Acchiappaclick

Morto un volontario del vaccino Astrazeneca in Brasile (che non aveva ricevuto la dose): giallo nel giallo

Un involontario titolo acchiappaclick da parte dell’ANSA nell’articolo inizialmente titolato “Morto un volontario del vaccino Astrazeneca in Brasile”.

Inizialmente perché quando la notizia è arrivata su Facebook ed è stata inevitabilmente screenata per la carnascialesca gioia di antivaccinisti, negazionisti COVID19 e quell’altro demografico pronto a gioire per la morte di un essere umano, sacrificato a quel Baal che è il loro personale bias di conferma, aveva effettivamente quel titolo.

Erano le ore 18:10:56 UTC dell’Ottobre 2020. Di lì, la notizia, come un virus, ha continuato a mutare.

Nella prima revisione il titolo era assistito dal laconico testo

Un volontario della sperimentazione clinica in Brasile di AstraZeneca/Oxford per il vaccino anti Covid-19 è morto. Lo riferisce la Reuters – ripresa dall’agenzia Bloomberg – citando l’autorità sanitaria brasiliana Anvisa e l’università federale di San Paolo che contribuisce a coordinare la fase 3 della sperimentazione nel Paese sudamericano.

All’incirca un’ora dopo, alle ore 19:15 UTC (aggiungere due ore per ottenere l’ora locale Italiana), il testo è stato aggiornato

Un volontario della sperimentazione clinica in Brasile di AstraZeneca/Oxford per il vaccino anti Covid-19 è morto. Lo riferisce la Reuters – ripresa dall’agenzia Bloomberg – citando l’autorità sanitaria brasiliana Anvisa e l’università federale di San Paolo che contribuisce a coordinare la fase 3 della sperimentazione nel Paese sudamericano.

Il volontario si era iscreitto per la sperimentazione ma non aveva ancora ricevuto la dose. Lo riferisce Bloomberg citando una fonte vicina al dossier.

[…]

Le valutazioni effettuate “non hanno condotto ad alcuna preoccupazione in merito alla continuazione dello studio in corso” per la sperimentazione del vaccino. Lo afferma la multinazionale AstraZeneca che sta sviluppando il vaccino anti-Covid in collaborazione con l’Università di Oxford e la Irbm di Pomezia, in riferimento alla notizia – poi smentita – della morte di un volontario coinvolto nella sperimentazione. Attualmente sono in corso i finali test di fase 3 su questo candidato vaccino.

E il titolo mutato in

“Morto un volontario del vaccino Astrazeneca in Brasile ma è giallo, non aveva ricevuto la dose

Con tanto di sottopancia a ulteriormente precisare un riscontro essenziale per mutare il senso dell’intera notizia.

Il “nuovo” titolo

Complice però il fatto che Facebook conserva le anteprime dei link come vengono inizialmente generati e condivisi sino alla loro modifica ulteriore e successiva, per un ragguardevole tasso di tempo sulla pagina di ANSA è comparsa la screen della prima versione.

Nessuno di coloro che hanno condiviso il solo titolo quindi assecondando una narrazione beceramente antivaccinista ha avuto modo di appurare che si tratterebbe della morte accidentale, o meglio sfornita del qualsivoglia nesso eziologico con la vaccinazione che non è mai stata effettuata, di un soggetto del campione di controllo.

Quelli che ricevono un placebo, letteralmente “acqua e zucchero”, sostanze innocue, per fargli proseguire il test rendendo impossibile capire chi è vaccinato e chi no e avere risultati certi, definiti e non modificabili in alcun modo da terzi interessati fino alla fine.

Quelli che il vaccino neppure l’hanno mai visto da vicino.

L’agenzia per il farmaco locale ha proseguito quindi le sperimentazioni poiché

«non ci sono state preoccupazioni sulla sicurezza della sperimentazione clinica».

Ma ormai il danno era fatto: le azioni di Astrazeneca sono crollate dell’1,7% in poche ore, l’antivaccinismo militante in sala COVID19 avrà un intera faretra di materiale per costruire nei prossimi giorni bufale sempre più oltraggiose che ci toccherà smontare e l’infodemia continuerà a crescere.

La morale della storia

Spesso ci rimproverate del fatto che non siamo sempre celeri nel dare una notizia. Anche questa ce la siamo “trattenuta” lasciando al nostro admin il compito di postare una screen sui social per placare gli anime.

Perché l’informazione non è un fast food, non può e lo deve essere.

Se la gente si accalca alle porte del tuo giornale sbattendo la porta e urlando “I want to know, vorrei sapere!” con un tono a metà tra l’Adrian della famosa serie televisiva e Germano Mosconi, il compianto, che inveisce contro il “mona che batte la porta” suo mortale nemico, è perfettamente giusto dire loro che possono anche sfondarla quella porta, possono accamparsi, possono urlare e minacciare di smettere di seguirti, ma avranno la notizia quando ci sarà una notizia da dare.

Le notizie sono come Gandalf nel Signore degli Anelli: non arrivano mai in anticipo né in ritardo. Arrivano quando è giusto che lo facciano, quando sono pervenuti tutti gli elementi costitutivi della notizia e mai un attimo prima.

Bisogna sapere il come, il dove, il quando, il perché, il chi ed il cosa.

Cedere alla grande attenzione mediatica sul COVID19 e dare una notizia incompleta è un rischio: certo, puoi placare gli animi e la curiosità.

Ma puoi finire ad assumerti la responsabilità morale di aver dato al fuoco dell’Infodemia un tizzone ardente che hai buttato via per placare la folla e che la folla ha lanciato in un falò che ora sta incendiando il mondo.

Ed in questo momento non ne abbiamo bisogno.

 

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