A causa della sua natura spietata, sadica e crudele, Maria Mandl fu soprannominata “la bestia di Auschwitz“. Donna intelligente e colta, anche lei nacque in Alta Austria, a Münzkirchen ⎯ confine con la Germania ⎯ a soli 50 km da Braunau, ovvero il paese che diede i natali a Hitler. Appassionata di cultura, la Mandl lasciò la piccola città per trasferirsi vicino Monaco di Baviera dove si diplomò.
Donna dallo spirito ribelle, ultima di 4 figli, per un certo periodo non diede più sue notizie alla famiglia. Fu solo il peggioramento di salute della madre a costringerla a ritornare a Münzkirchen. In un continuo andirivieni tra casa e sempre nuovi posti di lavoro, nel 1938 decise di trasferirsi a Monaco dove entrò nelle fila della Lega delle ragazze tedesche.
Compiuti i 18 anni si arruolò nelle SS-Gefolge: il reparto femminile delle SS. Superato un duro e severo addestramento su come “trattare” i prigionieri, la Mandl fu assegnata al campo di concentramento di Lichtenburg (Sassonia) con il ruolo di aufseherin. Nel 1939 ⎯ a soli 27 anni ⎯ venne trasferita nel famigerato lager di Ravensbrück. Fu proprio quest’ultimo campo ad insegnarle le più sadiche e brutali sevizie fisiche e psicologiche usare sui prigionieri.
I continui pestaggi, le torture e le severe punizioni impartite per motivi futili e banali, conferirono alla Mandl il terribile nome di «bestia». Nel 1942, grazie alle sue innate attitudini al comando ma in modo particolare per la violenza dimostrata senza provare la minima pietà, venne promossa al grado di oberaufseherin (osservatore avanzato). Entrata a pieno titolo nelle Totenkopfverbände (le SS che si occupavano della custodia dei campi di concentramento) venne infine trasferita nel tristemente noto campo di sterminio di Auschwitz II: più conosciuto come Birkenau.
Il carattere introverso e i forti ideali, ma soprattutto il piacere nel recare dolore al prossimo, conferirono alla Mandl il grado più alto ad una donna nel campo di Auschwitz. Incarico riconosciutole con ammirazione dallo stesso comandante di Birkenau, Rudolf Höß.
Secondo le testimonianze delle prigioniere, una fra tutte la giornalista Renate Lasker-Harpprecht ⎯ scampata ad Auschwitz ⎯, la Mandl si occupò personalmente di torturare, picchiare e umiliare centinaia di deportate. Un sadismo fuori dall’ordinario a tal punto da scegliere donne o bambini allo scopo di farli diventare i suoi “animali da compagnia”. Una volta stanca della loro vicinanza li spediva nelle camere a gas e ne sceglieva altri. Oppure bastava semplicemente che le prigioniere si fossero acconciate quei pochi capelli rimasti sotto ai foulard per essere massacrate a vergate dalla Mandl.
Amante della musica, creò persino un’orchestra femminile all’interno del campo di Birkenau. Una tra le musiciste fu proprio la sorella della signora Renate Lasker-Harpprecht. L’orchestra aveva il compito di accompagnare le prigioniere nelle camere a gas oppure di “allietare” l’arrivo delle stesse una volta scese dai treni all’interno del campo. Difatti ⎯ sempre secondo le testimonianze durante il processo ⎯ la Mandl fu presente a moltissimi arrivi.
Per scelta sua, poiché poteva “selezionare” chi doveva vivere e chi morire, mandò nelle camere a gas quasi 500 mila donne non ritenute utili per il lavoro o per gli esperimenti del dott. Josef Mengele. Per il suo ottimo servizio alla causa nazista, la Mandl ricevette persino la croce al merito di guerra di 2 classe.
A fine del 1944, con la disfatta ormai prossima, fu trasferita a Dachau e pochi mesi dopo, quando la Germania perse la guerra, fuggì per ritornare a Münzkirchen, suo paese natale. Nel 1945 fu arrestata dagli americani e dopo un anno di reclusione fu estradata a Cracovia (Polonia) dove con altri gerarchi nazisti subì il Primo processo di Auschwitz.
Il destino volle che nello stesso braccio del carcere ci fosse anche rinchiusa Stanislawa Rachwalowa, una ex prigioniera di Birkenau, torturata dalla Mandl, la quale fu arrestata in Polonia per cospirazione anticomunista. In questa intervista la Rachwalowa disse che avrebbe voluto vendicarsi della «bestia», ma poi desistette. La Mandl nel frattempo venne accusata di crimini di guerra e giudicata colpevole. Il 24 gennaio del 1948 fu impiccata all’interno del carcere di Montelupich, a Cracovia.
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