Ne uccide più il cocco che la spada: questo almeno secondo una di quelle statistiche che si gonfia, si gonfia ed evade dai confini della realtà che l’ha generata per diventare mitologia e leggenda.
E il mito della noce di cocco trucidatrice, causa di oltre 150 morti l’anno e dell’abolizione delle palme da cocco nelle spiagge del Queensland.
E la storia comincia ancora una volta dall’IgNobel, il “non Nobel” di cui abbiamo parlato in un recentissimo passato.
Parliamo dell’IgNobel, il “premo Ignobile” dato a ricercatori che con le loro buffe ricerche sono riusciti ad accendere in qualche modo l’interesse della scienza.
Premio elargito in una stanza buia illuminata da torce elettriche e personaggi coperti di stagnola, alla presenza di veri premi Nobel e una bambina di otto anni coi codini che se ti dilunghi ripete con vocina querula “per favore, ora taci, mi annoio”.
In uno studio basato su semplici dati statistici raccolti in quattro anni che il dottor Dr. Peter Barss ha pubblicato sulla rivista “Journal of Trauma”, titolato “Injuries Due to Falling Coconuts” (“Lesioni cagionate dalla caduta delle noci di cocco”), il medico ha evidenziato che in quattro anni il 2,5% dei pazienti ammessi in traumatologia ad Alotau, Milne Bay Province, Papua New Guinea erano stati feriti dalla caduta di una noce di cocco.
Di questi pazienti Barss ne descrive quattro: due hanno richiesto un intervento chirurgico, e due sono morti.
Statisticamente parlando Barss a questo punto aggiunse che, facendo delle proporzioni matematiche (enfasi: proporzioni matematiche) e calcolando due morti ogni quattro anni e due feriti gravi, riportando tale numero sul numero di abitanti di tutti i paesi che hanno coltivazioni di noci di cocco si arriverebbe ai 150 morti annui.
Cosa che ovviamente è al livello della statistica per cui se io mangio due polli al giorno e tu non mangi da settimane non è assolutamente vero che stai morendo di fame, la statistica dice che stai mangiando un pollo al giorno come me e se morirai è colpa tua e non della fame.
Nonostante Barss (autore di studi sulla mortalità causata da maiali, aguglie, mante e altre cause naturali) abbia dichiarato che simili incidenti sono davvero una cosa seria, ciò non gli ha impedito di vincere un IgNobel nella categoria “Studi che non possono/non dovrebbero essere replicati” ed essere criticato per l’uso inesatto della statistica.
Nonostante l’evidente errore di metodo, i magici 150 morti annui ipotizzati da Barss sono ascesi al rango di leggenda metropolitana e fatto immutabile della vita.
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