La procedura d’infrazione dell’UE è un tema caldo della contemporaneità. Il è colpa di qualcun altro è un tema caldo del popolo Italiano più o meno da quando i nostri antenati sono usciti dalle grotte nell’età preistorica incolpandosi a vicenda di tutte le sventure che gli capitavano.
“Eh ma il PD” è solo l’ultimo di una lunga serie di Teddy che ci tocca inventare per tutta la vita. E di Teddy in Teddy, arriviamo qui
L’equzione sovranista, in corsivo perché non si parla di una fazione politica ma di una parte di essa evidentemente disinformata è semplice, e in quanto semplice profondamente sbagliata.
La questione, come sempre, è più complessa. Cercheremo di scomporla nei suoi elementi.
Sicuramente, per la manovra stessa.
Il meme capziosamente confonde gli ambiti, modificando il dato di fatto secondo cui, citando il Post
per il 2019 la Commissione Europea ha raccomandato all’Italia una variazione annuale del saldo strutturale positiva dello 0,6 per cento, e fissato parametri certi per la spesa netta. Nel 2017 la variazione del saldo era stata negativa dello 0,2 per cento e nel 2018 dovrebbe diventare positiva per lo 0,2 per cento. Il problema è che nella nota di aggiornamento al DEF pubblicata a settembre, il governo prevede di peggiorare di parecchio la variazione, portandola a -0,8 (ai livelli quindi del primo periodo della ripresa, quando l’Italia aveva effettivamente avuto bisogno di una maggiore spesa pubblica per uscire dalla crisi). Secondo Bruegel, inoltre, l’Italia non rispetterà nemmeno i parametri di spesa pubblica fissati dalla Commissione per il 2019.
Ipotizziamo, coerentemente con la natura del Diritto Internazionale come qualcosa di non immediatamente cogente, ma trattatizio, l’Unione Europea come un club molto esclusivo, e l’Italia come il tipico parvenu sempre in ritardo con le quote associative, incline allo sperpero ma indebitato fino al midollo.
Sotto i precedenti Governi l’Italia era pertanto nella scomoda posizione di un osservato speciale, e per questo tutte le manovre finanziarie fino questa cercavano, quantomeno, di venire incontro alla situazione.
Proseguendo il paragone, un po’ come se il nostro indebitatissimo Parvenu, un Filo Sganga con le pezze sul sedere entrato nel Club dei Miliardari ed accolto col disprezzo di Paperone, Rockerduck e Famedoro, avesse fatto giurin giurello di cominciare a pagare almeno un po’ per volta, offrendosi di dimostrare la sua volontà in tanti modi, ad esempio con clausole di salvaguardia, ottemperando agli indirizzi comunitari… per continuare nel paragone, possiamo immaginare che Filo Sganga abbia, ad esempio, deciso di ripagarsi la quota di iscrizione falciando il prato davanti al Deposito dello Zio Paperone e astenendosi dal proporre ai soci i soliti affari fallimentari per cui è noto come il più miserabile abitante di Paperopoli.
E, fino a questo punto, il Club dei Miliardari decide di sospendere i suoi provvedimenti. È vero, Filo Sganga è ancora un parvenu indebitatissimo. La Procedura d’Infrazione è imminente, ma Paperone, Rockerduck e Famedoro decidono di comune accordo di non sbatterlo fuori dalla porta consumandosi le ghette sul suo sedere perché sta, quantomeno, dimostrando volontà di rimediare.
All’improvviso l’avidità ha il meglio di Filo Sganga, e, come sempre accade nei fumetti che lo vedono protagonista, ritorna ad essere l’avido ma stolido affarista, privo delle capacità del più celebre Paperone ma affamato di denaro.
Pertanto vive un’improvvisa svolta sovranista: manda a quel paese Paperone rifiutandosi di lavorare ulteriormente per lui, smette di pagare anticipi della quota del Club dei Miliardari e, quando gli associati gli ricordano della sua posizione, decide di presentare un bilancio nel quale esclude di poter tagliare ulteriormente i suoi affari personali per pagare la quota del Club.
A questo punto, immancabile, arriva la riunione dello stesso per decidere sul suo destino.
Tornando a noi, dire che la Procedura d’Infrazione è colpa di Renzi e Gentiloni perché anche quando c’erano loro ci sono stati debiti è una disinformazione abbastanza grossolana: la Procedura d’Infrazione è infatti nata perché ci si aspettava che il Governo insediatosi continuasse a lavorare per ridurre il deficit, ed invece ha deciso per il muro contro muro, difendendo le proprie posizioni.
