Il meme del Ma siamo impazziti? Il ministero degli interni ha chiuso i porti! rientra tra i casi di eterogenesi dei fini.
Abbiamo un viralizzatore che, con dosi di benaltrismo così forti da diventare l’equivalente di una scoria tossica da maneggiare con cura per non venire irrimediabilmente contaminate, si esprime in un caso di benaltrismo da manuale.
Prima di introdurre una pagina tra le più tristi della pagina della storia dell’immigrazione, superata solo dagli eventi di questi giorni, dobbiamo introdurre il corretto mood del meme che vi mostreremo con una serie di immagine.
Immaginate un ragazzino svogliato, discolo e poco avvezzo agli studi che un bel giorno, senza alcuna sorpresa, riporti una grave insufficienza ad un compito in classe per cui ha studiato in modo insufficiente. Ma il ragazzino discolo, svogliato e poco avvezzo agli studi è anche un bulletto, ed i bulletti hanno grande carisma: così un secondo ragazzino, parte della sua claque, vedendo l’insufficienza riportata dal suo capobanda e desideroso di diventarne amico si avvicina alla maestra e urli
Signora maettra! Ci metta immediatamente il voto bello a Gigino oppure spacco tutto che rompo tutto che faccio il piccio che chiamo la mamma ed il papà che dico che la signora maestra è cattiva che odia Gigino che è bravo! Perché Gigetto ha fatto pure lui il compito brutto, ma Gigetto è cocco della maestra e nessuno lo sgrida, cattivaaaaaaa!
Indubbiamente, un immaturo capriccio. Indubbiamente, ammesso che Gigetto sia stato nello scorso quadrimestre svogliato e poco portato negli studi al pare di Gigino, ciò non significa che Gigino abbia conseguito la sufficienza.
I voti in Italia non vengono dati sulla curva, ed anche se fossero dati sulla curva, parametrati rispetto al massimo risultato ottenuto in classe, i voti di Gigetto nel primo quadrimestre resterebbero tanto abissali quanto quelli di Gigino nel secondo.
Si tratta, sostanzialmente, di benaltrismo: mi rifiuto di entrare nel merito di qualcosa che non va bene, limitandomi ad urlare finché non mi viene la faccia blu che siccome nel mondo o nel passato qualcun altro ha fatto qualcosa di peggio, allora ogni mia colpa è scusata.
Passando al mondo degli adulti, immaginate di trovare un ladro, grande grosso e cresciuto, con un braccio infilato nel finestrino sfondato della vostra automobile intento a strappar via il prezioso volante di cuoio, l’autoradio ed altri oggetti lussuosi ivi contenuti.
Vi avvicinate e gli urlate con decisione
Ehi tu! Allontanati dalla mia auto! Altrimenti ti denuncio
Il ladro, a questo punto, si limita a girarsi e, guardandovi serio
Ma sei impazzito? L’altro giorno qui uno ha scippato una vecchia e l’ha riempita di botte sotto i miei occhi e l’hanno portata in ospedale? Perché rompi le scatole a me? Non ti importa della vecchia? Chi ti paga? La lobby degli scippatori che menano alle vecchie? La kasta ti paga? Tu sei un bastardo! Ti meriti che ti rubi tutto perché non hai rispetto delle vecchie!!
Non sarebbe molto logico vero?
Ecco che il meme Ma siamo impazziti? Il ministero degli interni ha chiuso i porti! si rivela la sterile riproposizione politica di questa increscioso esercizio di retorica infantile e primitiva
Arricchita dalla didascalia
Il ministro degli interni ha chiuso i porti e dato ordine alla marina militare di speronare una nave con i migranti a bordo! Sono morte 108 persone!
Ahhh no fermi era il 1997 ed era il Governo Prodi, e il Ministro degli Interni era Giorgio Napolitano. Allora no, lasciate perdere, no problem.
La cosa “bella” dei memes è la loro estrema vaghezza. Nessun viralizzatore ti fornirà gli elementi necessari ad identificare la notizia: né il quando, né il come, né il perché e né il dove, e neppure il cosa.
Il viralizzatore non vuole che voi capiate quello che volete, non vuole darvi gli elementi per formarvi un vostro giudizio.
Un articolo di fact checking, come il nostro, è rigidamente annotato con vari link testuali: ogni cosa che diciamo viene collegata ad un articolo che potete studiare ed esaminare. Il viralizzatore vi nega coscientemente la realtà dei fatti, con un turpe gioco di prestigio nel quale lui ha già deciso quale carta pescherete e quale interpretazione vuole sia data.
Non vi dirà mai che la nave ritratta è la Katër i Radës, motovedetta sovietica ceduta alla Marina Albanese, ma si prenderà grande cura di mostrarvi il solo elemento datario (il 1997) e che il ministro degli Interni dell’epoca era Giorgio Napolitano.
Torniamo così alla premessa: Siccome Napolitano è stato un bambino cattivo, allora chi c’è ora non può essere criticato.
E perché non dovremmo, di grazia?
Sarebbe bastato, fornendo i dati che il viralizzatore vi nasconde, un giro su Wikipedia (letteralmente: il grado zero dell’informazione in Italia, il livello Abeceddario per ragazzini svogliati) per evidenziare che le presunte somiglianze non sono così simili
La Katër i Radës era stata rubata al porto di Santi Quaranta da gruppi criminali che gestivano il traffico di immigrati clandestini. Partì da Valona nel pomeriggio (alle 16:00) del 28 marzo 1997 carica di profughi che cercavano di raggiungere le coste italiane, per fuggire dall’Albania in preda all’anarchia. Sulla piccola imbarcazione, progettata per 9 membri dell’equipaggio, avevano trovato invece posto verosimilmente 142 persone.
