Sedersi in cattedra può essere d’uopo, quando un complottista le “studia” tutte pur di portare avanti la sua non-battaglia. Oggi i nostri lettori ci regalano una nuova segnalazione sul tema dei vaccini e ci fanno notare che i mendicanti del web alzano la posta proponendo post che mettono sullo stesso piano il criminale di guerra Josef Mengele e Roberto Speranza, Ministro della Salute dell’attuale governo Conte che giusto ieri è stato citato dall’Adnkronos per aver parlato di una partenza su base volontaria nella campagna di vaccinazione anti-Covid con il fine di raggiungere l’immunità di gregge.
Mengele, il demone dei vaccini. Notate una certa somiglianza con qualcuno di nostra conoscenza?
Disotterrare Josef Mengele per paragonarlo a Roberto Speranza e con questo pretesto terrorizzare i propri contatti per dissuaderli dalla vaccinazione anti-Covid non è soltanto una disperata strategia per catturare i like, ma anche un racconto della storia completamente errato. State calmi, deponete le armi e prendete respiro: questo articolo non riabiliterà la figura di un mostro, ma dobbiamo già dirvi che Josef Mengele si macchiò di crimini terribili e disumani che, tuttavia, non includevano studi sui vaccini.
Non useremo questo articolo per raccontare la vita di Josef Mengele, lasciamo che siate voi ad approfondire la sua storia criminale. Stiamo parlando, ovviamente, del medico nazista che per le brutalità di cui si macchiò nel campo di sterminio di Auschwitz viene ricordato come Dottor Morte.
Berlino Magazine ha riassunto in 10 punti gli episodi più rilevanti della vita del Dottor Morte. Il suo nome, infatti, è legato principalmente all’attività come dottore del campo di concentramento di Auschwitz nel quale entrò a partire dal maggio 1943. Suo era il blocco 10, un vero e proprio laboratorio degli orrori nel quale consumava le sue ricerche e i suoi studi.
Le sue teorie razziste trovarono forza nel 1935, quando si laureò in Antropologia con una tesi dal titolo: “Ricerca morfologico-razziale sul settore anteriore della mandibola in quattro gruppi di razze“. Suo relatore era un certo dottor Mollison, sostenitore delle teorie sulla disparità razziale. Nel 1938 si laureò in Medicina.
Il suo compito ad Auschwitz era quello di condurre esperimenti sui prigionieri, principalmente sui bambini, e Mengele si distinse da subito per la totale assenza di empatia nei confronti delle persone che capitavano nel suo laboratorio. Un laboratorio, quello del Dottor Morte, nel quale si studiavano le potenziali peculiarità della razza, si mutilavano cadaveri e i bambini venivano usati come cavie.
Tra i primi a raccontare le atrocità di Josef Mengele troviamo Miklós Nyiszli, un medico legale ungherese deportato ad Auschwitz nel 1944 e lì scelto dal Dottor Morte come collaboratore. Nyszli in particolare testimoniò l’ossessione di Mengele per i gemelli e i nani: il mostro col camice era convinto che nella genetica dei gemelli fossero conservati i segreti dell’ereditarietà, un fenomeno che gli avrebbe permesso di creare un futuro per la razza ariana e una continuità che sarebbe durata in eterno.
Per questo Mengele si presentava al terminal dei treni ogni volta che arrivava un nuovo carico di persone. Quando dai convogli scendevano dei gemelli il dottore della Morte gridava “Zwillinge heraus!” e in questo modo gli omozigoti venivano separati dalle loro famiglie. I sopravvissuti agli esperimenti di Mengele hanno raccontato che nel Blocco 10 i bambini venivano ben nutriti. A loro disposizione c’era anche un Kindergarten nel quale lo stesso Mengele si intratteneva molto spesso per giocare con loro. Spesso distribuiva caramelle, tanto che alcuni bambini iniziavano a chiamarlo “zio”. Poi arrivavano gli esperimenti sui gemelli. Alcuni subivano mutilazioni, venivano sezionati senza anestesia e morivano.
No, Mengele non studiò i vaccini. Il suo nome non è mai stato associato alle vaccinazioni che comunque durante gli anni del nazismo furono studiate da altri scienziati legati al terzo reich. I maggiori esperimenti sulle malattie infettive furono condotti nei campi di sterminio di Dachau e Buchenwald, dove Josef Mengele non operava. A Dachau fu condotta una ricerca guidata dal dottor Claus Schilling sulla malaria. Il metodo usato consisteva nell’infettare i prigionieri con le zanzare portatrici della malattia e somministrare loro una quantità smisurata di farmaci per testarne l’effetto. Il risultato, inevitabilmente, fu un elevato numero di morti da intossicazione da farmaci.
Mengele e vaccini trovarono collegamento, più che altro, nel nome di Kurt Heissmeyer che voleva trovare un vaccino contro la tubercolosi. Nel 1944 il capo delle SS Heinrich Himmler gli assegnò un laboratorio al blocco 4 del campi di concentramento di Neuengamme, dove Heissmeyer potè disporre del “materiale umano” presente tra i prigionieri. Heissmeyer iniettava bacilli viventi nelle sue cavie convinto che in questo modo avrebbe attivato le difese immunitarie, ma così non andò. Inizialmente condusse gli esperimenti sui prigionieri russi che accettavano di sottoporsi in cambio di cibo, ma col tempo sentì la necessità di operare sui bambini. In questo punto della storia entrò in gioco Josef Mengele, già impegnato ad Auschwitz e con tanti bambini a disposizione. Heissmeyer ottenne da Mengele 20 bambini ebrei che arrivarono a Neuengamme il 29 novembre 1944.
Chi insiste nel mettere sullo stesso piano gli studi sui vaccini, le campagne di vaccinazione e la vaccinazione stessa estrae dal cilindro anche il codice di Norimberga con i suoi 10 punti sugli “esperimenti medici consentiti” elencati in questa pagina. Ciò che non è chiaro a chi sostiene questa teoria è che il codice di Norimberga non fa alcun riferimento alle vaccinazioni bensì si riferisce agli esperimenti sull’uomo, che appunto portarono 23 tra dottori e amministratori all’attenzione dei giudici di uno dei processi secondari di Norimberga. Alcuni di essi furono giustiziati mediante impiccagione.
Paragonare Mengele a Speranza o a Conte non solo è un atto di pessimo gusto, ma dimostra anche una certa ignoranza storica: Mengele si macchiò di indescrivibili atrocità, ma chiamarlo “demone dei vaccini” con il pretesto di creare una propaganda no-vax significa distorcere la realtà al servizio della fame di likes sui social. Mengele non operò nel campo dei vaccini, dunque ripescarlo per terrorizzare i lettori è soltanto una maldestra strategia acchiappalike che crea disinformazione.
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