Tutti avrete letto da ragazzini dei millenaristi nel Medioevo, del grido “Mille e non più mille”, ovvero l’idea che tra le infinite distorsioni che affrontiamo parlando del Medioevo, come l’inesistente ius primae noctis ci siano stati anche orde di “protocomplottisti” o fanatici religiosi pronti ad immolarsi o ad attendere la fine arrivato l’anno mille.
Il problema è che molti dei presunti millenaristi neppure sapevano in che anno vivevano.
La storia non storia dei Millenaristi parte dai testi di Rodolfo il Glabro, redatti però quando l’anno mille era già passato, che parlava di incertezze e segni apocalittici nelle sue Cronache dell’Anno Mille, ma registrati nel 1048, ovvero una cinquantina di anni fuori tempo massimo.
In realtà la maggior parte della popolazione contava il tempo a partire dalle dinastie reali (“tot anni dall’inizio del regno di X”, “tot anni dalla signoria di Y”…) e per cicli quindicinali (la c.d. indizione).
Quando persino l’inizio dell’anno veniva fatto risalire a diversi giorni della vita del Cristo, il calendario era sin troppo incerto per avere dei millenaristi in grado anche solo di individuare “il giorno dell’Apocalisse”.
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