Dopo la prima bocciatura, il governo ha avuto 3 settimane di tempo per inviare un nuovo documento programmatico di bilancio sulla base delle regole europee e che ha ricevuto nuovamente il parere della Commissione il 21 novembre.
Le norme comunitarie stabiliscono che la Commissione debba presentare una propria opinione sui singoli bilanci nazionali entro la fine di novembre, motivo per cui era stata organizzata una riunione proprio per il 21 novembre.
Il governo ha deciso di non apportare alcuna modifica, pertanto l’Ue ha proceduto con l’apertura di una procedura di infrazione per deficit eccessivo e violazione della regola del debito.
Precisata ulteriormente dal Sole 24 Ore in
Nel giudizio della Ue, a cambiare il quadro è la «modifica sostanziale» portata dal piano fiscale per il 2019. Secondo i calcoli della commissione, il deficit aggiuntivo, unito alla spesa per interessi in crescita e ai rischi di impatto negativo sul Pil prodotti in particolare dalle scelte fiscali su imprese e banche, terranno il nostro debito al 131% anche nel 2019, contro il 129,2% stimato dal governo. Per il 2018 la differenza nelle stime è decisamente più modesta, con i due decimali che separano il 131,1% calcolato a Bruxelles dal 130,9% indicato a Roma. Anche in questo caso è la spesa per interessi a motivare in gran parte il differenziale.
Il problema quindi non è il debito, ma l’opposizione netta ad ogni richiesta dell’Unione Europea: esattamente come un Filo Sganga che insiste nel non pagare le sue quote al Club dei Miliardari adducendo che i soldi gli sono necessari per i suoi affari.
Al momento, assolutamente niente. Sottolineiamo, al momento.
La Procedura di Infrazione ha una serie di scansioni temporali ineludibili: dapprima bisognerà attendere la primavera del 2019, quando l’UE chiederà formalmente all’Italia il rientro dal disavanzo indicando precisi paletti temporali ed economici.
Sostanzialmente, si parla dell’equivalente di una messa in mora, cui seguirà in caso di ulteriore diniego, l’attivarsi della procedura di cui all’art. 126 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
Guarda: non direi proprio.
Torniamo al nostro esempio. Immaginate che il nostro Filo Sganga sovranista, dopo aver preso a pernacchie il Club dei Miliardari, si senta dire che cominceranno le procedure per pignorargli le quote mancanti.
Il buon Filo a questo punto risponderà tronfio
Eeeeh, ma finché venite a casa mia a pignorarmi i mobili passano anche due anni, io sto tranquillo, poi magari alle prossime elezioni vince Famedoro che per far dispetto a Paperone mi grazia
Non è esattamente così.
Intanto, semplicemente il problema non è stato risolto, ma è stato rimandato: subito, o fra due anni, ci toccherà pagare tutte le sanzioni, ed anche pesanti.
E non è detto che dalle elezioni Europee possa apparire un salvatore che decida di graziarci. Anzi: il blocco Europeista non ha alcuna intenzione di farci concessioni, e questo lo si sapeva, ma, attenzione, anche il blocco sovranista è alimentato da intenzioni tutt’altro che amichevoli e pietose.
Austria ed Ungheria, accomunati all’Italia da una politica economica evidentemente sovranista, infatti dimostrano come il sovranismo implichi che ognuno sia sovrano a casa sua, ed uno “Stato Sovrano” sia assai poco incline a coprire quelle che percepisce essere “magagne” di altri “Stati Sovrani”, specie se per farlo dovrebbe attingere alle sue casse.
Austria ed Ungheria hanno già espresso un parere negativo sulla manovra Italia, ed è quindi un esercizio di autoillusione confidare nella vittoria del c.d. “Blocco di Visegrad” per salvarci da una procedura d’infrazione anche lontana.
Sia in caso di vittoria europeista che sovranista, avremmo pochi appigli su cui confidare.
Sostanzialmente, proseguendo nel paragone, Filo Sganga tra un paio di anni potrebbe trovarsi a dover scegliere tra un Paperone presidente del Club dei Miliardari pronto a richiedergli i soldi mancanti con lo spingardino caricato a sale, o un Famedoro Cuordipietra pronto a mandargli in casa i suoi esattori per pignorargli tutto quello che non è saldamente inchiodato alle pareti: non c’è da sperare in un mutamento radicale di indirizzo europeo, perché gli indirizzi europei possibili portano tutti alla minima “pietà” per la situazione italiana.
Certo. Per cominciare.
