Mafia, parla il nipote di Matteo Messina Denaro che rinnega il boss: “Scelsi Peppino Impastato, mi emarginarono”
Dopo le dichiarazioni della figlia Lorenza Alagna raccolte dal Fatto Quotidiano, Matteo Messina Denaro viene rinnegato dal nipote.
Giuseppe Cimarosa, questo il nome, è stato ascoltato da Repubblica dove ha raccontato l’inferno vissuto per colpa del grado di parentela che lo lega al boss mafioso arrestato lunedì 16 gennaio 2023 dopo 30 anni di latitanza.
Mafia, parla il nipote di Matteo Messina Denaro
Giuseppe Cimarosa, questo il nome del nipote di Matteo Messina Denaro, è stato intervistato da Repubblica e ha raccontato in che modo la vita del latitante e boss di Cosa Nostra abbia influenzato la sua a partire dagli anni della scuola.
Cimarosa è figlio di Rosa Filardo, figlia di una sorella di Lorenza Santangelo, madre del boss. Suo padre Lorenzo è morto nel 2017. Nel 2013 quest’ultimo era diventato collaboratore di giustizia e lo Stato aveva proposto a Giuseppe un programma di protezione.
Con queste parole, Giuseppe Cimarosa spiega a Repubblica la sua scelta:
Ho una mia identità di persona onesta che ho costruito negli anni e con fatica. Non ci rinuncio per colpa di Matteo. Non sono un eroe, ho fatto una scelta, ho preferito la libertà e rimanere a casa mia. Però ho pagato un prezzo.
La tomba di suo padre, infatti, è stata distrutta due volte e per questo “sono dieci anni che viviamo con l’ansia di essere ammazzati a colpi di pistola o con una bomba“.
Per via del legame di parentela con Matteo Messina Denaro, quindi, il nipote Giuseppe ha sempre vissuto uno stigma non voluto con amici e conoscenti che nel tempo lo hanno allontanato.
“A scuola preferivo Giuseppe Impastato”
Giuseppe Cimarosa racconta di aver sentito la sua più grande avversione alla mafia sui banchi di scuola, quando i suoi compagni di classe manifestavano ammirazione per Matteo Messina Denaro, quello zio acquisito e così ingombrante.
Avevo conosciuto la storia di Peppino Impastato ed era lui il mio punto di riferimento ideale. Così è iniziato il conflitto profondo con mio padre.
Un’emarginazione tra i banchi di scuola, un’altra in età adulta. Giuseppe racconta:
Tutto quello che ho, compresa la casa e il lavoro, è stato confiscato dallo Stato dopo la collaborazione di mio padre. È una beffa.
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