Le notizie sul lockdown incostituzionale in Spagna, su sentenza del Tribunale Costituzionale spagnolo (equivalente alla nostra Corte Costituzionale, per intenderci), sono note già dalla metà di luglio. Oggi alcuni utenti stanno condividendo un meme che lascia intendere che la sentenza sia attuale, mettendola a confronto con la realtà italiana: “Eh ma siamo in Spagna, mica in Italia”. La notizia è vera, perché realmente una sentenza ha dichiarato incostituzionale il lockdown adottato dalla Spagna a partire dal marzo 2020, ma chi condivide il post ignora alcuni dettagli.
E in Spagna succede anche questo. La Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale il primo lockdown in Spagna e ora il Governo deve restituire ai propri cittadini tutte le multe incassate in quel periodo per violazione del lockdown stesso. Eh ma siamo in Spagna mica in Italia.
Semplificazioni, queste, che come al solito mirano al like e allo share facili anziché all’informazione. Andiamo con ordine.
Il 14 luglio 2020 la stampa nazionale spagnola (El Pais, fra tutte le testate) ha riportato la sentenza del Tribunale Costituzionale secondo la quale il lockdown dichiarato il 14 marzo 2020 da Pedro Sanchesz risulta incostituzionale.
Il Tribunale ha preso la decisione dopo due consultazioni e 15 ore di camera di consiglio. Il dibattito si è aperto a seguito di un ricorso presentato da Santiago Abascal del partito di estrema destra Vox, che faceva notare che il Governo non aveva dichiarato uno “stato di emergenza” ma uno “stato di allarme”, uno strumento giuridico che conferisce all’esecutivo poteri speciali che consentono anche di ordinare limitazioni. Secondo Vox, dunque, il Governo avrebbe dovuto ricorrere allo stato di emergenza che richiedeva una previa approvazione da parte del Parlamento.
La sentenza del Tribunale Costituzionale ha dunque disposto l’incostituzionalità del primo lockdown in Spagna, annullando 3 punti del decreto varato dal Governo il 14 marzo 2020. Più precisamente, si è trattato dei commi 1, 3 e 5 dell’articolo 7. Il comma 1 limitava gli spostamenti dei cittadini lungo le strade pubbliche se non per motivi di estrema necessità; il comma 3 era rivolto alla circolazione dei veicoli, che veniva limitata alle necessità di cui sopra; il comma 5 stabiliva la chiusura delle strade da parte delle autorità per motivi di sicurezza. A questo indirizzo troviamo il decreto incriminato.
La sentenza ha dunque annullato i commi 1, 3 e 5 dell’articolo 7 e ha stabilito (qui un articolo riassuntivo pubblicato da Il Post) che tutte le sanzioni emesse durante il lockdown dovranno essere rimborsate.
Le notizie arrivate dalla Spagna durante l’estate 2021 hanno stuzzicato tutti i cittadini convinti dell’incostituzionalità anche del lockdown applicato in Italia. Tuttavia, i DPCM emanati in Italia in tempi di pandemia sono stati dichiarati conformi al disegno costituzionale da una sentenza della Corte Costituzionale, la numero 37/2021 rintracciabile sul sito istituzionale. Perché? La Corte Costituzionale si piega all’ingiustizia?
Certo che no. Chi continua a gridare all’incostituzionalità dei DPCM emanati in Italia, creando parallelismi con la Spagna (che ha, ovviamente, una Costituzione diversa da quella italiana), fa confusione con i decreti legge. In questo articolo esplicativo di Diritto.it leggiamo che mentre i DPCM, emanati in situazioni di emergenza, non coinvolgono il Parlamento, i decreti legge devono essere convertiti in legge dal Parlamento entro 60 giorni.
La dottoressa Giuditta Brunelli scrive nel suo Sistema delle fonti e ruolo del Parlamento, che nel 2020 è stata decisa la parlamentarizzazione dei DPCM (qui il testo sulla Gazzetta Ufficiale), ovvero una disposizione secondo la quale i DPCM avrebbero avuto, da quel momento, l’approvazione delle due Camere. Lo spiega in maniera esaustiva questo articolo del Sole 24 Ore.
Parliamo di “acchiappalike” perché, pur essendo attendibile il riferimento al lockdown incostituzionale in Spagna, nel meme che ci segnalano esiste un collegamento forzato e semplificativo con la situazione in Italia che, come abbiamo visto e come dimostrano i fatti, risulta differente. In alcuni casi, un singolo episodio veniva riportato come una prova dell’incostituzionalità dei DPCM, ma i documenti ufficiali dimostravano il contrario.
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