Ci segnalano un audio virale relativo all’allarme delle buste gialle.
Ragazze, questo è un messaggio importante! Stanno recapitando, a casaccio, delle buste gialle nella posta… nella buchetta della posta o comunque ve le consegnano a mano col postino… questo non ho certezza. Sono le buste, quelle che si usano…a volte… per mandare i pacchi per non farli rovinare… quelle che scoppiettano all’interno. Non le dovete aprire, che all’interno ci sono dei bigliettini che esplodono, che non uccidono ma creano delle ustioni. Già quattro donne sono state colpite così. Se vedete queste gialle, quelle che c’hanno le bollettine all’interno… l’avete capito che non so come si chiama, mi raccomando non le aprite, che sono affrancate esattamente come quelle della posta. So’ uguali, non notereste la differenza perché non vengono timbrate perché quando mandano i pacchi non le timbrano. Non le aprite, le mandano a casaccio. Non si sa mai.
Come sempre in queste catene c’è un fondo di verità, ma nascosto bene.
Si parla delle tre buste esplosive trovate a Roma, per le quali gli inquirenti stanno battendo la pista anarchica.
Ma come sempre, ogni notizia quando passa su WhatsApp diventa un allarmistico grido confuso.
Da un lato abbiamo quello che sappiamo
A rimanere ferite due delle destinatarie, una pensionata ex dipendente dell’Università del Sacro Cuore, abitante a Monte Mario, e una lavoratrice dell’Inail che ha aperto il pacco mentre era a casa in zona Fidene. La terza busta, destinata a una ex dipendente, epidemiologia, dell’Universita di Tor Vergata non è mai arrivata a destinazione ed è esplosa, primo episodio, nel centro di smistamento della posta di Fiumicino, ferendo leggermente un’impiegata. Più serie le condizioni della dipendente Inail che ha riportato ustioni su viso e mani guaribili in 30 giorni. Dai primi accertamenti, risulta che i plichi, probabilmente confezionati da un’unica mano e con i presunti mittenti noti alle destinatarie, sono praticamente identici. Non ci sarebbe alcun nesso tra le tre vittime (nessuna frequentazione personale e professionale) ma il sospetto che il gesto sia da ricondurre a una frangia antimilitarista anarchica appare fondato, anche in assenza di una rivendicazione. La prima donna, alla quale il pacco non è stato recapitato solo perchè esploso domenica sera tra le mani di un’impiegata dal Centro smistamento posta di Fiumicino (con ferite guaribili in 10 giorni), era una ex amministrativa dell’Università di Tor Vergata. L’ateneo nell’ottobre del 2019 ha stipulato un accordo attuativo con l’Aeronautica Militare “sull’organizzazione di iniziative congiunte scientifiche e tecniche per promuovere la trasformazione digitale del settore aeronautico”.
Con un possibile legame con l’azione di una frangia antimilitarista anarchica.
Dall’altro lato abbiamo un audio virale che aumenta il numero delle vittime e paventa un nuovo Unabomber armato di buste di carta scoppiettina.
Taceremo sul fatto che “l’esperto di ballistica” improvvisato che legge l’appello sembri ignorare che non esistono francobolli senza annullo, a meno che non si tratti dei talloncini già stampati, e propone di considerare ogni busta gialla un ordigno in quanto tale lanciandosi in ricostruzioni di improbabili esplosivi non descritti dall’autorità.
Ovviamente, un pacco imprevisto da mittente anonimo va sempre trattato con cura. Sempre. Mai accettare cose da sconosciuti.
Ma da questo ad anticipare le indagini della polizia suscitando allarmismi no.
La struttura dell’audio è la stessa con cui negli anni passati nascevano le leggende metropolitane: educare la popolazione a mettere buone pratiche in cantiere mediante la paura.
Ma dovremmo essere più evoluti di così, no? Educare con la responsabilità, non la paura.
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