Volete una prova del senso dei complottisti per la morte? Potete recarvi qui e salutare per sempre la vostra stipsi. Il CHI Memorial Hospital di Chattanooga ha pubblicato un video che la mostra viva, vegeta, in compagnia del suo staff, ma quelli che sono contro il potere mediatico di regime insistono e dicono che si tratta di un fake. Nel loro cuore sanno benissimo che stanno prendendo un granchio – e no, non parliamo di Licia Colò – ma per farsi accettare dai loro contatti squadristi del nulla devono ripetere a gran voce la formuletta imparata a memoria sui social. I social hanno deciso che è morta, dunque Tiffany Dover è morta.
A questa storia abbiamo dedicato 4 articoli, tanti quante le necessità di fare chiarezza su ogni elemento messo sul piatto dai disinformatori seriali, quelli ai quali non la si fa: il primo faceva chiarezza sul suo svenimento, il secondo faceva il punto sulle fonti in cui si parlava della morte di Tiffany Dover a seguito del vaccino, il terzo entrava nel vivo delle fonti usate dai complottisti (spoiler: nessuna che fosse attendibile) per sostenere la morte dell’infermiera e il quarto, infine, per riportare il video pubblicato dal CHI Memorial Hospital che mostra Tiffany in salute, viva e insieme al suo staff.
Ovviamente chi insiste sulla morte di Tiffany Dover raramente si palesa con le sue generalità: il suo profilo è inondato di fake news e deliri di impotenza, la profile pic è una grande Q (da Qanon o Qalloy, dipende dai casi) e l’unico scopo della sua presenza sui social è ripetere ossessivamente slogan privi di senso e agli antipodi dello spirito critico. Non fa niente, andiamo avanti.
Attaccare i debunkers risponde alla necessità di semplificazione che è tipica dei complottisti: azioni immediate per portare a casa la soddisfazione quotidiana. Tiffany Dover è viva, ma per farsi accettare dagli squadristi del nulla bisogna dire il contrario, altrimenti “sei come loro”. Il Qalloy/Qanon/Complottista ha bisogno della morte di un’infermiera per poter finalmente sostenere che i vaccini siano letali. Era già stato dimostrato che lo svenimento di Tiffany Dover non fosse correlato all’iniezione, lo aveva affermato lei stessa, ma al Qalloy/Qanon/Complottista non la si fa, dunque anche la dichiarazione della diretta interessata è una bufala creata dai poteri forti.
Non basta? Più persone hanno contattato l’ospedale: lo ha fatto uno youtuber al telefono con Lisa McCluskey dell’ufficio Comunicazioni del CHI Memorial; lo hanno fatto i colleghi di Maldito Bulo riuscendo a mettersi in contatto con il CHI Memorial con messaggi privati. Niente da fare, per Q et similia Tiffany Dover è morta. La prova? Non aggiorna i suoi social da giorni. Peggio ancora: il suo profilo Facebook è stato chiuso. L’account Instagram è ancora raggiungibile, ma l’ultimo post è stato pubblicato una settimana fa.
Non è pensabile, ovviamente, che la ragazza si sia trovata a gestire una tonnellata di commenti ingiuriosi e insistenti al limite del mobbing e dunque abbia deciso di disattivare temporaneamente il suo profilo Facebook e ignorare Instagram, vero? Mettiamoci in testa una cosa: non siamo nessuno per dire a una persona quando né cosa pubblicare sui social. Il popolo Q continua a sbavare dietro le richieste di un video in cui la ragazza si mostri in vita con tanto di data, Tiffany non lo fa e Q decide che Tiffany è morta.
La prova è arrivata, l’ha fornita il CHI Memorial. Non basta. Abbiamo già chiarito che quelle ricerche su SearchQuarry non hanno alcuna rilevanza né attendibilità (ecco il nostro esempio) ma Qanon/Qalloy non demorde, anzi: ignora totalmente tale verità.
Fortunatamente Tiffany Dover è viva e il suo silenzio social suona tanto come una gargantuesca trollata al popolo Q che in questi giorni sta perdendo sonno, dignità, tempo e appetito collezionando figure barbine sui social. Solamente per farsi accettare dagli squadristi del nulla, la sua community preferita. La prova che Tiffany sia in vita esiste.
Facciamo passare un po’ di tempo e Q si dimenticherà anche di questo, esattamente come si è dimenticato di Bibbiano.
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