Navalny è morto in prigione nell’inferno di Vorkuta: per l’Unione Europea “Il regime russo l’unico responsabile”
Ne abbiamo parlato precedentemente: Navalny è morto in prigione. Del resto, anche escludendo al momento ogni teoria su eventuali avvelenamenti o cause “artificiali”, va detto che le sue condizioni carcerarie erano alquanto precarie.
Navalny è morto in prigione nell’inferno di Vorkuta: per l’Unione Europea “Il regime russo l’unico responsabile”
“Il carcere ha deciso di battere il record per compiacere Vladimir e le autorità di Mosca: mi hanno appena dato 15 giorni in una cella di punizione ed è la quarta volta in due mesi.” Aveva scritto Alexei Navalny, oppositore di Putin, il 14 febbraio alle 15.00.
Navalny è morto in prigione: per l’Unione Europea “Il regime russo l’unico responsabile”
Quando parliamo di morte in prigione dobbiamo anche capire quale prigione. Proprio nel periodo in cui le vicende giudiziarie dell’italiana Ilaria Salis ci ricordano la necessità di dare ad ogni accusato un giusto processo ed una dignitosa prigonia è assai difficile negare che a Navalny siano stati negati entrambi.
Navalny era detenuto dal 2021 in una colonia carceraria russa un tempo parte del sistema dei Gulag.
Una vera “prigione di ghiaccio” dove gli inverni raggiungono facilmente temperature fino a -50 gradi Celsius circa situato nelle prossimità della città di Vorkuta, la città più fredda e deprimente del continente.
Non a caso Vorkuta era uno dei gulag più grandi e più duri sin dai tempi di Stalin, tradizione proseguita fino a Navalny.
Diventa quindi secondario chiedersi se Navalny sia morto di trombosi come reclamato dalle autorità Russe, o sia morto per cause meno naturali: in condizioni precarie come quelle di Vorkuta, in condizioni pari al carcere duro e con punizioni arbitrarie la stessa sopravvivenza è un azzardo.
“L’Ue ritiene il regime russo l’unico responsabile di questa tragica morte“. Ha scritto X il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, aggiungendo che “I combattenti muoiono. Ma la lotta per la libertà non finisce mai”.
Come riporta RaiNews, è unanime la condanna dei capi di stato Europei.
La condanna dei capi di Stato Europei
“Il mondo ha perso un combattente il cui coraggio risuonerà attraverso le generazioni. Inorridita dalla morte del vincitore del Premio Sakharov, Alexei Navalny. La Russia gli ha tolto la libertà e la vita, ma non la sua dignità. La sua lotta per la democrazia continua a vivere. I nostri pensieri sono con sua moglie e i suoi figli”. Scrive su X la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.
“Il Governo sarà sempre a fianco di chi lotta per la democrazia, per la libertà di pensiero e per i diritti inalienabili di ogni essere umano. Sono molto colpito dalla morte di Alexey Navalny dopo anni di persecuzione in prigione, ci stringiamo alla sua famiglia e al popolo russo”. Aggiunge vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani
Aleksei Navalny è stato “brutalmente assassinato dal Cremlino”. Afferma il presidente lettone, Edgars Rinkevics.
La morte dell’oppositore russo a Putin è “una notizia terribile, un’enorme tragedia per i russi”. Dichiara il premier britannico, Rishi Sunak. “Come principale sostenitore della democrazia russa – ha aggiunto il premier – Navalny ha dimostrato un incredibile coraggio in tutta la sua vita. I miei pensieri vanno alla moglie e ai cittadini russi”.
Per il ministro degli esteri francese, Stéphane Séjourné, Nalvalny ha pagato con la vita la sua resistenza a un sistema basato sull’oppressione.
Navalny “ha pagato il suo coraggio con la vita”. Così ha commentato il cancelliere tedesco Olaf Scholz la notizia della morte dell’oppositore russo.
Alexei Navalny è stato ucciso” e il presidente russo, Vladimir Putin “dovrà rendere conto dei suoi crimini“. Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, durante la conferenza stampa congiunta con il cancelliere tedesco.
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