Ci lascia ad 81 anni, dopo una lunga malattia Sir Clive Sinclair. Il suo nome dirà molto a chi era un appassionato di elettronica negli anni ’80, ma forse la sua creazione più famosa dirà di più.
Parliamo dello ZX Spectrum.
Ma prima ancora parliamo dei suoi antenati storici, lo ZX80 e lo ZX81. La risposta che l’allora Clive Sinclair (divenne Sir Clive Sinclair grazie alle sue creazioni) diede ad un mercato dominato dai “Grandi Tre”: il Commodore VIC20 (seguito dal suo successore, il Commodore 64), l’Apple II e il Tandy RadioShack TRS-80.
Un mondo in cui si cominciava a cercare di dare computer per hobbisti a prezzi contenuti: ma contenuti per gli standard attuali. Il VIC20 al lancio costava 300 dollari circa, ai quali dovevi aggiungere il costo di floppy e/o lettore magnetico (Datassette) dedicato.
Sir Clive Sinclair sognò un computer che anche il più spiantato dei ragazzini poteva permettersi: un ZX80 costava 79 sterline in kit di montaggio (99 già assemblato), con un sintonizzatore TV per essere utilizzabile con televisori domestici e in grado di leggere e salvare su normali mangianastri (soluzione non sconosciuta nel mondo dell’informatica dell’epoca) e uno slot di espansioni. Nonostante la tastiera a membrana quasi inutilizzabile, il modesto case di plastica tenuto assieme da mollettine plastiche e la suscettibilità della lettura di giochi e programmi al volume del mangianastri, il computer riuscì nel suo obiettivo.
Solo un anno dopo Clive Sinclair mise in vendita non solo il più famoso ZX81, ma kit di espansione per trasformare i ZX80 in commercio nel nuovo modello cambiando una ROM e la membrana superiore della tastiera.
Ma la fama, la gloria e il titolo di “Sir” arrivarono con lo ZX Spectrum.
Piccolo, dotato di una tastiera “chicklet” (con tasti di gomma a forma di gomme da masticare), poco più di uno ZX con suono (di bassa qualità) e colori (otto) aveva comunque dalla sua un prezzo infimo rispetto al rivale Commodore 64 e la possibilità di aggiungere joystick e memoria mediante espansione.
Fu lo Spectrum a portare l’intera serie all’attenzione del pubblico, creando un ricco mercato di giochi su cassetta e dando al suo creatore il titolo di baronetto.
Non tutti i prodotti di Sir Clive uscirono col buco: tra le sue invenzioni, create per il gusto della creazione stessa, il C5 fallì tragicamente.
Un veicolo, poco più che un basso triciclo a batteria, che non ebbe mai successo a causa dell’essere basso, troppo per essere avvistato dalle automobili in corsa, e con un abitacolo non protetto, arrivato quando Sinclair vendette la produzione di computer ad Amstrad.
Parimenti poco recepito fu il Sinclair TV-80, un piccolo televisore portatile ottenuto con un tubo catodico particolare ed una lente di ingrandimento incorporata per rendere l’immagine visibile, insidiato dall’arrivo dei primi TV portatili con monitor LCD di Casio.
Sir Clive Sinclair utilizzò di rado le sue creazioni: le interviste rendono l’immagine di un uomo che non amava usare computer, o anche solo calcolatrici. Che amava creare solo per il gusto dell’invenzione, la ricchezza un piacevole effetto collaterale.
Gli sopravvivono la figlia Belinda, i figli Crispin e Bartholomew, cinque nipoti e due pronipoti.
Nonché una pletora di cloni del Sinclair Spectrum, proprio perché semplice ed economico facile da clonare e replicare ed in tal guisa diffuso in diversi mercati dell’area ex sovietica, e lo Spectrum Next, riproduzione moderna dello Spectrum perfettamente retrocompatibile con lo stesso e pronto a mantenere l’eterno derby Sinclair/Commodore col Commodore 64 Ultimate, riproduzione moderna del suo storico rivale.
Non stupirà sapere che di entrambi sono ancora disponibili ricambi e accessori: un testamento al fatto che Sir Clive Sinclair sia riuscito a ottenere una forma di immortalità.
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