Sì, la notizia che tutti si aspettavano è arrivata: Manlio Germano è stato denunciato, rintracciato in una stanza d’albergo di Firenze e la sua storia di violenza e razzismo è finita. Le generalità con le quali si è reso tristemente noto sui social non sono reali. Si tratta di uno studente di 23 anni residente a Treviso ma che si trovava, al momento dell’intervento della polizia, in un albergo di Firenze. Il ragazzo è stato subito deferito alla Procura di Repubblica presso il Tribunale di Latino.
Il suo post era stato pubblicato poco dopo le prime notizie sulla morte di Willy Monteiro Duarte a Colleferro, ucciso dalle botte. Manlio Germano aveva pubblicato un post in cui mostrava le foto degli indagati e aveva scritto: “Come godo che avete tolto di mezzo quello scimpanzé, siete degli eroi”. Ora lo studente 23enne dovrà rispondere di istigazione a delinquere aggravata dall’odio razziale e rischia 8 anni di carcere.
“Manlio Germano” non è il suo vero nome. Il ragazzo ha preso in prestito nome e cognome da un personaggio interpretato da Claudio Amendola nel film Caterina va in città. Dopo aver pubblicato quel post maledetto, una vera coltellata all’indirizzo del cuore di un’Italia che si macerava nel dolore, era stato raggiunto da commenti feroci e aveva attirato l’attenzione su di sé. Gli screenshot con quelle parole piene d’odio rimbalzavano di bacheca in bacheca e lui, anziché tacere e obliarsi, aveva pubblicato un tentativo di raddrizzare il tiro con un certo atteggiamento vittimista. Lo ricorda Today:
Innanzitutto: denuncerò alcune persone che hanno divulgato le mie foto, le mie informazioni, il mio indirizzo su Facebook (per fortuna non abito più da 4 anni lì). Quello che ha scritto il post non ero io ma dei miei amici che avevano in mano il mio telefono, io mai oserei pensare certe cose, non è giusto che mi prenda certe responsabilità per due str**i.
“Manlio Germano” è un esperto informatico e per connettersi ai social usava provider esteri e mascherava le sue connessioni con tecniche di anonimizzazione che, secondo lui, lo avrebbero reso immune dalle indagini delle autorità.
Individuarlo è stato possibile grazie al lavoro congiunto della Polizia Postale di Roma, Latina e Firenze. In un primo momento le forze dell’ordine avevano individuato il suo indirizzo IP a Treviso, ma il ragazzo non si trovava in casa. Indagini più meticolose hanno permesso di rintracciarlo all’interno di un albergo di Firenze.
Questa storia ci insegna che nessuno è innocente. No, non è il titolo di un brano dei Sex Pistols e tanto meno il nome di una band francese, quella del capolavoro Nomenklatura. Non è nemmeno il titolo del film uscito al cinema nel 2018.
“Nessuno è innocente” è un fatto, perché ciò che ripetiamo da anni dalla modestia dell’esperienza col nostro servizio è che tutti siamo responsabili di ciò che pubblichiamo sui social. Lo avevamo ribadito ai tempi della bufala dell’inesistente Luca Boldrini (qui il nostro articolo): l’autore del post-fake si era lamentato quando Laura Boldrini aveva reso pubblico il suo volto per denunciare la bufala. All’autore del post non era piaciuto, perché lui voleva scherzare.
Ora, ancora una volta, abbiamo imparato che lo scherzo può essere pericoloso. Creare un contenuto per inseminare la rete con l’odio non fa ridere, serve piuttosto al sollazzo personale di chi cerca di attirare l’attenzione su di sé. “Manlio Germano” ha fatto esattamente questo, e ora lo hanno trovato. La storia di Internet è piena di troll che all’improvviso hanno dovuto pagare il conto.
No, fermi, mordetevi la lingua (o le mani) prima di parlare di censura: insultare non è libertà di opinione, non fate finta di non capirlo.
Nessuno è innocente: pensateci bene quando volete nascondervi dietro un profilo fake per seminare odio, bugie e violenza. Non fate le vittime, quando vi mettono di fronte alle vostre responsabilità. Oggi “Manlio Germano” è stato denunciato e rischia il carcere, e stiamo parlando di un individuo con discrete conoscenze informatiche convinto di essere introvabile: sono riusciti a trovare un esperto informatico.
Cancellate quell’account fake che avete creato per divertirvi, fate pace con voi stessi e farete pace col mondo.
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