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Muore sua moglie ma lui non può fare causa perché ha sottoscritto Disney+: sarà davvero così?

Ci segnalano i nostri contatti titoli che parlano della storia di una donna morta in un parco Disney il cui marito non può fare causa perché ha sottoscritto Disney+. Ma sarà davvero così?

Spoiler: la vicenda è assai più complicata dei titoli. E sì, una sottoscrizione a Disney+ c’entra, ma non solo quella.

Muore sua moglie ma lui non può fare causa perché ha sottoscritto Disney+: sarà davvero così?

La storia parte l’anno scorso, quando i coniugi Piccolo decidono di comprare una vacanza per Disneyland acquistando i biglietti mediante l’account di Disney+ della consorte.

Segnatevi questa cosa, è importante. Ad Ottobre 2023 il duo si reca finalmente al Walt Disney World Resort in Florida, e si ferma a mangiare al Raglan Road Irish Pub, non di proprietà diretta Disney ma insistente nel Resort.

Secondo quanto riferito da Jeffrey Piccolo, nonostante la sua richiesta di rassicurazioni sugli ingredienti, lo staff del pub si è dimostrato negligente negando la presenza di ingredienti a cui la di lui consorte era allergica: la stessa in seguito è morta.

Muore sua moglie ma lui non può fare causa perché ha sottoscritto Disney+: sarà davvero così?

La causa? Proprio quegli ingredienti che non avrebbero dovuto esserci.

Jeffrey Piccolo decide di fare causa per la morte ingiusta, il nostro “danno tanatologico” a Disney, e qui la sorpresa.

Gli viene risposto che siccome i biglietti erano stati comprati con un account Disney+ e siccome i termini di servizio “avrebbero dovuto essere noti alla coppia” sin dalla prima iscrizione anni prima, si solleva un difetto di giurisdizione.

Cosa comporta?

Questo non comporta affatto che il maritonon può fare causa perché ha firmato la liberatoria abbonandosi a Disney+”.

Significa una serie di elementi che il portavoce della compagnia ha indicato, ovvero un difetto di giuridizione e un difetto di legittimazione passiva.

“Siamo profondamente addolorati per la perdita della famiglia e comprendiamo il loro dolore. Dato che questo ristorante non è né di proprietà né gestito dalla Disney, ci stiamo semplicemente difendendo dal tentativo dell’avvocato del querelante di includerci nella loro causa contro il ristorante”.

Dichiara il portavoce, e questo è il difetto di legittimazione passiva.

Sostanzialmente espone Disney, siccome il ristorante era nel Resort ma non era “del” resort, il signor Piccolo avrebbe dovuto citare il Raglan Road Irish Pub e non loro.

Inoltre, siccome tecnicamente i biglietti della coppia sono stati comprati dalla moglie usando un account Disney+, vale una regola contenuta nei termini di uso del servizio di streaming (ma nelle sue vesti di “intermediario venditore dei biglietti”) che deferisce le decisioni all’arbitrato.

Quindi Piccolo avrebbe dovuto a. citare il Raglan Road Irish Pub e b. qualora avesse deciso citare Disney, ricorrere all’arbitrato.

E in Italia?

Come ricordato dall’Avv. Angelo Greco, sostanzialmente (e fortunatamente) una simile clausola di esonero della responsabilità, sia pur mediante selezione del foro non è possibile.

Per capirci, potete tranquillamente comprare i vostri biglietti per il prossimo concerto di Angelina Mango e non trovereste nei termini e servizi di VivaTicket una clausola di esonero nel caso una transenna vi prenda in faccia.

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