Migranti in fuga da zone violente negli Stati Uniti anche senza autorizzazione

Un meme virale confonde la legalita ‘di entrare negli Stati Uniti’ con la richiesta di asilo.

Una convenzione delle Nazioni Unite del 1951 offre ai migranti in fuga dalla violenza nei loro paesi d’origine il diritto legale di entrare negli Stati Uniti.

Questo quello affermato dal meme, che è però inesatto. È infatti illegale entrare o risiedere negli Stati Uniti senza autorizzazione o documentazione adeguata, indipendentemente dalle circostanze da cui un migrante è fuggito. Con una sentenza del giugno 2018, da parte del Procuratore Generale degli Stati Uniti, è improbabile che la fuga dalla violenza possa costituire la base per la domanda di asilo negli Stati Uniti.

L’origine della bufala

Nell’autunno del 2018, le polemiche scatenate dalla Migrant Caravan, che viaggiava dall’Honduras verso il confine meridionale degli Stati Uniti, hanno provocato la diffusione virale di tante bufale.

L’attenzione dell’opinione pubblica si è concentrata anche sulle circostanze personali di alcuni dei migranti e sulle loro motivazioni che li spingono negli Stati Uniti. Il Guatemala, e il Salvador e Honduras sono paesi dalla violenza dilagante legata alle bande e al traffico di droga, con uno dei più alti tassi di omicidi nel mondo.

Nel giugno 2018, il Council on Foreign Relations, un think tank con una particolare attenzione agli affari internazionali, ha scritto di questa crisi che:

Decine di migliaia di salvadoregni, guatemaltechi e honduregni, molti dei quali minori non accompagnati, sono arrivati negli Stati Uniti negli ultimi anni, in cerca di asilo dalle violenze della regione. I loro paesi, che formano una regione conosciuta come il Triangolo del Nord, sono stati scossi dalle guerre civili negli anni ’80, lasciando un retaggio di violenze e istituzioni fragili.

La regione rimane minacciata dalla corruzione, dal traffico di droga e dalla violenza delle bande nonostante la polizia e le riforme giudiziarie. Mentre gli Stati Uniti hanno fornito ai tre governi miliardi di dollari di aiuti nell’ultimo decennio, alcuni analisti ritengono che le politiche di immigrazione degli Stati Uniti abbiano aggravato le minacce alla sicurezza regionale.

In tale contesto, gli osservatori simpatizzanti della Migrant Caravan hanno iniziato a condividere un meme che cercava di respingere un’affermazione di chi si opponevano al diritto dei migranti di entrare negli Stati Uniti: ovvero che le azioni dei migranti erano illegali.

Il meme

Il 22 ottobre, il Consiglio generale della Chiesa e della Società della United Methodist Church, una delle più grandi confessioni cristiane degli Stati Uniti, ha pubblicato su Facebook il seguente meme:

Mito: attraversare una frontiera senza una corretta autorizzazione e documentazione è un atto illegale.

Realtà: la Convenzione di Ginevra, istituita dopo la seconda guerra mondiale, offre ai migranti che fuggono dalla violenza il diritto di entrare legalmente.

Il giorno seguente, il meme è stato ulteriormente promosso (in un formato modificato) dalla pagina Facebook di sinistra “The Other 98%”.

La confusione però nasce dal fatto che esto recita:

Qualsiasi straniero fisicamente presente negli Stati Uniti o che arriva negli Stati Uniti (…), indipendentemente dallo status di tale straniero, può chiedere asilo in conformità con questa sezione o, ove applicabile, la sezione 1225 (b) del presente titolo.

La frase chiave è “indipendentemente dallo status di tale straniero”. Ciò significa che, sia che un migrante entri o sia presente negli Stati Uniti legalmente o illegalmente, ha comunque il diritto, in base al diritto internazionale e statunitense, di chiedere asilo e di rimanere nel Stati Uniti mentre la loro applicazione è in fase di elaborazione.

Quindi il meme è alquanto impreciso. Innanzitutto, non è un “mito” che l’ingresso negli Stati Uniti “senza una corretta autorizzazione e documentazione” sia illegale. È illegale, per definizione. Ma quando si parla di asilo, il punto è che se un rifugiato è entrato nel paese legalmente o illegalmente non incide sul loro diritto di chiedere asilo.

In rete è conosciuto come “Lo Sbufalatore” e nel mondo del lavoro è un Data Analyst, SEO, Social Specialist ed esperto in Tag Container (Google Analytics, Act Commander, AT Internet, Trackingbox, Google Tag Manager, Adform, Data Studio), capacità che oggi gli consentono di vivere il mondo social con le sue facoltà di debunker, una passione che nel 2014 si è tradotta con l’apertura di Bufale.net (il più importante servizio in Italia contro le fake-news e scuola di debunking), una realtà gratuita di verifica delle fonti alla quale collaborano, nel tempo libero, altri liberi cittadini che condividono la stessa passione al di là di ogni appartenenza politica e sociale.

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