Bufala

L’ospedale con la scritta “la vaccinazione rende liberi”, l’infodemia da Photoshop attraversa il Reno

La bufala dell’ospedale con la scritta “la vaccinazione rende liberi” segna doppio sulla scala dell’Infodemia.

Viviamo in un mondo in cui una curiosa (e aberrante) mescolanza di Negazionismo dell’Olocausto e Negazionismo del COVID ha portato individui descritti dalle indagini come legati a simpatie per il Ventennio a farsi incriminare per insulti, minacce ed accuse a Liliana Segre, “colpevole” di essere una sopravvissuta all’Olocausto ed essersi vaccinata contro COVID19.

E viviamo in un mondo nel quale c’è chi riesce a negare l’Olocausto o prendersela con le vittime dello stesso ed indignarsi (o meglio “indinniarsi”, il parente povero dell’indignazione…) davanti ad un triste Photoshop di un ospedale.

L’ospedale con la scritta “la vaccinazione rende liberi”, improponibile bufala

La foto di un ospedale, con l’improponibile scritta “La vaccinazione rende liberi” photoshoppata in Arial Narrow leggermente storto come l’opera di uno smanettone che ha appena scoperto il computer.

E la scritta, anche essa in Arial, “geschichte wiederholt sich”. Ovvero “La storia si ripete”.

Parte questa di una citazione di Karl Marx: “La storia si ripete sempre due volte. Una volta come tragedia, la seconda come farsa”

Esattamente: qualcuno ha citato Karl Marx, sotto una foto dell’Olocausto, per inventare un collegamento con la vaccinazione.

Sì, lo stiamo pensando anche noi…

La verità sulla foto

In realtà, come dimostrato dai colleghi teutonici, la foto è evidentemente modificata e proviene da un articolo di novembre del 2020 che parla dei progressi dell’ospedale Mölln-Ratzeburg.

Che ovviamente all’entrata non ha motti nazifascisti ma solo un cartello “Entrata”. Ovviamente.

Come dimostrano i colleghi questo fa parte della dialettica novaxx che ultimamente, specialmente in Germania, sembra aver deciso di puntare tutto sul vittimismo descrivendosi come gli Ebrei condannati ai campi di concentramento con accenti che sì corteggiano il senso del tragicomico indicato da Karl Marx.

Specialmente alla luce di quanto avvenuto a Liliana Segre dichiararsi perseguitati perché durante una Pandemia viene offerto il vaccino e accusare il personale medico e sanitario di discriminazione è il contrario di ciò che è logico e coerente.

L’Infodemia da Sharepic

In Germania i colleghi lamentano un concetto che noi abbiamo, purtroppo, imparato a conoscere essendone precursori.

Recentemente i negazionisti COVID tedeschi hanno scoperto le gioie delle “Imageboard” tipo Sharepic, ovvero la capacità di caricare grandi quantità di immagini con citazioni inventate, diffonderle per la Rete e nascondersi dietro la foglia di fico del “diritto alla Satira”

Immaginate voi lo scenario di uno che vi fermi per strada dicendo

“Pedofilo! Lo sanno tutti che sei un pedofilo! Ti devono ammazzare per quanto sei pedofilo, pedofilo!”

E voi gli diciate

“D’accordo amico, ti sto andando a denunciare. Chiama il tuo avvocato e vendi casa che i danni col tuo conto in banca non ce le fai a pagarli”

Secondo voi se il tale si presentasse in tribunale dicendo

“Vostro Onore, non mi faccia andare in galera e non mi arresti! Io stavo a scherza’, metta alla galera quello che non capisce lo scherzo! Io facevo pure l’occhietto mentre urlavo che era un pedofilo, non lo capisce questo pedofilo che se io dico pedofilo lo dico per stare a scherzare?”

Quanti anni di galera gli aggiungerebbero?

Ci sono satire che non sono satire. Sono solo “tizi nelle foto”. A volte, ospedali.

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