Morto Leonardo del Vecchio, fondatore di Luxottica
Leonardo del Vecchio era un’incarnazione tipica e atipica del sogno italiano al tempo stesso. Tipica perché, di umilissime origini, egli incarnava il sogno della persona umile che col duro lavoro può raggiungere le vette più altre. Sogno questo, tipico dell’epoca della ricostruzione post-bellica.
Atipica perché, in un’imprenditoria italiana spesso “familista”, ricca di imprese a conduzione familiare con un sapere tramandato di mano in mano, Leonardo del Vecchio è stato un vero e proprio “self-made man”. L’uomo che si è costruito da solo prima di costruire la sua grande opera.
Parliamo dunque di un self made man, fondatore di Luxottica e presidente di EssilorLuxottica, morto a 86 anni.
Leonardo Del Vecchio, il self made man
Il patron di Luxottica, Leonardo Del Vecchio nasce a Milano da genitori immigrati dal meridione in cerca di lavoro nel 1935. Diventa prestissimo orfano di padre. Ultimo di quattro figli, la madre in estrema povertà viene costretta ad affidare quel figlio col cognome paterno al Collegio dei Martinitt.
Orfanotrofio questo punto di riferimento per colmare il bisogno di sostegno ed educazione dei minori senza famiglia, che ha cresciuto anche altre eccellenze come Bianchi e Rizzoli.
Leonardo Del Vecchio ha sempre insistito sul fatto che non si può capire, né spiegare, il dolore di chi cresce senza una famiglia.
Ma quel dolore nelle sue mani diventa forza. A quattordici anni diventa garzone per la Johnson, fabbrica di incisione coppe e medaglie. Viene spinto a studiare design e incisione all’Accademia di Brera proprio dai suoi datori di lavoro, che ne riconoscono il grande talento.
Dopo anni di studi serali perviene al suo sogno: apre ad Agordo una bottega artigiana, diventata poi Luxottica. E lo fa approfittando di agevolazioni per le industrie che consentivano di ottenere terreni gratis a chi volesse impiantare produzioni.
Arriviamo così all’altra intuzione geniale di Del Vecchio: passa nel 1971 dalla produzione conto terzi alla realizzazione di occhiali finiti, comprendendo e realizzando i processi industriali del “capitalismo a prato basso”.
Le due gambe dell’impero Luxottica
Luxottica fonda la sua solidità su due grandi elementi: investire nei negozi di proprietà e investire nei marchi, senza mai trascurare però il resto dell’indotto.
Da un’azienda di quattordici dipendenti Luxottica diventa così una multinazionale con sottoscrizioni azionarie aperte anche agli ormai numerossisimi dipendenti.
Se c’è una cosa che però Del Vecchio ha imparato è che nel mercato del lavoro non puoi permetterti l’immobilismo. Chi si ferma, verrà sempre sorpassato dagli altri.
La ditta continua a crescere, incamerando, assorbendo e creando nuovi marchi e identità iconiche.
Se avete degli occhiali addosso, assai probabilmente sono un prodotto Luxottica.
A Luxottica fanno capo gli iconici marchi Rayban, Oakley, Persol e molteplici altri, sia in proprietà che in licenza. La fusione col gruppo Essilor ha reso EssilorLuxottica il principale attore del settore delle montature da vista e da sole.
Del Vecchio ha così cementato una posizione perseguita negli anni, senza mai negarsi alle modernità.
Pensate a come i Rayban siano passati da storico marchio e icona del vintage alla fusione col Metaverso. Gli occhiali “smart” Rayban, collegati ai social, sono l’incarnazione di quel futuro che diventa passato e torna a fare cerchio.
Il necrologio
È arrivato il momento dell’estremo saluto per Del Vecchio, morto di polmonite non legata a COVID.
Imprenditore che al pari di Vichi ha portato alta la bandiera del Made in Italy in un settore. Ma anche uomo che ha portato alta la bandiera di Italia in tutto il mondo, tutti i continenti, ovunque servano occhiali.
“Leonardo Del Vecchio è stato un grande italiano”, ha scritto il commissario europeo Paolo Gentiloni in un tweet riportato da ANSA.”La sua storia, dall’orfanotrofio alla guida di un impero economico, sembra una storia di altri tempi. Ma è un esempio per oggi e domani”.
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