L’ok del Vaticano sul vaccino anti Covid e la disinformazione sui feti abortiti
I nostri lettori ci chiedono di verificare le notizie sull’ok del Vaticano sul vaccino anti Covid. Il riscontro è presente su tutte le testate nazionali. A far discutere, più che altro, è l’espressione “moralmente accettabile” indirizzata alla presenza di cellule di “feti abortiti” che il Vaticano ha affermato di accettare in mancanza di altre chance. I vaccini, dunque, contengono cellule di feti abortiti? L’argomento ritorna ogni volta in cui si parla di vaccinazioni e soprattutto viene sbandierato specialmente dai convinti antivaccinisti per creare il caos e veicolarlo nei canali social. Facciamo chiarezza.
Un articolo di Wired riporta il link alla nota originale pubblicata dalla Congregazione Vaticana per la dottrina della fede. Ecco l’indirizzo. Il testo è molto lungo, ma possiamo riportare i passaggi che interessano la nostra analisi.
Poiché sono già a disposizione, per la distribuzione in diversi Paesi e la relativa somministrazione, i primi vaccini contro il Covid-19, questa Congregazione vuole offrire alcune indicazioni per un chiarimento in materia. Non si intende giudicare la sicurezza ed efficacia di questi vaccini, pur eticamente rilevanti e necessarie, la cui valutazione è di competenza dei ricercatori biomedici e delle agenzie per i farmaci, ma soltanto riflettere sull’aspetto morale dell’uso di quei vaccini contro il Covid-19 che sono stati sviluppati con linee cellulari provenienti da tessuti ottenuti da due feti abortiti non spontaneamente.
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In questo senso, quando non sono disponibili vaccini contro il Covid-19 eticamente ineccepibili (ad esempio in Paesi dove non vengono messi a disposizione dei medici e dei pazienti vaccini senza problemi etici, o in cui la loro distribuzione è più difficile a causa di particolari condizioni di conservazione e trasporto, o quando si distribuiscono vari tipi di vaccino nello stesso Paese ma, da parte delle autorità sanitarie, non si permette ai cittadini la scelta del vaccino da farsi inoculare) è moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid-19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione.
In poche parole il Vaticano, nella persona e con il consenso di Papa Francesco, considera “moralmente accettabile” la somministrazione di vaccini anti Covid-19 con “linee cellulari provenienti da feti abortiti” laddove non fosse possibile ricorrere ad altri rimedi. Dunque i vaccini contengono feti abortiti? Approfondiamo l’argomento con il conforto delle fonti provenienti dal mondo scientifico.
I no vax che non hanno basi e ricorrono a bufale e terrore
La comunità scientifica è d’accordo sul fatto che il linguaggio usato dai no vax per delegittimare l’importanza e l’utilità dei vaccini è quello del terrore. Ai dati oggettivi, infatti, gli antivaccinisti uniscono le bufale per cercare forza e consenso. I colleghi di Butac in questo articolo del giugno 2020, per esempio, smentivano la bufala messa in rete da una donna che diceva di abortire periodicamente per ricevere in cambio denaro dagli scienziati. “I miei figli servono per creare i vaccini”, scriveva. Nel raccontare questa bufala – copiata e incollata da altri post – l’autrice del post citava Stefano Montanari, un personaggio ben noto al nostro archivio.
Feti abortiti e disinformazione
Entriamo nel vivo: i vaccini contengono cellule di feti abortiti? No, ovviamente, e anche attraverso i canali social (vedasi Io Vaccino e Medbunker) gli scienziati hanno fatto chiarezza, soprattutto con un grande repulisti del linguaggio usato dagli antivaccinisti per terrorizzare le loro community. Il problema, prima di tutto, è il linguaggio usato: “feti abortiti” dunque “cellule umane” per fare i vaccini sa tanto di scoop ma così non è. Da quando esiste la scienza il corpo umano è uno oggetto di studio della scienza, e senza lo studio dei chirurghi sui cadaveri e senza le trasfusioni sicuramente la medicina non sarebbe stata in grado di progredire.
Non lo diciamo noi di Bufale.net: tale verità è sotto gli occhi di tutti, anche di coloro (come noi) che non hanno mai conseguito una laurea in Medicina. Per questo gli scienziati intervengono e pubblicano la verità sulla storia delle cellule dei feti abortiti presenti nei vaccini. Era il 2017 quando MedBunker pubblicava questo articolo nel pieno delle polemiche no vax con teorie complottiste sulla correlazione tra vaccini e autismo.
MedBunker, in particolare, parte dalle basi per ricordarci la definizione di virus. Per chi vuole servirsi dei canali più mainstream troviamo la definizione anche su Wikipedia:
Il virus (dal latino vīrus, “veleno”) è un’entità biologica con caratteristiche di parassita obbligato, in quanto si replica esclusivamente all’interno delle cellule degli organismi.
