Allarme monkeypox: il vaiolo delle scimmie. Naturalmente siamo freschi di pandemia COVID19, abbiamo tutti il morale azzerato e i nervi a fior di pelle.
Un allarme andrebbe trattato con cura, eppure scattiamo come molle al primo allarme, come quello del monkeypox.
Il Vaiolo delle Scimmie è una malattia simile al vaiolo umano il cui serbatoio naturale sono roditori e primati.
Da cui, appunto, il nome di “vaiolo delle scimmie”. È quindi solitamente legata a viaggi dove tali animali dimorano: santuari per la cura di primati, le zone naturali dell’Africa Centrale, con manifestazioni dove vengono importati animali o dove turisti e viaggiatori portano “il regalino” da casa.
È una malattia c.d. “autolimitante”, al contrario dell’immondamente contagioso COVID19 richiede un contatto stretto e la maggior parte delle persone guarisce completamente in poche settimane, manifestando sintomi simili alla varicella, una visibile eruzione cutanea (simile a sifilide, herpes, morbillo), febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, linfonodi ingrossati, brividi e stanchezza.
Siamo ad una trentina di casi in Europa, sparsi tra Regno Unito, Portogallo e Spagna.
Peraltro con un “caso nel caso” che ha riportato indietro l’informazione medica agli anni dell’AIDS: la grossolana interpretazione di un comunicato delle autorità del Regno Unito, che si limitava a far notare che alcuni dei nove casi avevano avuto rapporti sessuali con uomini ha ingenerato la fake news che il monkeypox fosse una malattia sessualmente trasmissibile legata al sesso tra uomini.
Il Vaiolo delle Scimmie non è una malattia a trasmissione sessuale: il sesso è semplicemente una attività, in ogni caso, che mantiene dei soggetti in stretto contatto e il comunicato evidenziava il caso che aveva portato un potenziale gruppo di soggetti a contrarre la malattia chiedendo controlli, fine.
Un’altra nota fake news collega (ovviamente) il monkeypox al vaccino COVID19. Variante della fake news del “Vaccino che contiene embrioni di scimmia”, la bufala contiene elementi antiscientifici che confondono coltura con elemento costitutivo, vettore virale con virus, e postulerebbero un orthopoxvirus entrare nel frammento di mRNA parziale rappresentazione di un Coronavirus. Letteralmente come dichiarare che in una zampa di scimmia ci possa essere un Ussaro armato.
Un’ulteriore problema è che molti degli ultimi contagiati non hanno avuto contatti coi precedenti, e non emerge una storia di viaggi da località dove il Monkeypox è endemico.
Bisognerà quindi ricostruire i contatti e tutto il resto, esaminando la catena di trasmissione senza allarmismi.
Peraltro la vaccinazione antivaiolosa è efficace contro il vaiolo delle scimmie: se non fosse che il vaiolo, per molti di noi, è solo un ricordo.
E lasciamo alla comunità scientifica l’onere di deliberare se continuerà ad esserlo, sperando di sì.
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