L’ondivaga risoluzione della Cina sulla Russia ha fatto festeggiare alcuni media per il solo presunto riconoscimento Cinese dell’aggressione. In realtà come vedremo, si dovrebbe parlare più correttamente di una astensione di Cina e India che denota un profilo meno semplicistico, ma decisamente più preoccupante.
Per tutti, Russia compresa.
Partiamo dalle basi: succede che il 2 Maggio viene dato l’annuncio di una votazione all’ONU. Relativa ad una risoluzione in cui, tra l’altro si richiede di affrontare
“le sfide senza precedenti che l’Europa si trova ad affrontare a seguito dell’aggressione da parte della Federazione Russa contro l’Ucraina, e contro la Georgia prima di quella, e la cessazione come membro della Federazione Russa nel Consiglio d’Europa, richiedono un rafforzamento della cooperazione tra Nazioni unite e Consiglio d’Europa”
L’obiettivo dichiarato era
“ripristinare rapidamente e mantenere pace e sicurezza basate sul rispetto della sovranità, dell’integrità territoriale e indipendenza politica di qualsiasi Stato, garantire il rispetto dei diritti umani e il diritto umanitario internazionale durante le ostilità, fornire assistenza alle vittime e assicurare alla giustizia tutti i responsabili delle violazioni del diritto internazionale”
A questo punto Cina e India votano la risoluzione, ma si astengono (dato spesso non riportato ma essenziale) su un punto precedente: l’esplicito monito a condannare “l’aggressione da parte della Federazione Russa contro l’Ucraina“.
La votazione diventa una sorta di ondivaga petizione di principio, l’equivalente “della mezza condanna” (e da molti ritenuta assai insincera) di Trump ai rivoltosi di Capitol Hill, il momento in cui egli cercò di smarcarsi dichiarando che sì, la violenza è cattiva e condannabile ma c’erano tutta una serie di ma blandire i suoi supporters.
“La posizione della Cina non è cambiata”
Ha dichiarato più tardi il governo di Pechino.
Insomma: “Certo, la violenza è cattiva, abbasso la guerra ma io nomi e cognomi non li faccio, ecco!”
Cosa potrà mai significare?
Secondo lo storico britannico Sergey Radchenko, è un modo per ribadire allo Zar che in questa vicinanza quasi alleanza tra Russia e Cina “la Russia ha una leva negoziale minima, e dovrà accontentarsi di inghiottire ogni boccone dato dalla Cina”.
Nelle aspirazioni dello Zar, la Russia ha fantasie Imperiali/Sovietiche e sogna di poter tornare leader di un “Nuovo Ordine Mondiale” (non a caso usando le parole della comunità complottista spesso eccitata dai filorussi), ponendosi alla testa di un nuovo “Neo Blocco Sovietico”, o quantomeno una versione dei BRICS in salsa Anti-Occidentale e funzione anti-NATO che veda la Russia come centro focale dell’asse.
Se non una nuova Guerra Fredda col blocco NATO e il Blocco Sovietico che tornano ad essere le due potenze egemoni e il Blocco “Neo-Sovietico” che finalmente si vendica cancellando l’egemonia Americana, quasi.
La Cina fa capire alla Russia che non ha intenzione di assecondare tutto questo e soprattutto in caso di creazione di un nuovo blocco egemone sarà la Russia il vassallo della Cina e non viceversa.
Le sanzioni imposte alla Russia hanno infatti spinto la stessa a dipendere commercialmente sempre più da Pechino. Pechino che ha tutto interesse a continuare ad avere rapporti economici con l’Occidente senza arrivare al “muro contro muro” richiesto dal Cremlino.
Il che non significa una posizione filo-Occidentale della Cina, anzi il festeggiare prematuro potrebbe “sclerotizzare” le posizioni cinesi e indiane in una posizione filo-BRICS.
Ma significa che il ruolo che la Cina vuole ritagliarsi al momento è quello di negoziatore se non “super partes” quantomeno abbastanza imparziale da continuare a giocare sia sul tavolo Occidentale che su quello dei BRICS e cementare un futuro da portavoce.
Uno in cui la Russia pagherà il supporto della Cina col vassallaggio politico ed economico, cancellando il sogno dell’Egemonia URSS per sostituirlo con dei BRICS a trazione Cinese pronti a scrivere l’agenda per la Russia.
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