Minacce a Toti sui social da un lato e un brutto risveglio per la comunità novax.
Comunità che abbiamo messo più volte in guardia, e non per “discriminazione discriminante” (cosa che ci è stata scritta davvero…) e “perché create polarizzazione nella società mettendoci in cattiva luce”. Ma perché l’anonimato su Internet non esiste.
L’hanno scoperto a loro spese gli utenti di gruppi Telegram dediti a scambiarsi minacce e molestie a giornalisti, medici e politici per poi ripubblicarle tra di loro, indagati per terrorismo.
Se ne sono accorti a loro spese gli utenti di chat dove ci si scambiavano consigli su come portare armi bianche e organizzare disordini, svegliati dalle perquisizioni della DIGOS.
L’hanno capito gli avventori di un gruppo inglese di simile indirizzo, che una bella mattina hanno visto tutti i loro post, compresi quelli dove invitavano ad usare balestre contro la campagna vaccinale e dedicarsi ad atti di vandalismo sulle vetture dei medici, pubblicati in prima pagina sui giornali locali.
Era ovvio: sui social, sulle chat, l’anonimato non esiste. L’ha imparato a sue spese un 36enne, denunciato per minacce a Toti sui social.
“Se non hai nulla di buono da dire, è meglio il silenzio”, recita un noto proverbio che qualcuno avrebbe dovuto tenere a cuore.
“Io ti sbudello!”, “Se ti becco ti do tante di quelle mazzate…”, “Quante botte ti darei…”
Sono solo alcune delle affermazioni che un 36enne ha rivolto a Toti, governatore della Liguria.
Il giovane, con l’hobby del canto e delle arti marziali, aveva deciso di aggiungere un altro passatempo ai suoi.
Per oltre un mese, con dedizione assoluta, si era dedicato all’hobby poco edificante di inviare minacce di morte e violenze all’indirizzo del governatore della Liguria, venendo quindi indagato e identificato nel corso dell’operazione “Web Haters”.
Dopo il sequestro dei suoi mezzi di comunicazione e dei suoi profili social, dovrà verosimilmente cambiare hobby.
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