Vedete, il mercato non è un’ente impersonale, ma fatto di persone. Investitori.
Ipotizziamo il peggior scenario possibile: il nostro Filo Sganga che, dopo due anni, viene salato nel portapiume da Paperone o pignorato dagli avvocati di Famedoro con la Banda Bassotti che lo aspetta all’uscita per prenderlo a bastonate.
Secondo voi, tutti i paperopolesi che nei due anni passati l’hanno sentito ripetere fino allo sfinimento
Sì, sono pieno di debiti, ma tanto che possono farmi, cacciarmi?
Vedendosi Filo Sganga che gli chiede di comprare a credito oppure che gli chiede un migliaio di dollari per un affare grosso che poi vedi che divento ricco e ti ripago glieli darebbero?
Voi dareste fiducia e denaro ad un soggetto che ha dimostrato, nei fatti, scarsa solidità economica ed ha gestito una importante questione economica sperando di poter perdere tempo per non pagare?
L’Italia non può permettersi di agire come un debitore insolvente da poco: farlo, significherebbe, di fatto, essere tagliata fuori dai mercati con una valuta deprezzata ed una autosufficienza economica ridotta a zero.
La ricetta per il disastro, sostanzialmente.
Gli esiti della rivolta dei Gilet Gialli, e la conseguente richiesta della Francia di poter sforare, anche solo per il prossimo anno, il deficit al 3%, ci portano ad introdurre un aggiornamento.
I nostri piccoli somaristi a casa si staranno chiedendo:
E perché noi abbiamo la procedura di infrazione anche se abbiamo deciso di scendere allo 2,04% del Deficit ed i Francesi no? Cattivi francesi!
Infatti, rispetto alla situazione inizialmente preventivata, ora abbiamo l’Italia nel ruolo di un Filo Sganga che, vedendosi lo spingardino puntato contro e resosi conto che semplicemente, non poteva confidare in Famedoro Cuordipietra per evitare la procedura di infrazione, ha deciso di calare le sue pretese accettando un deficit più contenuto.
Cosa che, nella nostra metafora, significa che Filo Sganga ha rinunciato a parte delle sue spese folli e ricominciato a tagliare l’erba davanti al Deposito per venire incontro alle richieste del Club dei Miliardari almeno in parte.
Introdurremo nella nostra metafora papera un nuovo personaggio:
Brigitta McBridge, ereditiera di indeterminata mezza età un po’ avanzata, ferma nel rifiuto di rivelare la sua vera età al resto dei Paperopolesi quanto nella sua necessità di impressionare Paperon De’Paperoni, di cui è invaghita da sempre.
Spesso Brigitta nelle storie partecipa alle folli imprese di Sganga, ma al suo contrario ha un certo istinto affaristico (essendo pur sempre erede di una famiglia patrizia della Paperopoli affaristica) e, soprattutto, il miscuglio di senso di pratico ed affetto per Paperone la rende meno irragionevole di Sganga.
Semplicemente, se il Club dei Miliardari consente a Brigitta di restare tesserata nonostante la temporanea perdita dei requisiti è perché Brigitta fin’ora ha dimostrato spirito affaristico e ragionevolezza, ha sempre fermato le sue follie economiche non appena Paperone glielo ha chiesto ed ha fornito adeguate garanzie.
La situazione francese è infatti caratterizzata da uno Spread inferiore, un picco del debito valutato come temporaneo ed ogni garanzia possibile: il che significa comunque che, se per avventura ciò non dovesse accadere, la procedura di infrazione gli arriverebbe non questo anno, ma il prossimo, quando si potrà appurare se le premesse sono state mantenute.
Proseguendo la metafora, da un lato abbiamo un Filo Sganga indebitatissimo che in un colpo di testa ha dichiarato di volersi ribellare al Club dei Miliardari, o quantomeno dimostrarsi poco cooperativo e incline a rimettersi in pari, e dall’altro una Brigitta McBridge che, sinceramente preoccupata delle reazioni di Paperone, ha chiesto una dilazione perorando la sua causa con l’ottima reputazione pregressa dei McBridge e consegnando alle casse del Club le pregiate collezioni numismatiche della famiglia, dichiarandosi sicura della capacità di ripagare le quote entro il prossimo anno, o vendere parte delle collezioni per essere rimessa in pari.
Il tutto mentre Filo Sganga ha fatto un passo avanti verso gli accordi con Paperone accettando quantomeno di ricominciare i piccoli lavoretti richiestigli per continuare a entrare al Club senza lo spingardino puntato addosso.
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