Marie Kondo cambia idea: ed è come vedere un guru della cucina vegana ingozzarsi felice di salsicce e trippa, una suora darsi alla bestemmia toscana o assistere alla fine di un’epoca.
Il “Metodo Marie Kondo” o Decluttering, immortalato anche nelle arti pop in un episodio della serie TV “I Griffin” è stato una colonna della decade passata del secolo XXImo. Ora non più.
Il “decluttering” era un metodo ormai mitologico che prevedeva sbarazzarsi di tutto quello che “non dava più gioia”.
Una via di mezzo tra la guerra al disordine e il metodo di autoaiuto, con tanto di sito web con indicazione di marchio registrato e una serie di “passi” con indicazione delle categorie da sottoporre a decluttering.
L’inclusione ad esempio dei libri come macrocategoria tematica del metodo Kondo, con tanto di invito a fotografare i libri che ci “hanno dato gioia” ma non più e regalarli ha causato una serie di critiche sul metodo, specialmente dai bibliofili più accaniti e gli hobbisti.
Vivere in una casa vuota e dalle librerie immacolate ma anche esse vuote con non più di 30 libri “portatori di gioia” è sembrato agli internauti non il viatico per la felicità, ma il viatico per una vita di apparenza e ignoranza.
Dieci anni e tre parti dopo, qualcosa di simile è scattato nella mente dell’inventrice.
«Fino a questo momento sono stata un professionista dell’ordine e ho fatto sempre del mio meglio per mantenere la casa impeccabile», ha dichiarato la Kondo, ora 38 anni. «L’aver rinunciato a questo mi fa stare bene. Adesso mi rendo conto che ciò che conta per me è divertirmi e trascorrere più tempo con i miei figli».
Complice l’ecosistema giapponese, in cui ritrovarsi casalinga con un nugolo di pargoli entro i 30 non è cosa poco comune, la Kondo-madre ha smesso di trovare gioia in una casa vuota, spesso con un un vuoto cercato in modo draconiano e, come la Lois Griffin della parodia convinta ad abbandonare la ricerca del vuoto dal figlio Stewie, ha deciso semplicemente di lasciar correre, e che un po’ di disordine non è un peccato capitale.
Anzi, lei stessa ha rivelato che il metodo Kondo ha un lato oscuro
C’è stato un tempo in cui il mio programma era così fitto che mi sentivo fisicamente e mentalmente esausta. Mi è capitato anche quando ero incinta della prima figlia e la pressione era così forte che a volte non riuscivo a controllare le mie emozioni e alla fine della giornata scoppiavo a piangere
Una combinazione del dover vivere all’altezza del “Metodo Kondo” e del ruolo piovutole addosso di guru e della consapevolezza di non poter dare via le emozioni negative hanno alla fine portato alla fine del metodo.
Marie Kondo non ha smesso di riordinare però: quando i suoi tre figli, comprensibilmente, fanno casino, si ritira in spazi personali solo per la mamma ordinando il suo armadio e le sue cose.
Ma senza strafare.
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