Marina Ovsyannikova in Tribunale: ne abbiamo ritrovato le sue tracce. Ed abbiamo buone e cattive notizie.
La buona notizia è che ovviamente Marina Ovsyannikova è ancora viva e non è in prigione. Ancora, non almeno.
La sua storia la conoscete tutti: sfidando la censura del Cremlino per cui chiamare la guerra in modo diverso da “operazione speciale di denazificazione” è un reato severamente punito, la Ovsyannikova aveva interrotto un telegiornale mostrando un manifesto contro la guerra.
Aveva rischiato l’arresto, che ovviamente è accaduto. Nonostante i grotteschi tentativi delle emittenti e testate locali di nascondere il cartello, Marina Ovsyannikova era riuscita a pubblicare un suo “testamento”, spiegando il perché delle sue azioni.
Sparendo poi per quasi 24 ore.
Comunciano le buone notizie: è vero che è stata avvistata Marina Ovsyannikova in Tribunale, ma è stata rilasciata dopo 14 ore consecutive di interrogatorio senza poter contattare parenti e il suo legale, e dopo aver ricevuto in tribunale una multa di 30 mila rubli.
Ironicamente, anche grazie alla rovinosa svalutazione del Rublo, 30mila rubli equivalgono a circa 250 dollari.
Ma le disavventure della Ovsyannikova rischiano di non finire certo qui.
La magistratura ha ordinato l’apertura di un fascicolo di indagine per i capi di reato “speciali” introdotti dalle nuove norme sulla censura, con la giornalista che rischia ora fino a 15 anni di prigionia.
Le autorità russe l’hanno bollata e marchiata come “teppista” o come una “sciocca arrivista”, riecheggiando i tempi in cui i fratelli Cordiglia furono definiti “Gangster dello spazio” dalla stampa sovietica e filosovietica.
La posta in palio è alta, e anche la solidarietà lo è, con Macron incline a offrirle asilo politico nel caso le cose si mettano male, e le Nazioni Unite in difesa della sua libertà di parola.
Marina Ovsyannikova in Tribunale anche nei prossimi giorni? Non sappiamo. Intanto si moltiplicano le defezioni tra i giornalisti, tra cui Lilia Gildeeva, amata conduttrice di un giornale filo-Cremlino non più disposta alla propaganda.
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