Editoriale

Meta cancella oltre mille account di propaganda: guerra alle “fonti russe”

Meta cancella oltre mille account di propaganda: la società ombrello che comprende Facebook, Instagram e Whatsapp ha deciso di continuare la battaglia alle “fonti russe”.

L’orda di improbabili account di disinformazione, spesso rivestiti dai volti all’apparenza legittimi ma inesistenti di personaggi e persone “affidabili”.

Abbiamo anche noi incontrato in questi mesi di guerra profili a dir poco sospetti. La “collega fact checker” Irina Kerimova ad esempio, personaggio uscito dal clone russo di una commedia di Sandra Bullock, insegnante di chitarra porta a porta (!?) convertita sulla via di Damasco al Putinismo militante. E, nella finzione narrativa, dalla Russia remunerata col ruolo di “Editore in capo” di una testata di Fact Checking pronta a rivelare le verità del Cremlino.

Riassunto delle puntate precedenti: le meraviglie delle fonti russe.

Ovviamente, una persona inesistente con un volto creato al computer, parte di una “fabbrica dei sogni allucinati” che nel corso dei mesi ci ha regalato di tutto.

E intendiamo letteralmente di tutto: ad esempio la malsana teoria per cui gli Ucraini abbiano a disposizione un esercito di mutanti invincibili e crudeli intrisi di vaccino e nazismo.

La fake news “biolaboratori segretissimi” (tratti da videogames e giochi da tavolo) dove i detti mutanti vengono creati somministrando i vaccini Pfizer ai soldati.

Improbabili testimonianze, ascese alla TV nazionale Russa con tanto di “esperti culturali” a dichiararne la veridicità di onnipotenti vaccinati che ribaltano carri armati a mani nude, stregoni naziebraici in grado di esercitare la “magia di Hollywood” per rendere le armi Ucraine maledette e in grado di fiaccare lo spirito e il corpo dei Russi.

La triste storia degli improbabili terroristi nazigay che attentano alla virilità dei giovani maschioni russi diffondendo foto di Hitler e videogiochi a tema LGBTQ.

La saga continua dei falsi profughi nazisti ucraini tatuati quotidianamente massacrati di botte da “liberatori russi” tra i festeggiamenti degli spasimanti di Putin in giro per il mondo.

Polpettoni complottistici a base di Zelensky spia russa analfabeta che redige roboanti e crudeli ordini esecutivi in una lingua che somiglia ad un russo sgrammaticato malamente tradotto con google in Ucraino.

Esiste, lì fuori, un indotto delle fake news e autentiche “fabbriche del troll” che non hanno neppure bisogno di potenti mezzi spionistici.

Basta semplicemente ramazzare le teorie del complotto più folli, squinternate, disagiate trovate nella rete e viralizzarle a colpi di bot e account creati allo scopo fino a piazzarle ovunque: qualcuno che ci crederà lo trovi.

Meta cancella oltre mille account di propaganda: guerra alle “fonti russe”

Per questo, come conferma ANSA, Meta

ha dichiarato di aver disabilitato 45 account Facebook e 1.037 su Instagram gestiti da una piattaforma di troll russa che prendeva di mira “politici, giornalisti, attori, celebrità e marchi commerciali di tutto il mondo” che supportano l’Ucraina.

Parliamo di centinaia di persone pagate per cliccare e condividere, in una specie di macchina del moto perpetuo che dalla fabbrica del troll “passa la palla” al complottista medio che, a quel punto il lavoro sudicio lo fa anche gratis per passione e piaggeria.

Già a marzo infatti si registrava una diffusione in ambienti complottistici delle “fonti russe”, creando quei punti di intersezione in cui l’interesse virale del complotto scivolava dalla Pandemia alla Guerra, con evidenti strizzate d’occhio ai novax e le “fonti Russe” pronti ad ammanire loro polpette avvelenate a base di Putin pronto a salvare l’occidente dalla Pandemia, dall’odiato vaccino e dall’Incredibile Pfizer, “tridosato” soldato crudele e nazista pronto a imporre l’agenda vaccinale.

Ma anche strizzate d’occhio alla “manosfera”, il mondo del maschilismo tossico e ultrafondamentalista già visto dalle parti di QAnon e altri agglomerati della Rete raggiunti dalle campagne di disinformazione che per Zuckerberg hanno una radice.

Agglomerati che la “banwave” di Meta cerca di rendere più difficili da raggiungere.

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