Mi chiamo Giorgia Linardi e guadagno 5000 euro al mese! è il tipico esempio di tutto quello che c’è di morbosamente sbagliato nella cultura del meme.
Siamo di fronte a creazioni il cui scopo non è fare luce sulla verità, ma indinniare le folle.
Ed indinniare un particolare tipo di folla, il patriotta somarista. Personalità che, per essere descritta, richiederebbe ben più di un pezzo di 300-600 battute, ma del quale ci interessa solo una particolare attenzione al pauperismo ipocrita.
Sostanzialmente, chi diffonde questi meme desidera il denaro, ma si fa vanto, da San Francesco dell’Ipocrisia, di accusare il suo nemico di desiderare i soldi più di lui.
Perché il cellulare da cui verga le sue calunnie non costerà certo due spicci, eppure eccolo lì fare da sentinella accusando chiunque abbia denaro di essere un essere malvagio. E se questo denaro non c’è, ecco che lo si inventa.
… mi chiamo Giorgia Linardi e di mestiere faccio la portavoce volontaria della Sea Watch… a solo 5000 euro al mese
Il meme è composto nell’abominevole linguaggio tipico ai meme ed ai disegni dei bambini delle scuole primarie non troppo svegli.
Una foto di un soggetto contro cui scagliare odio e livore, al quale si mettono in bocca frasi in un linguaggio semplice, sgrammaticato e alla portata del primo indinniato che passa. Esattamente come in un infantile disegnino il piccolo artista metterebbe dei pensieri in bocca al Sole, alle casette ed ad altri pittoreschi personaggi.
Peccato per il creatore di questo meme che sia tutto falso.
Se ne occuparono in passato i nostri colleghi di BUTAC e recentemente AGI, il secondo aggiungendo gli ulteriori dettagli elassi e, a nostro parere, chiudendo definitivamente ed in modo dirompente la questione.
Ma partiamo dall’inizio, come giustamente ha fatto BUTAC.
Giorgia Linardi non fa di mestiere la portavoce, e questa è la prima falsità.
Giorgia Linardi è consulente legale e incaricata per le Relazioni verso l’Esterno per Sea Watch.
Sapete, di quanto i patrioti somaristi da tastiera odino gli avvocati ne abbiamo già parlato quando abbiamo scoperto la loro crociata contro i professionisti che si occupano di diritto dell’immigrazione accusati, udite udite, di essere addirittura pagati per fare il loro lavoro. Scoprire che tale disprezzo si estende ai consulenti legali non ci sorpende.
Già quindi derubricare un consulente legale a “umile portavoce” per asserire con falso pauperismo che ogni soldo che il suo onorario comprende sia immeritato è un intollerabile ed inescusabile attacco personale.
Tanto basterebbe a dichiarare che, come giustamente ricorda BUTAC, un consulente legale in esclusiva non puoi pagarlo in sputi e spiccioli di legno, ma attenzione, scavando più in profondità scopriamo che
L’origine della seconda parte della bufala è la stessa della sempiterna bufala degli immigrati che ricevono 35 euro al mese.
Sostanzialmente una voluta e cosciente confusione tra piani. Nel primo caso, i nostri amici patriotti da tastiera, dopo aver scoperto che mediamente per dare un tetto, due pasti caldi ed un cambio d’abiti ad un poveretto ci vogliono una 30ina di euro, decisero di dichiarare convinti che “Gli danno i soldi!!”.
In questo caso i 5000 euro nascono dalle somme stanziate per l’intero ufficio del portavoce.
Leggete ora l’estratto di AGI, è importante per il seguito
Ma c’è anche un 4,5% destinato al “team italiano”, che dovrebbe essere composto dalla sola portavoce: 62.815,17 euro. Se la cifra fosse divisa per 12 mensilità, significherebbe 5.234 euro ogni trenta giorni. E qui la bufala prende corpo. Peccato che sbagli sia il conto delle spese sia un paio di operazioni aritmetiche.
Il rendiconto di SeaWatch in Italia va da gennaio a settembre 2018, nove mesi. Quindi la spesa mensile sarebbe di 6.979,46 euro. Allora Giorgia Linardi prende ancora di più di quel che si dice? No. I fondi destinati al team italiano non vanno tutti alla portavoce. Lo stesso articolo di Libero, pur facendo cenno nel titolo (tra virgolette) a una “paga stellare”, afferma che i 5.000 euro (che in realtà sono 6.979,46) sono “sicuramente un’esagerazione”, perché includono “spese per i viaggi, i telefoni e altro”. Non è un’ipotesi: anche questo è scritto nel documento di SeaWatch.
La voce principale riguarda “il personale” che fornisce “servizi esterni”: 26.159 euro (cioè poco più di 2900 euro al mese). Poi ci sono i costi “operativi e tecnici”: quasi 24.400 euro. In nove mesi sono poi stati spesi 6.824 euro in voli aerei, 2.204 in telecomunicazioni, 1.509 in “altri costi di viaggio”, 746 euro per cibo e bevande, 892 euro per “ufficio e backoffice”, 90 euro in cancelleria. Quei 5.000 euro (che in realtà sono 6.979,46) sono quindi la cifra necessaria per mantenere l’attività di SeaWatch in Italia e non lo stipendio di Giorgia Linardi.
Anche in questo caso, si prende l’intera somma necessaria per gestire l’intero ufficio del portavoce e si dichiara che essa sia il fantomatico stipendio del consulente e responsabile per le comunicazioni.
Vi farò un esempio perché chi tra voi non è in totale ed assoluta malafede capisca: immaginate che una ditta metta nel suo bilancio per le comunicazioni 5000 euro.
Con questo bilancio compra cancelleria (perché sapete, carta, penna, inchiostro e toner non si comprano da soli, né con bigliettini che ti stampi apposta per farlo), paga le stamperie che si occupano di produrre opuscoli e materiale, paga il personale interno e una parte va, naturalmente, in onorari per i consulenti e il coordinatore.
Arriva un tizio e dice che il povero professionista in realtà è una figura coincidente con l’intera macchina amministrativa, quindi un cyborg futuristico dotato di toner, computer, stampante e mezzi di trasporto, e questo fantastico Transformer guadagna 5000 euro al mese.
Non cominciate a vedere qualcosa di strano in questa bufala?
Ovviamente, avrete capito tutti che Mi chiamo Giorgia Linardi e guadagno 5000 euro al mese! è l’ennesimo meme costruito a tavolino per fini politici.
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