Cosa significa? MedBunker scrive:
I virus (per chi non lo sapesse) non sono cellule normali, non sono come i batteri, per “vivere” e riprodursi devono entrare (proprio entrare, dentro) in una cellula vivente. Per questo sono pericolosissimi, riproducendosi distruggono le cellule che li hanno ospitati. Chi deve studiare o produrre virus a scopi medici deve quindi tenerne conto.
Cosa significa? Presto detto: per studiare il virus e dunque combatterlo gli scienziati hanno bisogno di cellule viventi sulle quali condurre la ricerca. In particolare, i vaccini che interessano la nostra analisi sono quelli comunemente noti come “a virus attenuati” che richiedono la coltivazione di virus in cellule umane. Una volta trascorso questo passaggio non ci sarà più bisogno di cellule umane e tutto il resto avverrà secondo procedimenti farmaceutici che ci porteranno alla produzione del farmaco.
Nel punto 5 di questo post pubblicato da Io Vaccino leggiamo:
Alcune delle cellule usate per allestire colture umane su cui coltivare virus provengono da aborti terapeutici fatti negli anni ’60. In quel periodo, mantenere colture cellulari non era proprio una cosa banale e richiedeva una grandissima competenza. In particolare, nel 1962 alcune cellule derivate da tessuto polmonare sono state coltivate al Wistar Institute di Filadelfia e lì denominate WI-38. In Inghilterra, nel 1966, cellule polmonari provenienti da un altro feto sono state coltivate presso il Medical Reseach Council di Wiltshire e chiamate MRC-5. In entrambi i casi le cellule coltivate erano quelle che formano il tessuto connettivo, cioè i fibroblasti. Questi fibroblasti sono quindi diventati due linee cellulari “continue”, capaci di moltiplicarsi indefinitamente, e lo fanno benissimo anche oggi, a oltre 50 anni di distanza. Ci sono poche altre linee prodotte negli anni seguenti allo stesso modo, ma queste due sono le più usate. “In vitro” le linee non formano alcun tessuto, ma crescono semplicemente l’una vicino all’altra finché c’è spazio e nutrimento (entrambi forniti dal ricercatore) per tutti.
Ah! Quindi sì, ci sono feti abortiti!
No! I vaccini che oggi sono in commercio contengono cellule discendenti da quelle cellule degli anni ’60, tutt’altro che feti abortiti. Reuters è intervenuto il mese scorso per ribadire il concetto e riportarlo all’attenzione dei no-vax: lo studio sui feti abortiti degli anni ’60 faceva parte di una fase preclinica e oggi di quei feti abortiti non esiste traccia nei vaccini in quanto si tratta di cellule discendenti, ancora una volta.
Soprattutto: “Il vaccino passa attraverso un processo di purificazione prima della consegna e queste cellule non costituiscono un componente del vaccino”. È importante sottolineare che i feti non erano stati sacrificati in nome della scienza e anzi, il National Catholic Bioethic Center (ad evidente trazione cattolica) smentisce i no vax e lo stesso Vaticano in queste FAQ in cui raccoglie i dubbi del pubblico sulla presenza di feti abortiti nei vaccini.
Le cellule discendenti sono il mezzo in cui vengono preparati questi vaccini. Due delle prime e più note linee cellulari, WI-38 e MRC-5, furono avviate utilizzando cellule prelevate da uno o più feti abortiti anni fa. Da quel momento le linee cellulari sono cresciute indipendentemente. È importante notare che le cellule discendenti non sono le cellule del bambino abortito.
Appurato che i vaccini che oggi conosciamo non contengano feti abortiti ma cellule discendenti da quelle originarie (fissiamo il concetto, è importante), torniamo a MedBunker e concludiamo questa rimessa in carreggiata della corretta informazione, distorta dall’infodemia e anche da una certa stampa. Chi contesta l’impiego di cellule umane nella Medicina può rinunciare completamente alla medicina moderna.
È un fatto, per esempio, che nel sangue usato per le trasfusioni ci sia una certa quantità di cellule umane e di DNA, ma nessuno crea il titolo o il post scandalistico: “Corpi umani nel sangue delle trasfusioni”. La storia dei feti abortiti nei vaccini è fortemente condizionato, inevitabilmente, anche dall’ideologia antiabortista che fa parte di un discorso più complicato.
Il problema sta tutto nel linguaggio usato: il Vaticano dà l’ok al vaccino anti Covid considerando moralmente accettabile l’impiego di una soluzione che contenga anche i feti abortiti, ma cade in errore e aggiunge combustibile a un dibattito che ha già le sue risposte.
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