Alle 17:15 al largo dell’isola di Saseno fu avvistata dalla fregata Zeffiro, impegnata nell’operazione Bandiere Bianche, nome in codice con cui era nota l’operazione di blocco navale realizzata per limitare gli sbarchi delle cosiddette carrette del mare provenienti dalle coste albanesi. Nave Zeffiro intimò alla Katër i Radës (inizialmente identificato come un motoscafo con circa 30 civili a bordo) di invertire la rotta, ma la nave albanese proseguì.
Quindici minuti più tardi la nave viene presa in consegna dalla corvetta Sibilla, più piccola ed agile, che si occupò di effettuare le manovre di allontanamento, avvicinandosi in cerchi sempre più stretti alla Katër i Radës.
Alle 18:45 avvenne l’urto che fece ribaltare la nave albanese, che alle 19:03 affondò definitivamente. Secondo alcune testimonianze, dopo il ribaltamento della nave albanese, la Sibilia si sarebbe inizialmente allontanata per poi ritornare circa 20 minuti dopo. Vennero subito recuperati i cadaveri di almeno 52 persone, mentre il numero totale di vittime venne stimato in 83 passeggeri. I sopravvissuti furono condotti nel porto di Brindisi, dove arrivarono alle 2:45 del mattino seguente; caricati su un autobus, raggiunsero un centro per l’immigrazione per essere identificati.
Parliamo quindi di una nave rubata da un gruppo criminale (cosa non avvenuta, evidentemente, nel caso della Sea Watch), e colpita durante una manovra di avvicinamento.
E parliamo di un esito dove i sopravvissuti furono raccolti, identificati e ricoverati in un CIE.
Abbiamo in gran spregio la parola buonisti, e gradiremmo di non sentirla più usare di questi lidi.
Ma possiamo ricordarvi come proprio quell’increscioso e turpe sinistro aumentò tra gli addetti ai lavori ed i giuristi lo studio delle manovre di arginamento dell’immigrazione clandestina.
Non vi è alcun dubbio che un fenomeno importante come l’immigrazione clandestina vada controllato, regolato e diretto dal diritto, se non altro per evitare tragedie e morti in mare, ma proprio in seguito a quella tragedia gli addetti ai lavoro internazionali stabilirono in modo univoco, e giuridicamente ineccepibile, quanto il prodotto di una regolamentazione eccessivamente rigida e protezionistica non possa che, inevitabilmente, ricadere nella tragedia come una pallina posata su di un piano inclinato non può che rotolare verso il basso.
Parliamo di testi come Extraterritorial Immigration Control: Legal Challenges che a pagina 294, collazionando gli studi di giuristi di pregio come Enzo Cannizzaro, arriva alla conclusione che
Esiste un’obbligazione di ogni Stato a limitare le azioni a difesa dei propri confini entro i limiti necessari ad evitare un danno sproporzionato rispetto al rischio di intrusione
Ed in base alla stessa, come abbiamo esaminato già in passato, assolutamente condivisibile teoria, l’Alto Commissariato ONU per i Rifiugiati ebbe modo di criticare il blocco navale propedeutico alla tragedia della Sibilla come “illegale”, e nel 2000 un’interpellanza parlamentare a firma Nardini, Giordano, Vendola, Mantovani, De Cesaris chiese chiarezza sull’accaduto.
Partiamo dal punto di vista che l’autore del meme vorrebbe cacciarci in gola. Ovvero una teoria alquanto bizzarra che potremmo scindere in un sillogismo:
Ma, come si è visto, i nuovi elementi elargiti dall’analisi del meme Ma siamo impazziti? Il ministero degli interni ha chiuso i porti! introducono degli elementi che l’autore del meme ha omesso che ribaltano il sillogismo.
Notare, non è il nostro scopo discutere della politica di questo o quel Governo: non è quello che fa Bufale.net. Ma quello che fa Bufale.net è ripristinare la verità dei fatti, e il sillogismo redatto dallo stesso autore del meme, in base ai dati, suona invece così
L’autore del meme è, ovviamente desideroso di difendere la maggioranza in carica, ma nella foga di farlo diventa il suo più feroce e livoroso avversario, dipingendo coloro che vorrebbe dipingere come personalità non in grado di imparare dagli errori del passato, diabolicamente intenti a perseguire errori storici che trascendono la loro stessa esistenza e che già costarono all’Italia la severa rampogna della comunità Giuridica Internazionale e dell’Alto Commissariato per i Rifugiati.
Eterogenesi dei fini: con avvocati difensori così, probabilmente sarebbe stato meglio difendersi dalle accuse con un mezzo diverso da un meme divenuto un vero e proprio boomerang.
EDIT: Ci segnalano varie versioni “estese” di questa bufala in cui viene ripristinato ogni dato relativo alla Katër i Radës e riferimento datario, ma continuando a equiparare le due situazioni sotto il falso ombrello del ministro degli interni ha chiuso i porti.
Delle due l’una: come già precisato prima del moltiplicarsi delle varianti, se i due casi, come sono, non sono paragonabili i vari autori hanno preso una cantonata, se lo sono stanno semplicemente e platealmente accusando il Governo in carica di reiterare gli stessi errori dei loro predecessori, non paghi di 22 anni di correzioni, critiche e discussioni.
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