Loretta Goggi abbandona i social, e non ci sentiamo davvero di darle torto.
Ci siamo resi conto noi stessi ultimamente che se ci fosse bisogno di una prova che #restiamoumani, #torneneremomigliori ed altri hashtag in voga siano solo vuote petizioni di principio prive di qualsiasi significato, basta guardare nei Social che le hanno partorite.
Per la loro stessa struttura i Social uccidono l’empatia. Un famoso meme chiamato “Stephen si dimentica di non essere su Internet” ne è la dimostrazione grafica per chi non volesse avvalersi di complesse valutazioni.
Lo riconoscerete tutti: un ragazzino dall’aria debole e tracagnotta, immagine di quello che un tempo avremmo definito un “secchione”, si rivolge con insulti e minacce nei confronti di giocatore di Football. Quindi grande e grosso il doppio di lui.
Nella vita vera infatti l’aggressività ha molti ostacoli: per i migliori di noi, il fatto che guardare negli occhi la persona che stai insultando e vedere la sofferenza che infliggi è una remora morale. Per i peggiori di noi il fatto che guardare negli occhi la persona che stai insultando significa che quella persona è alla distanza adatta per spaccarci una sedia in faccia e percuoterci selvaggiamente e brutalmente, o effettuare altre ritorsioni nei nostri confronti.
In ogni caso, i Social ci hanno donato il mezzo per evitare entrambe le conseguenze: chi insulti dietro un monitor non devi guardarlo in faccia. Devi solo leggere le sue parole, e diventa una sequenza di bit.
Inoltre, il fatto di essere chiuso nella tua stanzetta al sicuro ti crea la falsa (sottolineiamo: falsa) illusione che tutto sia consentito.
Se minacci di morte qualcuno con un nickname falso, ti illudi che quel qualcuno non potrà mai trovarti per renderti la pariglia. E ti senti quindi immortale e immune da conseguenze.
Arriviamo ora a Loretta Goggi.
La violenza dei leoni da tastiera, di tutti i leoni da tastiera, si scatena sempre per sciocchezze.
Come un bambino sciocco e viziato che iper-reagisce davanti a questioni triviali, che causa centinaia di euro di danni spaccando espositori e merce in vendita perché gli hanno negato un giocattolo, che spinge un cameriere perché non ha avuto la sedia “al posto dei grandi”, il leone da tastiera sfoga la sua brutalità per cose semplici.
In questo caso, il quarantennale di Maledetta Primavera al SEAT Music Awards. Che la cantante ha deciso di celebrare con una esibizione in Playback, come ce ne sono tante.
Specialmente immotivate contando che si tratta di una esibizione celebrativa di un brano vintage, sul quale non si vince alcun premio, e del quale non esistono basi aggiornate.
Ma niente: siamo sui Social. Quel posto dove la tendenza dell’Italiano medio, dopo un solo grappino in più, a diventare CT della Nazionale, Ingegnere, Virologo, Esperto di Musica e di ogni umana scienza si sfoga nell’immotivata rabbia di chi si batte il petto contento di poterle “cantare al famoso”.
E nel torrente di insulti e ingiurie rivolte a Loretta Goggi c’era anche materiale di studio, se non di tutele legali (come spesso in molti casi).
Ingiurie che partivano dall’esibizione fino ad arrivare al più becero e brutale body shaming, sdoganando l’insulto fisico come pretesa libertà.
Ma la cantante ha deciso per altro.
Ho deciso di allontanarmi definitivamente dai Social e dai relativi insulti che oltre a ledere la libertà di chiunque su come desideri vestirsi, pettinarsi o truccarsi (e guardando bene le foto dei profili di chi li manda forse dovrebbe solo spolverare il suo specchio, sempre che ne abbia uno in casa, ma dubito), offendono il comune senso del buon gusto!
Non lo faccio solo per me, che sono una “tosta”, ma per tutte le donne e gli uomini che subiscono il body shaming
Eccomi perciò a comunicarvi che questa è la mia ultima visita, non solo sul mio sito, ma anche su tutti gli altri.
Ovviamente, se i social non sono più adatti alla civiltà, Loretta Goggi abbandona i social.
Con un appello riportato integralmente sui social in chiusura e rilanciato da altri portali
Noi? Noi restiamo, perché in fondo se un pozzo tracima mostri, ci vuole un guardiano seduto sul coperchio del pozzo.
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