Ci segnalano i nostri contatti una condivisione per cui negli ultimi 22 mesi sono deceduti tanti atleti quanti in 38 anni. Nonostante sia ritornata in condivisione di questi giorni, si tratta in realtà di una riscrittura di un testo piuttosto datato, di cui tracce abbiamo trovato nei circuiti di fact checking Italiano ad Agosto e Settembre.
Il ripetersi degli stessi numeri e delle stesse date la rende una fake news ciclica, o destinata a ripetersi.
Nelle prime apparizioni della dichiarazione infatti una testata online dichiarava che «si sa che sono morti un numero totale di 673 atleti», quindi 428 in meno rispetto al numero registrato tra il 1966 e il 2004. La differenza starebbe nel fatto che «i 1.101 decessi si sono verificati in 39 anni, mentre 673 decessi recenti si sono verificati in 16 mesi»
Il “si sa” non è mai un buon segno, va detto, né indice di un metodo scientifico.
Analizzando il testo, da un lato abbiamo il testo usato anche nelle “card”, le grafiche online. Una ricerca pubblicata nel 2006 sulla rivista scientifica European journal of cardiovascular prevention and rehabilitation e condotta da una serie di ricercatori dell’Università di Losanna, in Svizzera, e il Gruppo di lavoro sulla morte improvvisa negli atleti del Comitato Medico del Comitato olimpico internazionale (Ioc).
Ricerca indubbiamente legittima, va detto. Dall’altro lato abbiamo invece il guaio, e bello grosso.
I dati relativi alle “morti in 38 anni”, un campione rigidamente esaminato e collazionato, non viene comparato con un campione paragonabile collazionato con la stessa metodologia, ma con un elenco compilato dallo stesso blog inglese, “The Expose”, che vuole dimostrare l’esistenza del danno ottenuto elencando arbitrariamente decessi e incidenti raccolti dai vari “cacciatori di eventi avversi online”.
Un caso da manuale di “chiedere all’oste se il vino è buono”. Un “conto della serva” che, come abbiamo visto nella metodologia “novax”, è stato artatamente ingrossato inserendovi decessi senza una chiara correlazione col vaccino e anche “decessi di persone viventi”, come i nomi di Zak Hardaker e Kirk Herbstreit, archiviati tra i “da vaccino” dopo malori lievi, non mortali e privi di chiara correlazione.
Da un lato quindi abbiamo un elenco chiaro e inequivoco, dall’altro un elenco che è pieno di errori di metodo, bias e compara morti con viventi.
Elenco ulteriormente macchiato dal fatto che le “segnalazioni avverse” sono in buona parte prese dal VAERS, il sistema di segalazioni più volte abusato dai novax per esprimere le statistiche più strane in quanto per natura raccoglie segnalazioni, anche plurime, e non casi accertati.
Brilla il caso dell’anestesiologo Jim Laidler, antivaccinista pentito, che per dimostrare le modalità con cui i novax abusano del VAERS, ha segnalato e ottenuto la pubblicazione (per poi farla revocare), il fatto che il vaccino antinfluenzale gli avrebbe donato i superpoteri dell’Incredibile Hulk, inserendo tra gli effetti collaterali la pelle verde, i muscoli possenti e la superforza.
Jonathan A. Drezner, medico specializzato in cardiologia associata allo sport e caporedattore del British journal of sports medicine (Bjsm), ha spiegato al Washington Post che, secondo quanto riportato in due studi pubblicati sulla rivista scientifica Circulation, «il rischio di miocardite in seguito ai vaccini mRna è di circa 1 su 20.000», mentre il rischio di coinvolgimento cardiaco nei giovani atleti a causa dell’infezione da Covid-19 è di circa 1 su 200.
Unito al fatto che secondo Eugene Chung, professore all’Università del Michigan ed esperto di cardiologia sportiva, la notizia dell’incremento di “morti da miocardite da vaccino” nella comunità sportiva è ritenuta una fake news conclamata «e in questi studi non sono stati confermati casi dovuti al vaccino», possiamo quindi archiviare il tutto tra le fake news,
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