Ancora non vi è chiaro. Forse sì, invece, eppure perseverare è la vostra perversione, in un ossessivo gioco di parole e veleno.
Ciò che accade oggi replica in modo sinistro quanto accaduto di recente al ragazzo che avete tanto diffamato quanto temuto, dopo che le vostre accuse virali di pedofilia l’hanno portato a muoversi per le vie legali. Perché no, il vostro odio non corrispondeva al vero. Ci eravamo mossi anche noi e il web intero aveva accolto il suo appello, considerando la violenta e pericolosa ritorsione che si era ritrovato a subire. Il “fate girare” è per voi un ordine. Non vi importa se non esiste una fonte dalla quale attingere. È imperativo e voi eseguite.
Torniamo sul tema con un messaggio virale che si espande a macchia d’olio di bacheca in bacheca su Facebook e di finestra in finestra sulle app di messaggistica istantanea:
Sì, abbiamo oscurato il nome e non saremo certo noi a riproporlo. Tra i nostri lettori si nascondono anche i viralizzatori compulsivi che non attendono altro che nutrirsi di gogna per endovena. Non diamo loro il pasto tanto atteso. Il contenuto del messaggio sensibilizza l’ingenuità degli utenti distratti, facendo leva sul grave problema del maltrattamento degli animali e fornendo le generalità di un individuo accusato di farne scempio. Non sappiamo se sia peggio il fatto di indicare nome e cognome o addirittura il luogo di residenza. Da girare e girate bombardano chi legge e spingono all’azione.
Lo screenshot compare sulle bacheche dei profili privati e tra i post dei gruppi in cui, generalmente, si postano le foto dei propri animali domestici. La ricerca web non porta risultati né dalle testate ufficiali né su quelle locali. Il riscontro esiste solo su Facebook. Si condivide noncuranti di non avere fonti. A conoscenza del nome del diretto interessato siamo andati a cercarlo e abbiamo trovato un suo post fatto di dissenso e preoccupazione:
Calmi. Non ci siamo fermati qui. Abbiamo contattato in privato la vittima del messaggio virale e ci ha confermato l’esistenza di diverse denunce. Afferma, inoltre, di aver ricevuto innumerevoli messaggi minatori che però si sono risolti in un nulla di fatto, perché «sono i classici fenomeni – ci dice – che fanno i leoni dietro la tastiera, niente di più». Sui motivi alla base di una tale diffamazione nei suoi confronti ci dice di non poter rispondere.
Non esistono. Non abbiamo prove né della sua innocenza né della sua colpevolezza. Nemmeno voi. Abbiamo a disposizione solamente un messaggio virale e le parole del diretto interessato. Restano parole. Possiamo scomodare la fiducia, ma la differenza tra noi e i viralizzatori è che i secondi non pensano.
Perché siamo degli irrimediabili presuntuosi sognatori. Confidiamo sempre nel buonsenso, sperando che un giorno questo genere di passaparola abbia una fine. Un nome, una località e un messaggio passato di utente in utente, se non indirizzati da una fonte attendibile, non rappresentano un’informazione. Con questo articolo intendiamo farvi sapere che esiste il reato di diffamazione. Smettete, nel nome del cielo, con la favola del “fate girare”; smettete di obbedire a imperativi gratuiti; smettete di muovervi col gregge.
Smettete. Non è sano.
Nessuna fonte, nessuna notizia. Vi aggiorneremo in un prossimo articolo qualora vi fossero sviluppi da fonti autorevoli. Nel frattempo tacete, è nobile.
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