Membro Democratico della Camera dei Rappresentanti inventa la parola “Awomen”: nessun significato
Questa storia comincia nella Camera dei Rapprentanti, dove il Democratico Emanuel Cleaver decide di chiudere il suo intervento con la parola “awomen”.
Come finale di una lunga preghiera. Cleaver, Pastore Protestante, è stato incaricato di aprire il 117 Congresso degli USA con una Preghiera, e fin qui niente di strano.
Aderendo alla richiesta di Nancy Pelosi di un organo legislativo più inclusivo e rispettoso delle persone non binarie e transgender ha cercato di superare la tradizionale distinzione per sesso. E fin qui, possiamo anche dichiarare che, in fondo, l’intenzione di fondo era buona.
Il problema è il risultato. Questo. E per una volta, non è dal Patriota Q che nasce l’evento curioso e bizzarro di questo clima post-elettorale.
Nella fattispecie, la sua chiusura.
Traducibile con
“Noi chiediamo tutto questo nel nome del Dio Monoteistico, Brahma, e del dio noto con molti nomi da molte fedi diverse.
Amen e awomen“
Awomen, le critiche Repubblicane e l’errore di fondo
È dal Discorso dell’Aeropago che abbiamo appurato come la Chiesa, da lungo termine, possa considerare i molteplici dei delle molteplici fedi “aspetti” del Dio Cristiano, e riconoscere ad una brava persona che non ha mai incontrato il culto Cristiano la qualifica di servitore di Dio. Questa parte della preghiera non desta sorpresa.
Sorpresa, ed una forte ilarità, suscita il tentativo di tradurre in modo “inclusivo” la parola Amen con la sua controparte Awomen.
Quando in realtà Amen non ha nessuna controparte.
Amen è, come è ben noto a chiunque abbia fatto almeno un giorno di Catechismo o Religione una parola ebraica traducibile con “In verità” o “E così sia” a seconda dei casi.
Non dunque “A-Men”, nel senso di “A-Uomini”, ma la chiusura ideale di una preghiera con l’affermazione che si ritiene veritiero quello che è stato affermato, o la richiesta a Dio di avverare quanto richiesto.
Tutto questo ha naturalmente suscitato le feroci critiche dell’opposizione, pronta ad indicare le origini ebraiche, e quindi non legate al genere, della parola e bollare il tentativo di sessualizzazione come “follia woke”.
E per evitare tutto questo sarebbe bastato aprire un buon dizionario etimologico…
Se il nostro servizio ti piace sostienici su PATREON o
con una donazione PAYPAL.