Ci segnalano i nostri contatti un post secondo cui non sarebbe possibile ammettere che bambino può morire di freddo a 12 gradi centigradi. Siccome “i beduini nel deserto” dichiara il post, sarebbero in grado di vivere a meno -4 gradi, le morti per ipotermia denunciate da UNICEF non sarebbero possibili.
Ci dispiace, non tanto per chi ha condiviso quella teoria, ma per i bambini suddetti, ma è possibile morire di ipotermia a dieci gradi circa.
Chi ha intenzione di contestare questo articolo prima di osare impugnare la tastiera e scrivere solo due righe contro il suo autore, faccia un esperimento. Si spogli completamente nudo e corra in strada con una temperatura massima di dodici gradi.
Se sente i primi brividi non si muova.
Quando comincia ad avvertire strani sudori apparentemente incompatibili col freddo che sta provando, non si muova. Se si muove ha perso
Quando la sua pelle perde colore, comicia ad essere avvolto da una strana sonnolenza, la sua mente (invero abbastanza confusa, se ha anche solo pensato di criticarci per questo scritto) comincia a perdersi nella confusione, non si muova di lì.
Si addormenti e il suo obitorio dimostrerà che si può morire di ipotermia anche a dodici gradi, specialmente col vento che sottrare ulteriore calore corporeo, senza un riparo o panni per coprirsi.
Tutti benefici che ovviamente un profugo non ha.
Un “beduino nel deserto” ha a disposizione le Bayt Ash Shar’r, le “Tende Nere”, quanto di più simile possa esistere al mondo ad una moderna tenda termica: deve il suo nome alla sua struttura a strati, come quella di un moderno infisso.
Uno strato esterno è di lana di capra, cammello e pecora tinta di nero, da cui il suo nome, seguita da strati di vari teli, e munita di sacchi a pelo, coperte e focolari. Una “Tenda Nera” è notoriamente fresca di estate e calda di inverno, sorvegliata come un tesoro e solo la volontà del capofamiglia può consentire ad un estraneo di essere accolto nella “Tenda Nera” o usufruire di una Tenda Nera messa a disposizione dei viandanti per necessità.
Ovviamente, ci pensi due volte prima di dar via l’unica cosa che di fatto ti tiene vivo.
I bambini sono particolarmente sensibili all’ipotermia, più degli adulti: essi perdono calore velocemente, e specie in condizioni disagevoli, al pari dei malati una prolungata esposizione a temperature dai 13 ai 16 gradi potrebbe essere causa di ipotermia.
Figurarsi una decina di gradi in un campo profughi senza risorse, anche alimentari o di vestiario, adeguate, e figurarsi non contando l’escursione termica e l’umidità delle fredde notti invernali, che sottraggono calore corporeo.
Pare assurdo dover, con Natale ancora caldo, parlare di ipotermia quando celebriamo Gesù nato in una stalla e scaldato dal Bue e dall’Asinello: anche la Santa Madonna e San Giuseppe, una fanciulla di Nazareth priva dell’istruzione di cui noi moderni ci gloriamo e un umile carpentiere di quelle terre, avevano la saggezza di capire che senza il calore del fiato del bue e dell’asinello Gesù sarebbe tornato alla Casa del Padre prima del 33 d.C. necessario al compimento delle Profezie.
Ma così accade.
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