “Re di Ninive”), ma all’inizio rifiuta la chiamata e cerca di fuggire verso Tarsis.

Una tempesta ferma la nave e Giona, capendo di aver tradito la sua missione, confessa agli uomini in pericolo perché la nave rischia di affondare di essere la causa delle loro sciagure e chiede di essere gettato in mare.

Un pesce enorme, che solo scrittori successivi identificheranno in una balena lo raccoglie, custodendolo nel suo stomaco per tre giorni e tre notti. Giona rivolge una lunga preghiera a Dio confermando di essere pronto alla predicazione a Ninive, posto dove viene portato dal pesce enorme.

Dopo la predicazione gli abitanti di Ninive cominciano a pentirsi, umiliarsi e pregare spogliandosi dei loro averi e implorando il perdono divino, che Dio di buon grado concede. Giona, che invece avrebbe voluto vedere Ninive distrutta per i suoi peccati, si lamenta con Dio e gli chiede di ucciderlo per non dover assistere all’oltraggio.

Dio decide invece di far crescere un grande albero di ricino, che copra con le sue fronde Giona dandogli un posto per accamparsi al sicuro e al riparo, per poi ucciderlo lasciando di nuovo Giona al freddo ed alle interperie a invocare la morte.

A quel punto Dio rimprovera Giona di essersi dato tanta pena e aver provato tanto dolore per un albero “per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare” quando aveva invece chiesto la morte di “centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra”, confermando di aver deciso di provare pietà dinanzi al sincero pentimento di peccatori inconsapevoli della portata del loro peccato, tra bambini troppo piccoli per aver imparato e pagani che non conoscevano la Parola di Dio, ma si sono pentiti ed hanno chiesto perdono dopo averlo fatto.

Non sarà l’ultima volta che un “grande pesce” viene erroneamente identificato in una balena: se nell’Orlando Furioso Astolfo verrà rapito da una “balena simile ad un’isola”,  nel Pinocchio di Collodi, complice l’interpretazione di Disney, Geppetto sarà inghiottito da un pescecane diventato una balena nelle riduzioni per l’infanzia e animate successive.

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